1. Mt 1,18-24 – 08/03/2023
  1. Il testo

18La genesi di Gesù Cristo così era. Essendo sua madre Maria promessa sposa di Giuseppe, prima di convenire essi insieme, fu trovata di avere nel ventre dallo Spirito Santo. 19Giuseppe, il suo uomo, essendo giusto e non volendo esporla, decise di scioglierla in segreto.

20Avendo in animo queste cose, ecco un angelo del Signore nel sogno gli apparve dicendo: «Giuseppe, figlio di Davide, non avere paura di accogliere Maria come tua donna. Quello che infatti è in lei è generato dallo Spirito santo. 21Genererà un figlio e chiamerai il suo nome Gesù. Egli infatti salverà il suo popolo dai loro peccati. 22Tutto questo accadde affinché fosse compiuto il detto dal Signore per mezzo del profeta che dice: “Ecco la vergine avrà nel ventre e genererà un figlio, e chiameranno il suo nome Emmanuele, che è è interpretato: con noi [è] il Dio”.

24Sollevatosi Giuseppe dal sonno fece come gli comandò l’angelo del Signore e accolse la sua donna, 25 e non la conobbe fino a quando partorì un figlio e chiamò il suo nome Gesù».

  • Il messaggio

18La genesi di Gesù Cristo così era. Essendo sua madre Maria promessa sposa di Giuseppe, prima di convenire essi insieme, fu trovata di avere nel ventre dallo Spirito Santo. La situazione è estremamente problematica. Se Luca sottolinea la dimensione del sì di Maria (Lc 1, 26-38 http://www.lectiodivinasannicola.it/lc-126-38/2/) e del suo dialogo con Dio, Matteo, invece, mette subito in luce la situazione problematica in cui viene a trovarsi Maria, una situazione irregolare a tutti gli effetti. Infatti, a quel tempo, essere promessa sposa doveva essere coronato con la convivenza. Giuseppe, essendo uomo giusto, vorrebbe sciogliere questo legame in segreto.

19Giuseppe, il suo uomo, essendo giusto e non volendo esporla, decise di scioglierla in segreto. Giuseppe non vuole denunciare Maria ed esporla ad una punizione, in quanto infedele, perché giusto.E allo stesso tempo non vuole avere a che fare con il peccato come offesa a Dio. Non vuole entrare in una collaborazione con il peccato. Il Giusto, infatti, è colui che non commette peccato. Egli, non sapendo ancora nulla, si trova nella condizione di non voler offendere Dio: non può sposare Maria, ma non vuole allo stesso tempo che Maria venga lapidata. Questo ci pone dinnanzi l’importanza del rapporto di ciascuno con il peccato, dal punto di vista della co-responsabilità.

20Avendo in animo queste cose, ecco un angelo del Signore nel sogno gli apparve dicendo: «Giuseppe, figlio di Davide, non avere paura di accogliere Maria come tua donna. Quello che infatti è in lei è generato dallo Spirito santo.

Il sonno nel racconto biblico è un modo di interazione con Dio che è al limite con le relazioni con questo mondo, è una categoria per spiegare al mondo un modo di parlare di Dio al mondo e all’uomo. Anche nelle forme estatiche, c’è un essere fuori di sé (dal greco, ek-ìstemi) per cui si appare assenti, ma in realtà c’è una visione. La paura di cui si parla è la paura di offendere Dio. Giuseppe teme, essendo uomo giusto, che la sua accoglienza di Maria, alla quale sicuramente vuole bene, possa offendere Dio. Teme di accogliere il peccato. Questo pone l’accento sui nostri rapporti con gli altri e il peccato. Accogliere la persona non significa accogliere il peccato. Il Signore, quando si avvicina e mangia, ad esempio, con i peccatori, non accetta mai il peccato.

Quello che infatti è in lei è generato dallo Spirito santo. 21Genererà un figlio e chiamerai il suo nome Gesù. Egli infatti salverà il suo popolo dai loro peccati. Quello che viene raccontato è straordinario, Maria genera per opera dello Spirito Santo. C’è un evento nella storia di Maria che è del tutto inusuale. Maria è definita Vergine sempre, sia prima che dopo il parto. Questo ci fa entrare nel modo di fare di Dio. Per spezzare la catena del peccato, c’è bisogno di un evento che sia estraneo al peccato; il nome Gesù significa «Dio salva». Egli entra nella vita dell’uomo, prende la forma dell’uomo, ma non ha nessun rapporto e relazione con il peccato. La straordinarietà di questo evento, serve per fare in modo che l’uomo esca dal giogo del peccato. Tutto il brano gioca nella relazione di accoglienza dell’uomo, ma di allontanamento dal peccato. Per salvare dal peccato, c’è bisogno di una realtà che entra nella natura umana, ma non ha nessuna relazione con il peccato, ci vuole dunque un miracolo, un intervento straordinario nella storia, fuori dall’ordine naturale.

Per questo la Chiesa stessa non soltanto ha conservato e custodito la perpetua verginità di Maria, ma ha anche detto la Sua Immacolata Concezione. Non basta infatti dire che Dio entra nella storia evitando il rapporto coniugale; ma c’è da dire che la Vergine Maria, che rimane vergine prima, durante e dopo il parto, e per tutta la Sua esistenza è la Beata Vergine Maria, è preservata prima della Sua nascita, Ella stessa, dal peccato originale. Questo dogma dell’Immacolata Concezione viene proclamato nel 1854, ma la storia della Chiesa è su questo piuttosto lineare, in quanto la storia di Maria arriva dagli Apocrifi, dal Protovangelo di Giacomo, dal quale si prendono i nomi dei genitori di Maria. La Chiesa non ha mai accolto questo protovangelo, ma ne ha accolto le tradizioni.

22Tutto questo accadde affinché fosse compiuto il detto dal Signore per mezzo del profeta che dice: “Ecco la vergine avrà nel ventre e genererà un figlio, e chiameranno il suo nome Emmanuele, che è è interpretato: con noi [è] il Dio”. La Vergine che genera è un miracolo, è un segno prodigioso. Quindi l’azione straordinaria di Dio nella storia serve per fare in modo che Dio salvi l’uomo dai propri peccati. Gesù salva essendo Dio con noi, venendo ad abitare insieme a Noi. Bisogna accogliere il Regno di Dio, non soltanto a parole. Sapendo comunque il Regno di Dio, si corre il rischio di vivere in maniera disinteressata rispetto al primo.

24Sollevatosi Giuseppe dal sonno fece come gli comandò l’angelo del Signore e accolse la sua donna, 25 e non la conobbe fino a quando partorì un figlio e chiamò il suo nome Gesù». Accogliere Maria significa accogliere la volontà di Dio. E in questo Matteo è molto più concreto di Luca. Attraverso la Parola, Maria resta incinta. In questo caso accogliere la volontà di Dio è accogliere Maria in quella situazione di “irregolarità” e farsene carico. Analogamente, quando accogliamo la presenza di Dio, e Dio ci chiede cose faticose, una vita inconsueta, cioè una vita che viaggia su binari diversi, a volte accogliere questa volontà significa viaggiare ed accettare binari diversi. Noi non accoglieremo mai Gesù, se temiamo che la nostra vita possa essere travolta, modificata dalla Sua presenza. Dovremmo piuttosto, come Giuseppe, accogliere situazioni per noi “scomode”, che modificano le nostre comodità.

  • Alcune domande per riflettere
  • [La mia fede] Dio entra nella storia dell’uomo per salvare l’uomo, ma senza accettare la dinamica del peccato, rispetto alla quale si sottrae fin dalla nascita. Quanto sono consapevole che per «salvare» una situazione ho bisogno della vicinanza a Dio? Quanto comprendo che per superare una situazione di peccato bisogna spezzare ogni vincolo con essa?
  • [Gli altri] Giuseppe teme di prendere Maria come sposa per non compromettersi con una situazione di peccato. Ma è anche misericordioso con lei, volendola licenziare in segreto. Quanto offendere Dio diventa per me un timore? Qual’è per me la relazione tra la vicinanza al prossimo e la fedeltà a Dio? Quanto amare il prossimo per me significa anche essere coinvolto nel suo peccato? Quanto nella relazione di prossimità con l’altro Dio (e la sua legge) rimane al primo posto?
  • [La prassi] L’azione di Dio sconvolge sempre la consuetudine umana. Lo fa con Maria, in una condizione di pericolo/ambiguità e con Giuseppe che è chiamato ad accettarla e farsene carico. Lo fa anche adesso come Dio-con-noi nel presente. Tuttavia essa va anche accolta. Quanto sono disposto ad accogliere l’azione di Dio nella mia vita? Quanto sono disposto a lasciarmi cambiare – talvolta anche stravolgere – l’esistenza? Preferirei una vita tranquilla a “distanza di sicurezza” da Dio o una vita “vicina” al Signore, accettandone il cammino anche inconsueto?