3) Lc 1, 26-38 – 02/10/2019

1. Il testo

26 Nel sesto mese l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea di nome Nazareth, 27a una vergine promessa sposa a un uomo di nome Giuseppe della casa di Davide. Il nome della vergine [era] Maria. 28Ed entrato da lei disse: «Gioisci, piena di grazia, il Signore [è] con te. 29Ella fu scossa a questa parola e si chiedeva che tipo di saluto fosse questo. 30E disse l’angelo a lei: «Non avere paura, Maria, hai trovato infatti grazia presso Dio, 31ed ecco concepirai nel ventre e partorirai un figlio e chiamerai il suo nome Gesù. 32Questi sarà grande e sarà chiamato figlio dell’Altissimo e il Signore Dio darà a lui il trono di Davide suo padre, 33 e regnerà sulla casa di Giacobbe per i secoli e il suo regno non avrà fine». 34Disse Maria all’angelo: «Come sarà ciò, poiché non conosco uomo?» 35E rispondendo l’angelo disse: «Lo Spirito santo verrà su di te e la potenza dell’Altissimo ti farà ombra, perciò anche colui che nascerà [sarà] santo e sarà chiamato figlio di Dio. 36ed ecco Elisabetta, la tua parente, anche lei ha concepito un figlio nella sua vecchiaia e questo è il sesto mese per lei, chiamata sterile, 37poiché non è impossibile presso Dio nessuna parola». 38Disse Maria: «Ecco la serva del Signore, avvenga a me secondo la sua parola». E l’angelo partì da lei.

2. Il messaggio

                26 Nel sesto mese l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea di nome Nazareth, 27a una vergine promessa sposa a un uomo di nome Giuseppe della casa di Davide. Il nome della vergine [era] Maria. Si tratta di un brano molto letto  e commentato, e questo non aiuta, anche se la traduzione letterale giova molto. Luca segna cronologicamente il tempo dell’annuncio, le due annunciazioni avvengono a distanza di sei mesi, sempre Gabriele, sempre mandato da Dio, in questo caso in una città non importante, a una vergine promessa sposa a un uomo della casa di Davide, di nome Maria. Si tratta di due persone sconosciute, come nel brano precedente, delle quali si dice proprio l’essenziale; di Giuseppe nella Bibbia è scritto che è della casa di Davide e questo è molto significativo perché si dice che dalla casa di Davide nascerà il Messia.

                28Ed entrato da lei disse: «Gioisci, piena di grazia, il Signore [è] con te. “Gioisci (chaire)” è un saluto, in latino tradotto con “Ave”, significa “Salve, ciao”, ed ha il valore di “Sii contenta, rallegrati, gioisci”. Maria è chiamata a gioire perché piena di grazia, e noi possiamo chiederci se lei se ne è accorta. L’angelo viene a dirle che è ricolma di grazia, termine che in greco si dice charis, da cui “carisma, dono”, in latino “gratia”, una realtà gratuita, “gratis”, che non si merita. L’angelo dice a Maria che il Signore ha posato su di lei il suo sguardo, che l’ha ricolmata dei suoi doni con la sua presenza.

                29Ella fu scossa a questa parola e si chiedeva che tipo di saluto fosse questo. La reazione di Maria è la stessa che ha Zaccaria, viene scossa, turbata (il verbo è lo stesso ed è la reazione dell’uomo alla presenza di Dio) e si chiede che tipo di saluto sia. In effetti un saluto così non è mai accaduto nel Vecchio Testamento, un saluto così non c’è mai stato nella storia del popolo ebraico, Maria non riesce a decodificarlo perché non esistono precedenti. Questa grande grazia di cui lei è stata fatta oggetto è una cosa senza precedenti.

                30E disse l’angelo a lei: «Non avere paura, Maria, hai trovato infatti grazia presso Dio. Anche il “non avere paura” è identico all’episodio di Zaccaria, e la paura è insita nell’uomo che si confronta con Dio dopo il peccato, anche se sappiamo che Maria è nata senza il peccato originale (Immacolata Concezione). Ritorna la parola grazia e l’angelo spiega in cosa consiste la grazia fatta a Maria.

                31ed ecco concepirai nel ventre e partorirai un figlio e chiamerai il suo nome Gesù. 32Questi sarà grande e sarà chiamato figlio dell’Altissimo e il Signore Dio darà a lui il trono di Davide suo padre, 33 e regnerà sulla casa di Giacobbe per i secoli e il suo regno non avrà fine. Questo è il modo in cui Dio entra nella vita di Maria in una dimensione di grazia: Dio non entra mai nella nostra vita solo per noi, il dono non è solo per Maria, è per tutto il popolo, così come Giovanni Battista non è un dono solo per Zaccaria ed Elisabetta, è un figlio per tutti, così come lo è Gesù (Cfr Is 9, 5: «Ci è stato dato un figlio»). Dio fa grazia ad un’anima per fare grazia a tutti, sceglie una persona perché molti ne possano beneficiare. I connotati dell’annuncio sono simi a quelli fatti a Zaccaria, la differenza è nei vv. 32-33, dove si può leggere una vera e propria promessa di Dio, il compimento della promessa che viene fatta al re Davide. Se Giovanni Battista sarà grande per preparare il popolo, Gesù sarà grande per regnare: si tratta di una promessa per il popolo di Israele.

                34Disse Maria all’angelo: «Come sarà ciò, poiché non conosco uomo?» A questa promessa, a questa parola di Dio deve seguire una accoglienza, affinché Egli possa incarnarsi. Dio dà sempre una parola, ma la realizzazione di questa Parola passa sempre per la collaborazione dell’uomo. La Parola deve essere accolta da Maria, che però dice: «Come sarà ciò, poiché non conosco uomo?», diversamente da Zaccaria che si chiede «Come conoscerò, come farò esperienza» L(Lc 1, 18), manifestando un dubbio. Maria si sta chiedendo invece «Come avverrà». In altri termini, mentre Zaccaria si chiede come qualcosa sarà possibile mettendo in dubbio la potenza di Dio, Maria si chiede come si compirà questa cosa, come deve fare. Se Zaccaria ed Elisabetta sanno che fare una volta tornati a casa, Maria non conosce uomo, non ha marito e non sa cosa fare.

                35E rispondendo l’angelo disse: «Lo Spirito santo verrà su di te e la potenza dell’Altissimo ti farà ombra, perciò anche colui che nascerà [sarà] santo e sarà chiamato figlio di Dio. Il concetto di ombra, di coprire diventa la risposta al come Maria vivrà il suo “sì” in termini della gravidanza. L’espressione di Luca è molto delicata, egli utilizza un’espressione biblica per spiegare la modalità divina del concepimento di Maria. E’ un’azione che richiama l’Antico Testamento, il Popolo che cammina nel deserto coperto da una nube. Poi l’angelo spiega dicendo che Gesù sarà santo perché è lo Spirito che agisce.

                36ed ecco Elisabetta, la tua parente, anche lei ha concepito un figlio nella sua vecchiaia e questo è il sesto mese per lei, chiamata sterile, 37poiché non è impossibile presso Dio nessuna parola». Questa è la seconda parte della risposta dell’angelo. Potrebbe sembrare che Gabriele faccia riferimento ad Elisabetta per rassicurare Maria, ma non è così, perché si fa esperienza del segno dopo il “sì”. Il v. 37 è molto significativo perché esprime il fatto che l’azione di Dio si realizza mediate la Parola, secondo la concezione biblica di Dio che parla e crea il Cielo, la Terra. La traslitterazione rende meglio perché non è solo «Nulla è impossibile a Dio», ma «Nessuna parola è impossibile a Dio»: capiamo che se Dio agisce per mezzo della Parola, allora la Parola è lo strumento per mezzo del quale noi scopriamo l’azione di Dio nella nostra vita e nella storia, non è possibile prescindere dalla conoscenza della Parola di Dio per conoscere il Signore e la Sua azione e questo sia a livello della storia, sia a livello della nostra esistenza. Ogni parola della Sacra Scrittura è rivolta a ciascuno di noi. S. Girolamo dice che la Scrittura è una lettera di Dio agli uomini e quindi ogni Parola che ascoltiamo riguarda la nostra vita, parla a noi (come dice S. Paolo nella lettera ai Corinzi, cap. 10: «Queste parole furono scritte a mo’ di esempio per noi», infatti lui traduce tutte le parole della Sacra Scrittura per le comunità).

   38Disse Maria: «Ecco la serva del Signore, avvenga a me secondo la sua parola». E l’angelo partì da lei. Queste ultime parole di Maria ricordano molto l’Eucarestia. Infatti, al momento della consacrazione, il celebrante, che ha una conformazione particolare a Gesù, pronuncia delle parole sul pane e sul vino, e il pane e il vino “obbediscono” trasformandosi nel corpo e nel sangue di Cristo, cioè non oppongono nessuna resistenza alla Sua parola. Sempre nella preghiera eucaristica, il sacerdote pronuncia una seconda invocazione allo Spirito dicendo: «lo Spirito Santo ci riunisca in un sol corpo»; qui si riferisce a tutti i presenti, consacra i presenti perché siano trasformati in corpo di Cristo, in Gesù. Noi, con la nostra libertà possiamo dire “sì” o “no” a questo. Maria ha una perfetta risposta di fronte alla parola di Dio. Lei riceve una parola dal Signore, e dice «Avvenga a me secondo la tua Parola», cioè chiede che la sua vita sia trasformata secondo la Parola di Dio. Maria con la sua risposta dà la più piena e più perfetta risposta umana alla Parola di Dio che la chiama a compiere qualcosa nella sua vita. Ciò significa essere servo, cioè colui che ascolta e mette pienamente in pratica la Parola. Tutte le volte, invece, che noi diciamo “sì” al Signore, ma gli poniamo dei “però”, dei “ma”, dei limiti, non accogliamo la sua Parola. Maria invece si lascia stravolgere la vita dalla Parola di Dio.