Prima Lettera ai Corinzi di Paolo apostolo

1) 1Cor 1-2 (18/09/2021)

Il testo

                1,1Paolo, chiamato [a essere] apostolo di Cristo Gesù mediante la volontà di Dio, e Sostene, il fratello, 2alla Chiesa di Dio che è in Corinto, a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, chiamati [a essere] santi, insieme a tutti coloro che invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo in ogni luogo, [Signore] loro e nostro: 3grazia a voi e pace da Dio, padre nostro e [dal] Signore Gesù Cristo.

                4Ringrazio il mio Dio sempre riguardo a voi per la carità di Dio data a voi in Cristo Gesù, 5poiché in lui siete stati arricchiti con ogni [dono], con ogni parola e conoscenza, 6secondo la testimonianza di Gesù che è stata resa salda in voi, cosicché voi non mancate di nessun carisma, voi che aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo. 8Il quale anche vi rinsalderà fino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù [Cristo]. 9Fedele [è] Dio, per mezzo del quale siete chiamati alla comunione del figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro.

                10Vi esorto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, che diciate tutti la stessa cosa e non vi siano tra voi scismi, ma siate disposti nello stesso pensiero e nella stessa comprensione. 11Mi è stato segnalato infatti riguardo a voi, fratelli, miei, da Cloe, che tra voi vi sono contese. 12Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: “io sono di Paolo”, “io di Apollo”, “io di Cefa”, “io di Cristo”.

                13È stato diviso Cristo? Forse Paolo è stato crocifisso per voi? O nel nome di Paolo siete stati battezzati? 14Ringrazio [Dio] che nessuno di voi ho battezzato se non Crispo e Gaio, 15cosicché qualcuno non dica che siete stati battezzati nel mio nome. 16Ho battezzato anche la famiglia di Stefana, ma degli altri non so se abbia battezzato qualcuno. 17Non infatti Cristo mi ha mandato battezzare ma ad annunciare il vangelo, non con sapienza di parola, cosìcché non venga svuotata la croce di Cristo.

                18La parola, infatti, della croce è follia per quelli che vanno in perdizione, ma per coloro che si salvano, per noi, è potenza di Dio. 19È scritto infatti: distruggerò la sapienza dei sapienti e respingerò l’intelligenza degli intelligenti [Is 29,14].

                20Dove [è] il sapiente? Dove il dotto? Dove il ragionatore di questo mondo? Non ha forse Dio reso folle la sapienza del mondo?21Poiché infatti nella sapienza di Dio, il mondo non ha conosciuto Dio mediante la [propria] sapienza. È piaciuto a Dio mediante la follia della predicazione di salvare quelli che credono. 22E mentre i Giudei chiedono i segni e i Greci cercano la sapienza, 23 noi annunciamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei e follia per i gentili. 25Poiché la follia di Dio è più sapiente degli uomini e la debolezza di Dio è più forte degli uomini.

                26Guardate infatti la vostra chiamata, fratelli: non [vi sono tra voi] molti sapienti secondo [la] carne, non molti potenti, non molti nobili. 27Ma Dio ha scelto ciò che del mondo è folle per confondere i sapienti, 28e Dio ha scelto ciò che del mondo è debole per confondere i forti, e Dio ha scelto ciò che del mondo è insignificante e disprezzato, ciò che non è, per rendere inutile ciò che è, poiché nessuna carne possa vantarsi davanti a Dio. 30Da lui voi siete in Cristo Gesù il quale è diventato – mediante Dio – sapienza, giustizia e santificazione e redenzione, 31affinché come è scritto: chi si vanta si vanti nel Signore [Ger 22,23].

[2,1]Anch’io venuto verso di voi, o fratelli, giunsi non annunciando il mistero di Dio con autorità di parola o sapienza. [2]Non infatti giudicai cosa sapere tra voi se non Gesù Cristo e questi crocifisso. [3]E io con debolezza e con paura e con molta trepidazione sono diventato verso di voi, 4e la mia parola e il mio annuncio non [fu] con persuasive [parole] di sapienza, ma nella dimostrazione dello spirito e della potenza, 5affinché la vostra fede non fosse nella sapienza di uomini ma nella potenza di Dio.

6Di una sapienza parliamo tra i perfetti, sapienza non di questo secolo, né dei principi dominatori di questo mondo. 7Ma parliamo di una sapienza di Dio, che è stata nascosta nel mistero, che Dio ha preordinato prima dei secoli per la nostra gloria, la quale nessuno dei principi di questo mondo ha conosciuto. Se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. 9Ma come è scritto: “quelle cose che occhio non vide e e orecchio non udì e non salirono nel cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano”. 10A noi, però, Dio le ha svelate per mezzo dello Spirito.
                Lo Spirito, infatti, scruta tutte le cose, e le profondità di Dio. 11Chi tra gli uomini, infatti, conosce le cose dell’uomo se non lo spirito dell’uomo che [è] in lui? Così anche le cose di Dio: nessuno le conosce se non lo Spirito di Dio. 12Noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito che [viene] da Dio, affinché conoscessimo quelle cose che da Dio sono state donate a noi.

13Di queste cose anche noi parliamo non con parole insegnate di sapienza umana, ma con [parole] insegnate [dello] Spirito, giudicando insieme cose spirituali con cose spirituali. 14Ma l’uomo psichico non accoglie le cose dello Spirito di Dio: follia infatti sono per lui e non può conoscerle, poiché si giudicano [solo] spiritualmente. 15Lo spirituale giudica tutte le cose, egli [che] da nessuno è giudicato. 16Chi infatti ha conosciuto il pensiero del Signore, tanto da dirigerlo? Noi abbiamo il pensiero di Cristo.

Il messaggio

Questa è una delle lettere che Paolo scrive ad una comunità che ha fondato ma nella quale non è più presente; egli ha vissuto a Corinto per un anno e mezzo e poi ha continuato la sua predicazione altrove, dandoci l’idea della dinamicità di una fede che è itinerante.

Paolo parla alla sua comunità dopo aver constatato che questa, conseguentemente al suo allontanamento, ha cominciato a dividersi. Comincia con un ringraziamento perché la testimonianza di Gesù è stata resa salda nella comunità di Corinto. Si sono rinsaldati, sono diventati saldi. Una comunità che si sta formando ha una fede incipiente, all’inizio è fragile poi diventa più stabile; analogamente la nostra fede ha bisogno di rinsaldarsi continuamente. La preoccupazione di Paolo, e di chiunque abbia cuore una comunità che cammina è lo scemare della fede, è il dissipare la fede. La comunità di Paolo si è divisa perché i suoi membri hanno cominciato a mettere in primo piano le sfumature umane del vangelo di Dio, cosicché c’è quasi un’identificazione maggiore con la sfumatura della predicazione di Paolo piuttosto che sul contenuto del Vangelo.

San Paolo mette in guardia sul fatto che è sempre importante ritornare alla parola indipendentemente dalle diverse spiritualità. Continua affermando che Dio lo ha invitato a predicare una parola non di sapienza, così che non venga svuotata la croce di Cristo, ma il Vangelo che è la croce, la parola della croce che è follia per coloro che non l’accettano. Paolo, anziché a perdersi nelle diverse spiritualità, nelle ambivalenze, nelle tradizioni da cui provengono, invita ad andare all’essenza: predicare la croce.

La predicazione della croce tuttavia non ha connotati di sapienza umana ma è una pazzia per chi non l’accetta. È pazzia perché i Giudei chiedono i segni, i miracoli, perchè i Greci cercano la sapienza, sono amanti della sapienza. Per chi ha una prospettiva o greca o giudaica, questa non conduce a Dio. Il mondo con tutta la sua sapienza, con tutte le sue logiche, seguendo se stesso fino in fondo non ha conosciuto Dio. Dio chiama l’uomo ad una conoscenza che va per un’altra via, e per chi ragiona solo per logiche umane appare come una pazzia (da questo, ad esempio, è nata la spiritualità dei pazzi di Cristo).

Il Signore invece sceglie ciò che è piccolo, come strumento, la logica di Dio serve perchè nessuno possa vantarsi davanti a Dio. Se si arriva a Dio, non è perchè si è bravi, intelligenti, o ci si comporta bene, Dio ha scalzato queste modalità, si arriva a Dio perchè Lui decide di arrivare a noi, e ce lo fa fare in un modo in cui noi non lo faremo mai, anzi lo rifiuteremmo perchè rifiutiamo la pazzia, la croce, perchè non la capiamo. La dimensione della croce è incomprensibile.

Ci potremmo chiedere (ma è una tentazione): se Dio sceglie la strada della croce che Dio è ? Dio sceglie la contraddizione e il livello è un altro, non segue le logiche umane.

Nel primo capitolo Paolo afferma che la vera sapienza è Cristo Gesù. La sapienza di Dio la si conosce guardando Gesù. Se vogliamo capire come Dio santifica, come rende giusti dobbiamo guardare Gesù. La giustizia e la santificazione vengono da Cristo. Tutto ciò che afferisce alla nostra volontà deve essere di Cristo, non del nostro io. L’uomo di oggi invece vuole modificare la Parola, il Vangelo invece è provocazione all’uomo, alle sue certezze.

Nel secondo capitolo Paolo approfondisce il tema della follia.

v. 1 Fratelli sono venuto verso di voi non per annunciare il mistero di Dio con autorità di parola o sapienza ma solo predicandovi che Gesù Cristo è stato crocifisso. Paolo ha assunto verso la comunità un atteggiamento timoroso, di debolezza, di trepidazione, avrebbe potuto fare il sapiente e invece è venuto timoroso perché non vuole dimostrare nulla con sapienza ma vuole portare la contraddizione della croce.Possiamo chiederci: quanto anche il nostro incontro sulla Parola si è fermato alla sapienza umana? Quando ascoltiamo una spiegazione che persuade siamo persuasi dalla persona o dalla Parola? Facciamo un atto di fede oppure siamo condotti da un modo di ragionare?

Talvolta la Parola va presentata così com’è e la risposta dev’essere di affidamento. Senza questo atto di fede s’indebolisce il nostro rapporto personale con Dio con il rischio di arrivare a contrattare. La logica della croce ci pone di fronte alla contraddizione.

vv. 6 ssg. Paolo comincia a spiegare cosa significa che la sua predicazione è stata fatta nella dimostrazione dello spirito e potenza. Dimostrazione è una parola che utilizzerebbe un uomo di scienza, di sapienza, un uomo che sa le cose. Paolo parla di una sapienza tra i “perfetti”, che sono i spirituali. L’uomo è composto di tre dimensioni: corpo, anima e spirito (soma, psyche e pneuma), laddove possiamo tradurre la dimensione psichica come quella razionale, che afferisce alla mente.

Paolo distingue gli uomini spirituali e gli uomini razionali. La sapienza di cui parliamo non è di quelli che hanno dominato il secolo, ma di una sapienza che è stata nascosta nel mistero, misteriosamente Dio questa sapienza non l’ha fatta capire a nessuno ma l’ha preordinata prima dei secoli e nessuno di quelli che sono i principi, di quelli che stanno al di sopra di questo mondo l’ha conosciuta, e la riprova è che se l’avessero conosciuta non avrebbero crocifisso Gesù.

Come è possibile conoscere questa sapienza se Dio l’ha nascosta? Mediante lo spirito di Dio che si riceve come dono nel battesimo. Il dono dello spirito agisce in diversi modi e se ci soffermiamo su questo potremmo scoprire come questo agisce nella nostra vita non solo a livello carismatico, sensibile, ma attraverso delle azioni in cui gli epiloghi sono chiaramente frutto dello spirito e non di una volontà nostra.

v. 11 Chi tra gli uomini conosce le cose dell’uomo se non lo spirito dell’uomo? Lo spirito dell’uomo è la parte razionale, lo psichico, rivela all’uomo la sua identità. Analogicamente, come facciamo a sapere le cose di Dio? Semplicemente ricevendo lo spirito, che possiamo o meno.

v. 13 Di queste cose anche noi parliamo non con parole insegnate di sapienza umana, ma con [parole] insegnate [dello] Spirito, giudicando insieme cose spirituali con cose spirituali. Paolo non ha imparato queste cose da sapienza umana, da un maestro, ma dallo spirito, giudicando, mettendo insieme cose spirituali con cose spirituali. L’uomo psichico non è una categoria di essere umani a parte, ma è l’uomo che mette al primo posto un modo di ragionare razionale. Ma la coerenza logica ci conduce a Dio? Certamente no. C’è un livello superiore, quello dello spirito, che riguarda le persone che ricevono questa dimensione dello spirito.

Nella nostra vita, dice S. Paolo, è necessario porre il primato dello spirito di come Dio ragiona, agisce (il rinnegare se stessi e prendere la propria croce). L’esclusivamente umano – o forse dovremmo dire il parzialmente umano, l’umanosolo psichico – esclude il divino, lo spirito, invece ciò che è divino include l’umano, relativizzando le parti dell’umano che escludono Dio. Lo sguardo di Dio è più ampio rispetto ad un modo di ragionare umano che diventa troppo stringente e non arriva a Dio. L’uomo psichico non accoglie le cose di Dio perché le ritiene follia, al contrario l’uomo spirituale può comprendere sia la dimensione umana che quella dello spirito, le due cose non si escludono, solo l’umano esclude la dimensione dello spirito. Il discorso che Paolo fa è un’abitudine a ragionare secondo il modo di fare di Dio, rispetto al quale noi di solito poniamo resistenza. 

Il Vangelo mantiene un modo di pensare in cui si crea un conflitto interiore, quando non accettiamo ciò che ci comunica. Possiamo chiederci: cos’è veramente sapiente per noi? Dove andiamo a cercare ciò che è vitale per la nostra vita?  Il Vangelo, il nostro lavoro, i nostri studi? E se il Vangelo va in contrasto con le altre cose cosa scegliamo? Qual è la nostra follia?