1. Mt 4,23- 5,12 – 17/05/2023
  1. Il testo

23E andava intorno in tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e annunciando il vangelo del Regno e curando ogni malattia e debolezza nel popolo. 24E uscì la voce [su] di lui presso l’intera Siria. E portavano a lui tutti [quelli] che stavano male con molte malattie e serrati da tormenti e indemoniati ed epilettici e paralitici, e li curava. 25E lo seguivano molte folle dalla Galilea e Decapoli e Gerusalemme e Giudea e intorno al Giordano.

5,1Viste le folle, salì sul monte, e, seduto, gli si avvicinarono i suoi discepoli. 2E, aperta la sua bocca, insegnava loro dicendo: «3Beati i poveri in spirito, poiché di essi è il Regno dei cieli. 4Beati quelli che sono nel dolore, poiché saranno consolati. 5Beati i mansueti, perché essi erediteranno la terra. 6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, poiché saranno saziati. 7Beati i misericordiosi, poiché riceveranno misericordia. 8Beati i puri nel cuore, poiché essi vedranno Dio. 9Beati quelli che operano pace, poiché saranno chiamati figli di Dio. 10Beati i perseguitati a causa della giustizia, poiché di essi è il Regno dei cieli. 11Beati siete quando vi offenderanno e vi perseguiteranno e diranno male su di voi [mentendo] per causa mia. 12Gioite ed esultate, poiché la vostra ricompensa [è] molta nei cieli. Così infatti perseguitavano i profeti i quali [erano] prima di voi».

  • Il messaggio

23E andava intorno in tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e annunciando il vangelo del Regno e curando ogni malattia e debolezza nel popolo. Subito dopo l’annuncio della conversione ci viene raccontato che Gesù insegna nelle sinagoghe, annuncia il Vangelo, e cura le malattie. Tra annunciare il regno ed insegnare vi è una differenza.  L’insegnamento che Gesù fa nelle sinagoghe è diverso da questo, che avviene fuori. Egli cura ogni malattia e debolezza del popolo. Queste tre azioni di Gesù, annunciare, insegnare e curare, procurano una reazione: 24E uscì la voce [su] di lui presso l’intera Siria.

                E portavano a lui tutti [quelli] che stavano male con molte malattie e serrati da tormenti e indemoniati ed epilettici e paralitici, e li curava. Accanto a questi che hanno dei mali e che cercano Gesù per essere terapizzati ci sono altre persone che lo seguono. 25E lo seguivano molte folle dalla Galilea e Decapoli e Gerusalemme e Giudea e intorno al Giordano. Di queste persone non ci viene detto che sono ammalate: a seguire Gesù ci sono ammalati e non. Gesù, in questo momento, sta suscitando un clamore che coinvolge tutta la terra di Israele.

5,1Viste le folle, salì sul monte, e, seduto, gli si avvicinarono i suoi discepoli.  Gesù, che ha curato tutti, va sul monte e si siede a causa delle folle, ovvero coloro che lo seguono ma che non hanno direttamente bisogno di cure come quelli che sono portati da Lui. L’azione di Gesù va nella direzione di curare non solo il corpo ma anche lo spirito.  Egli lo fa attraverso l’attività dell’insegnamento che non avviene in una sinagoga, luogo in cui si praticava prevalentemente la spiegazione delle scritture che non è annuncio del Regno, ma sul monte, che nella tradizione di Israele è il luogo in cui viene data la legge (Mosè riceve la parola di Dio e legifera su un monte). L’azione di sedersi implica un’azione di autorità. Gli si avvicinano i discepoli, non li chiama lui, e dopo i discepoli si avvicina la folla alla quale Gesù insegna. Gesù non chiama nessuno, e tutti quelli che lo cercano vanno sul monte. 

2E, aperta la sua bocca, insegnava loro dicendo. Anche l’azione di aprire la bocca è simbolica, e richiama l’azione di Dio che parla al suo popolo.

«3Beati i poveri in spirito, poiché di essi è il Regno dei cieli. 4Beati quelli che sono nel dolore, poiché saranno consolati. 5Beati i mansueti, perché essi erediteranno la terra.  Le beatitudini riportate dall’evangelista sono molte di più rispetto a quelle di Luca 6, 20-26 (http://www.lectiodivinasannicola.it/lc-6-12-26/).

Possiamo individuare tre blocchi. Il primo contiene i perseguitati a causa della giustizia , quelli che hanno fame e sete della giustizia, i perseguitati a causa della giustizia. Provando a mettere insieme queste cose possiamo leggere le prime tre beatitudini insieme. È importante specificare che le beatitudini afferiscono ad una condizione di sofferenza, non si possono comprendere i beati se non in relazione ad una condizione di indigenza, da intendere come una situazione in cui manca qualcosa. Gesù ci sta insegnando il segreto di una vita felice, e lo fa parlando di cose che per noi non sarebbero oggetto di felicità. Seguono i poveri in spirito, quelli che sono nel dolore, i mansueti. La condizione per vivere il regno nel presente è la povertà in spirito, il desiderio di non riempirsi di quello che umanamente sazia. E’ presente il paradosso del dolore, normalmente si vorrebbe fuggire, ma chi lo vive con accettazione viene consolato, chi non si ribella al dolore, i mansueti, persone docili, provate in una situazione di fatica, riceveranno consolazione.

Al secondo gruppo appartiene il desiderio che nella realtà la giustizia venga perseguita, che ci sia giustizia non soltanto per noi ma per tutti. Le situazioni che possono mettere in discussione questo consistono nel farsi giustizia da soli, nella vendetta. 7Beati i misericordiosi, poiché riceveranno misericordia. Gesù introduce la misericordia legata alla condizione di giustizia. 8Beati i puri nel cuore, poiché essi vedranno Dio. La purezza di cuore si oppone alla scaltrezza, alla malizia, e potrebbe intendersi come il desiderio di mantenersi puri anche quando la condizione non lo consentirebbe e il tentativo, sempre nell’ottica di giustizia, di operare per la pace e non lasciarsi trasportare da questi sentimenti di guerra. E’ un’esperienza che tutti facciamo, di fronte ad una ingiustizia possiamo fare la guerra o continuare ad operare pace: quest’ultima è la condizione per continuare ad essere beati.

Proseguendo si assiste ad un crescendo: 9Beati quelli che operano pace, poiché saranno chiamati figli di Dio. 10Beati i perseguitati a causa della giustizia, poiché di essi è il Regno dei cieli. 11Beati siete quando vi offenderanno e vi perseguiteranno e diranno male su di voi [mentendo] per causa mia. 12Gioite ed esultate, poiché la vostra ricompensa [è] molta nei cieli. Così infatti perseguitavano i profeti i quali [erano] prima di voi».  I profeti sono quelle persone che hanno annunciato Dio ed hanno vissuto la parola di Dio, la loro ricompensa è collegata a questo vivere il regno nel presente che già c’è.

Dunque le beatitudini sono un crescendo dove la violenza che è esterna a noi, che provoca internamente la nostra violenza, dev’essere spenta, non diventare il motore della nostra azione, altrimenti perdiamo il Regno.

  • Alcune domande per riflettere
  • [La mia fede] Gesù è seguito da chiunque e da dovunque. Lo cercano coloro che hanno bisogno di essere curati da mali e coloro che lo seguono per ascoltarlo. Di quale categoria faccio parte? seguo Gesù? Per quale motivo lo faccio?
  • [Gli altri] La presenza degli altri può diventare fonte di contraddizione e finanche di provocazione/tentazione. Come mi trova questa presenza? Quale degli atteggiamenti delle beatitudini mi provoca di più? quel mi fa più paura? perché?
  • [La prassi] Seduto sul monte Gesù comincia a insegnare. Gli si avvicinano i suoi discepoli e poi tutti gli altri. Cosa penso stia dicendo? Di cosa parla? e perché penso voglia parlarmi della felicità? cosa c’entra quello che Gesù insegna con le mie aspirazioni?
  • [La mia offerta] Le beatitudini di Gesù esprimono un atteggiamento di felicità che l’uomo può raggiungere in una condizione di indigenza. A patto di non cedere con violenza a questa condizione. Quanto faccio esperienza che la violenza che mi provoca nel mondo è anche nel mio cuore? Come mi comporto rispetto ad essa? La giustifico o provo a rifiutarla? Posso rifiutare la violenza “esterna” se accolgo quella che ho dentro?