83) Lc 18, 24-34 – 27/04/2022

  1. Il testo

       24Vistolo Gesù [diventare triste] disse: «Come difficilmente quelli che hanno beni entrano nel Regno di Dio. 25Infatti è più facile che un cammello entri attraverso la cruna di un ago che un ricco entri nel Regno di Dio».
26Quelli che ascoltavano dissero: «E chi può essere salvato?». 27Egli rispose: «Cioè che è impossibile presso gli uomini è possibile presso Dio».

       28Disse Pietro: «Ecco, noi, lasciate le cose nostre, ti abbiamo seguito». 29Quegli rispose loro: «In verità vi dico: nessuno c’è che abbia lasciato casa o donna o fratelli o genitori o figli per il Regno di Dio, 30il quale non riceva molto di più in questo momento e nel secolo che viene la vita eterna».

       31Presi i Dodici disse verso di loro: «Ecco saliamo a Gerusalemme, e sarà compiuto tutto ciò che è scritto per mezzo dei profeti sul Figlio dell’uomo. 32Sarà consegnato, infatti, ai pagani e sarà deriso e oltraggiato e coperto di sputi e dopo averlo flagellato lo uccideranno, e il terzo giorno risorgerà». 34Ed essi non intesero nessuna di queste cose ed era questa parola nascosta per loro e non sapevano ciò che era stato detto.

  • Il messaggio

       24Vistolo Gesù [diventare triste] disse: «Come difficilmente quelli che hanno beni entrano nel Regno di Dio. 25Infatti è più facile che un cammello entri attraverso la cruna di un ago che un ricco entri nel Regno di Dio». Quest’uomo non può entrare al momento (indicativo presente) nel Regno; il Regno non è una cosa futura, il Regno ha una porta che ora è dinanzi a lui ma alla quale non vuole accedere. C’è una dinamica di duplice temporalità: finché il Regno è posto nel futuro, noi possiamo desiderarlo, quando invece è adesso e siamo chiamati ad andarci, allora scopriamo se esso costituisce per noi una priorità o meno. La priorità di quest’uomo, invece, sono i beni. Gesù nota che c’è una difficoltà per coloro che hanno i beni a scegliere il Regno. Il paragone iperbolico del v. 25 ci fa capire che la difficoltà è resa chiaramente una impossibilità (un cammello, o anche una gomena, che debbano entrare in uno spillo). Dobbiamo chiederci se la difficoltà riguarda solo il ricco o coloro che hanno i beni: il senso di quello che dice Gesù è che se accumuliamo progressivamente sempre più beni ci diventa difficile voler entrare nel Regno perché i beni ce lo impediscono. Al contrario, la povertà è una condizione per entrare nel Regno di Dio: i beni infatti rendono il cuore dell’uomo sempre più orientato ai beni, più ne abbiamo più li guardiamo, più li guardiamo più li desideriamo. I beni incatenano la volontà, il desiderio: il più grande problema spirituale dell’uomo è la sazietà, che spegne i desideri spirituali.

       26Quelli che ascoltavano dissero: «E chi può essere salvato?». 27Egli rispose: «Cioè che è impossibile presso gli uomini è possibile presso Dio». Il centro è nel desiderio, essere poveri in spirito è non essere attaccati a ciò che si ha, finanche qualche piccolissimo bene. Gesù afferma che non ci si salva per il fatto di essere buoni o meno ma per il fatto di affidarsi a Dio. Se però abbiamo molti beni, noi non ci affidiamo a Dio ,se la nostra ricerca sono le ricchezze, la nostra stabilità è in esse, non ci affidiamo veramente a Lui.

       28Disse Pietro: «Ecco, noi, lasciate le cose nostre, ti abbiamo seguito». 29Quegli rispose loro: «In verità vi dico: nessuno c’è che abbia lasciato casa o donna o fratelli o genitori o figli per il Regno di Dio, 30il quale non riceva molto di più in questo momento e nel secolo che viene la vita eterna». La domanda di Pietro svela che egli teme di non salvarsi nemmeno lui. Gesù gli risponde dicendo che è impossibile che ci sia qualcuno che ha seguito il Regno e che non sia stato soddisfatto nel bene. E’ importante l’attimo presente, il kairos, in cui si ha molto di più di quanto si è lasciato. Gesù sfata un tabù secondo il quale seguire Dio implica perdere qualcosa: egli ci dice che seguirlo implica avere già nel momento presente molto di più di quanto si è lasciato. Pietro non si è ancora accorto di questo vantaggio che ha ottenuto, non ha aperto gli occhi e forse in realtà non si è veramente distaccato.

       31Presi i Dodici disse verso di loro: «Ecco saliamo a Gerusalemme, e sarà compiuto tutto ciò che è scritto per mezzo dei profeti sul Figlio dell’uomo. 32Sarà consegnato, infatti, ai pagani e sarà deriso e oltraggiato e coperto di sputi e dopo averlo flagellato lo uccideranno, e il terzo giorno risorgerà». 34Ed essi non intesero nessuna di queste cose ed era questa parola nascosta per loro e non sapevano ciò che era stato detto. Si tratta del terzo annuncio della Passione, in cui compare il compimento di tutto ciò che le Scritture dicono, in cui compare Gerusalemme. Se riprendiamo i vari annunci della passione, vediamo che il primo (Lc 9, 22) compare quando di parla di chi sia Gesù (Messia sofferente), il secondo (Lc 9, 44) compare con la Trasfigurazione, in cui Gesù rivela la sua divinità, il terzo non dà nessuna notizia di grandezza, avviene parlando della vita di sequela che è una vita di straordinaria ricchezza e bellezza. In questo terzo annuncio la promessa riguarda il presente e riguarda soprattutto i discepoli: la sequela è una ricchezza che va di pari passo con la croce, la croce attraversa la straordinaria bellezza della sequela di Cristo. La centralità del brano è nella promessa che Gesù ha molto di più di quanto lascia, per quanto faticoso.

       Bisogna tuttavia fare delle scelte compatibili con questa promessa, credendoci. Se noi tratteniamo le cose, non stiamo seguendo Gesù. Lasciare significa non mettere le cose al primo posto, ma mettere il Vangelo al primo posto. Così potrà nascere una qualità della vita che sta proprio nelle relazioni che si costruiscono in Gesù e non nelle cose che si possiedono.  

  • Le risonanze personali

       vv. 24-34 In questo terzo annuncio della Passione mi pare che i discepoli siano ancora più impediti nel comprendere le Parole di Gesù e questo lo metto in relazione con il fatto che hanno molti attaccamenti, come Pietro. Per questo le parole di Pietro mi pare si riallaccino all’episodio del ricco: finché siamo attaccati alle nostre cose rifiuteremo la croce e non capiremo nemmeno ciò che essa significa.

  • Alcune domande per riflettere
  • [La mia fede] Gesù promette «molto di più in questo momento» rispetto anche a coloro che hanno molti beni. Credo a questa sua affermazione sul mio presente? Dove cerco i beni e dove cerco il «molto di più» da Lui promesso?
  • [Gli altri] Chi sono nella mia vita quelli che Pietro chiama «noi che abbiamo lasciato le nostre cose e ti abbiamo seguito»? Li sento compagni di viaggio nel mio cammino? Penso che siano un aiuto a seguire Gesù o un ostacolo? Quanto l’uno o l’altro? perché?
  • [La prassi] Il «molto di più» e «il Regno» sono realtà da vivere già adesso nella sequela al vangelo. Quali sono le scelte della mia vita che contraddistinguono la mia ricerca del regno? Cosa ho lasciato? Cosa sono disposto a lasciare? Co sa mi fa paura lasciare? E perché?