36) Mt 10,16-23 – 17/04/24

1. Il testo

«16Ecco io vi mando come pecore in mezzo a lupi. Siate dunque prudenti come i serpenti e puri come le colombe. 17Guardatevi dagli uomini: consegneranno, infatti, voi ai sinedri e nelle loro sinagoghe vi flagelleranno. 18E sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per testimonianza a loro e alle genti. 19Quando vi consegneranno non preoccupatevi di come o cosa dire. Sarà dato a voi in quella ora cosa parlare.20Non infatti voi siete coloro che parlano, ma [è] lo Spirito del padre mio che parla in voi. 21Il fratello consegnerà il fratello alla morte, e il padre il figlio, e insorgeranno figli su genitori e li uccideranno. 22E sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi rimane sottomesso fino alla fine costui sarà salvato. 23Quando vi perseguiteranno in quella città, fuggite in un’altra. In verità, infatti, vi dico: nemmeno avrete finito [di percorrere] le città di Israele prima che il Figlio dell’uomo venga».

2. Il messaggio

Il tempo di mezzo

        Le raccomandazioni di Gesù sono inserite in Matteo nel tempo di mezzo. Non si tratta del discorso escatologico (che in Matteo è al capitolo 24) ma del discorso strettamente legato all’invio. Fin da subito l’essere inviati qui incontra ostacoli. Gesù rende consapevoli che la condizione di inviati è paragonabile a quella delle «pecore in mezzo a lupi». E che richiede «prudenza» e «purezza». Per non diventare lupi – la cattiveria del lupo si oppone alla purezza – e per non esporsi oltre il necessario.

Guardatevi ma testimoniate

        La prudenza consiste nel «guardarsi» dagli uomini. Cioè dal porre attenzione a coloro che possono tradire. Allo stesso tempo però sembra che la consegna sia inevitabile. Perché essa è lo strumento per vivere da discepoli di Cristo («per causa mia») tra i lupi. Sia quelli che appartengono al popolo di Israele (sinedri e sinagoghe) come anche a quelli gentili («governatori e re»). In entrambi i casi («a loro e alle genti») questo è funzionale alla testimonianza.

Non preoccupatevi ma testimoniate

        La stessa dinamica prosegue nel discorso quando Gesù spiega che la consegna alla quale saranno sottoposti non deve produrre preoccupazione. Interessante che qui la preoccupazione non è quella di essere consegnati, ma quella di testimoniare. È la qualità della testimonianza quello che viene messo in evidenza. Perché la testimonianza è il fine della presenza nel mondo. Ma di questa testimonianza si preoccupa Dio mediante l’invio del suo Spirito. E forse questi si fa presente in noi nella misura in cui lasciamo spazio alla preoccupazione della testimonianza rispetto alle altre preoccupazioni. Uno Spirito che è presente, ma che tace quando è messo a tacere.

Sarete odiati, ma perseverate

        La prova più grande – quella lasciata alla fine – riguarda la consegna non da parte degli estranei, ma dei propri familiari. Riguarda l’accettazione che il «per causa mia» possa separare le famiglie. E che il rifiuto di Cristo possa fare emergere violenza e uccisione. Ma da dove viene questa violenza? Da dove viene l’odio «a causa del mio nome»? Ogni odio non può venire da Dio. La presenza di Dio lo denuncia, lo mostra. Possiamo dire che lo scova. Ogni uomo ha dentro di sé quella violenza che ha procurato il primo dei fratricidi. E che emerge tutte le volte che la parola di Dio – proprio come Caino – non è accettata. L’accettazione di Gesù lo cura, il suo rifiuto lo fa emergere prepotentemente. Perché amplifica quella ribellione a Dio che ne è la radice.

        La perseveranza è la soluzione: laddove questa parole significa letteralmente sottomissione. Cioè accettazione di tutto ciò che sta accadendo, mettendo sempre al primo posto la testimonianza di Gesù e l’amore per Lui.

Persecuzione, fuga e… attesa

        La persecuzione non va però cercata. Bisogna fuggire per evitarla. Quando poi è inevitabile è impostante accettarla fino in fondo. La venuta del Figlio dell’uomo incombe su questa dinamica interiore. Ognuno che vive questa dinamica ha bisogno di pensare di non radicarsi in questa terra, ma di vivere sempre nell’imminente prontezza della venuta di Gesù.

I potenti mi perseguitano senza motivo, ma […] io gioisco nella tua promessa» (Sal 118,161.162)

        Di fronte alla persecuzione dei potenti il cuore del discepolo teme piuttosto la parola di Dio: «I potenti mi perseguitano senza motivo, ma il mio cuore teme le tue parole». In relazione all’insegnamento di Gesù: «non temete coloro che uccidono il corpo […] temete piuttosto» (Mt 10,28). Ma non è il timore che prevale in questa sezione salmica: «io gioisco nella tua promessa come uno che trova grande tesoro». Il tesoro vero è quello che Dio offre e che nessuno sulla terra può scassinare o consumare. Esso è verità in opposizione alla falsità della paolina «scena di questo mondo» (1Cor 7,31), è giustizia, è pace. Ed è orizzonte di vita eterna.

Domande – 35) Mt 10,16-23

  1. [La mia fede] «Come pecore in mezzo a lupi». La condizione di chi è inviato è paragonata da Gesù a quella di una pecora in mezzo a lupi. Come mi sento quando devo annunciare il vangelo in un ambiente che non lo condivide? Che significa annunciare il vangelo in contesti come quello? Cosa  penso sia la «purezza» di cui Gesù parla? in che modo viene contestata?
  2. [Gli altri] «Non preoccupatevi di come o cosa dire». Colpisce che la preoccupazione specifica che Gesù fa emergere non è quella di essere consegnati, ma quella di ben testimoniare una volta che lo si è stati. Questo fa emergere i pensieri del discepolo che vive per dire Gesù al mondo. Posso ora paragonare le mie preoccupazioni con questa e chiedermi: cosa prevale nei miei pensieri? E perché? E quanto il vangelo è radicato nella mia vita rispetto alle mie umane abitudini?
  3. [La prassi] «E sarete odiati da tutti a causa del mio nome». Non accogliere Gesù fa emergere quell’odio che da Caino abita in ogni uomo e che diventa fratricida. Quali sentimenti sperimento rispetto alla Parola di Dio? Mi capita di sperimentare ribellione? E odio? Mi capita di osservare questi sentimenti in me anche nei confronti di fratelli e sorelle? Riesco a distanziarmi da essi, ad averne timore, a confessarli a Gesù?  a farli oggetto di accusa personale nel sacramento della riconciliazione?
  4. [Salmo 118,61-62] «I potenti mi perseguitano senza motivo, ma […] io gioisco nella tua promessa»». Il questa sezione del salmo ricorda ciò che è vero, giusto, saldo, rispetto a ciò che è falso, ingiusto e instabile. Qual’è il tesoro del mio cuore? Quanto mi dà pace? Quanto entra con ciò che Dio dice?

3. Risonanze

v. «16Ecco io vi mando come pecore in mezzo a lupi. Siate dunque prudenti come i serpenti e puri come le colombe. 

  • Il brano letto è di grande intensità e guida. Nel leggerlo mi sento confortata perché lo trovo piuttosto pratico rispetto alla prassi del cristiano, rispetto a chi si mette alla sua sequela. L’incipit del brano è significativo e lascia intendere che Gesù è a conoscenza dei pericoli che può incontrare una pecora in mezzo ai lupi,  di essere divorata e perdere la vita. Ma, tuttavia, ritiene che può vivere in mezzo ai lupi a patto che vi siano delle condizioni: la prima fa riferimento a quella di essere prudenti come serpenti e puri come colombe, e la seconda al rimanere sottomessi fino alla fine per poter essere salvati. Per stare con i lupi è necessario essere Puri, questo verbo mi ricorda quello utilizzato nelle beatitudini, “beati i puri di cuore perché vedranno Dio”, quindi questa condizione mi consente di vederlo in una realtà dove la logica del bene è capovolta ( il fratello consegnerà il fratello alla morte, i genitori i figli ecc..) e prudenti, perché il rischio di perdere la purezza in una realtà corrotta è molto alto, quindi come una difesa di questa purezza.
  • “ Ecco io vi mando” trovo che sia il cuore del brano. La frase è carica di un significato importante, secondo me , perché denota e caratterizza tutto il brano. Da questo “mandare” , ma anche  “essere mandati”,  è concatenato tutto il resto. L’azione di Gesù ha sempre delle conseguenze. Intanto ci scorgo un qualcosa che è precedente all’azione di Gesù di “mandare” ed è cioè la nostra volontà di aderire alla volontà di Dio, o meglio,  il nostro voler deliberatamente sotto-mettere la nostra volontà a quella di Dio e grazie a questo che Gesù è titolato a mandarci “come pecore in mezzo ai lupi”, come proprio Lui è stato mandato dal Padre prima di noi. Gesù ci da l’occasione di riprodurre la stessa esperienza che Lui fa con il Padre , ci da l’opportunità di metterci davvero in relazione con il Padre , infatti dirà più avanti “ […]lo Spirito del Padre mio che parla in voi”  E tutto ciò che ne deriva è la conseguenza di questo essere mandati da Gesù: è  la causa delle persecuzioni , dell’odio, delle flagellazioni che sono le stesse esperienze che ha fatto proprio Gesù, a sua volta mandato dal Padre. 

v. 20Non infatti voi siete coloro che parlano, ma [è] lo Spirito del padre mio che parla in voi. 

  • Il Signore ristora sempre e non ci lascia mai soli : manda lo Spirito, che come dice S, Paolo, viene in soccorso della debolezza e trasforma le nostre intenzioni in qualcosa di gradito a Dio. Questo mi aiuta a soffermarmi sull’importante azione dello spirito e di come sia necessario invocarlo prima di ogni cosa che facciamo, come abbiamo imparato a farlo per la lectio, anche in altre situazioni di vita andrebbe fatto, prima di ogni preghiera, prima del lavoro ecc… in situazioni in cui la nostra persona con-vive con ii lupi. 

 v.  22E sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi rimane sottomesso fino alla fine costui sarà salvato.  

  • La sottomissione è un termine che oggigiorno viene utilizzato con accezione negativa ma in questo brano al contrario sembra voler sottolineare che la costante fiducia nel Signore, che consente di mettere da parte se stessi per abbandonarsi a Lui, conduce alla Salvezza. Ma queste considerazioni possono suscitare in noi un senso di sopraffazione perché magari potrebbe essere difficile rimanere pecora tra i lupi senza morire… 

Solo chi manterrà la propria volontà sotto-messa alla volontà di Dio fino alla fine, cioè non spezzerà la relazione con Dio che è possibile solo in quel modo, sarà salvato. Mi ricorda molto la porta stretta e la cruna dell’ago. La nostra volontà umana è viziata dalle nostre passioni mondane e anche affettive e carnali , le pre-occupazioni , solo  mettendola sotto la volontà di Dio costantemente e continuamente , sembra proprio suggerire un esercizio quotidiano continuo, saremo salvati. E’una conditio sine qua non.