25) Mt 1,18-25 (Natale) 19/12/2023

1.    Il Testo

18La genesi di Gesù Cristo così era. Essendo sua madre Maria promessa sposa di Giuseppe, prima di convenire essi insieme, fu trovata di avere nel ventre dallo Spirito Santo. 19Giuseppe, il suo uomo, essendo giusto e non volendo esporla, decise di scioglierla in segreto. 20Avendo in animo queste cose, ecco un angelo del Signore nel sogno gli apparve dicendo: «Giuseppe, figlio di Davide, non avere paura di accogliere Maria come tua donna. Quello che infatti è in lei è generato dallo Spirito santo. 21Genererà un figlio e chiamerai il suo nome Gesù. Egli infatti salverà il suo popolo dai loro peccati. 22Tutto questo accadde affinché fosse compiuto il detto dal Signore per mezzo del profeta che dice: “Ecco la vergine avrà nel ventre e genererà un figlio, e chiameranno il suo nome Emmanuele, che è interpretato: con noi [è] il Dio”. 24Sollevatosi Giuseppe dal sonno fece come gli comandò l’angelo del Signore e accolse la sua donna, 25 e non la conobbe fino a quando partorì un figlio e chiamò il suo nome Gesù».

2.   Il Messaggio

18La genesi di Gesù Cristo così era. Essendo sua madre Maria promessa sposa di Giuseppe, prima di convenire essi insieme, fu trovata di avere nel ventre dallo Spirito Santo. 19Giuseppe, il suo uomo, essendo giusto e non volendo esporla, decise di scioglierla in segreto.

Quello che emerge da questa parola sono innanzitutto le difficoltà che Giuseppe, protagonista di questo brano,  vive e che hanno un senso che è nascosto. Giuseppe si accorge che Maria è incinta e questa situazione rompe, in qualche modo, il suo progetto di vita. In realtà, lui non sa che cosa sta accadendo, non sa che questo è un intervento di Dio ma – e questo è un tema molto importante – lo giudica, lo valuta sotto una cornice di peccato. Questo mette in luce che Dio entra nella storia, ma immediatamente la sua azione non si riconosce sempre subito.

 20Avendo in animo queste cose, ecco un angelo del Signore nel sogno gli apparve dicendo: «Giuseppe, figlio di Davide, non avere paura di accogliere Maria come tua donna. Quello che infatti è in lei è generato dallo Spirito santo.   Di fronte alla decisione di Giuseppe Dio interviene. Non ci sorprende che l’angelo dica a Giuseppe che la scelta è sbagliata. Certo, Giuseppe non ha tutti gli strumenti per decidere, ma è comunque evidentissimo che tale mancanza dipende da un limite. Noi non conosciamo tutto quello che è nella realtà e nei nostri giudizi sbagliamo spessissimo. Nonostante questo Dio viene a parlarci. Viene a parlarci nel nostro limite, viene a parlarci nei nostri errori. E non è vero che per ascoltare la voce di Dio che parla dentro di noi dobbiamo essere perfetti, perché Dio ci viene ad interpellare in tutte le nostre fatiche, finanche nel peccato. Così arriva questa risposta che dice: “non avere paura” e una richiesta: “prendi Maria come tua sposa”.

21Genererà un figlio e chiamerai il suo nome Gesù. Egli infatti salverà il suo popolo dai loro peccati. L’angelo aggiunge, però, una rivelazione, qualcosa che in quel momento nessuno sapeva, e cioè che questo bambino dovrà chiamarsi Gesù, cioè Yha-shua, letteralmente “Yahweh che salva”, e la frase continua con “infatti salverà il suo popolo dai loro peccati”. Una salvezza che passerà per l’idea che Gesù sia un peccatore. Essendo condannato da tale. Tutto questo entra nel grandissimo mistero anche del Natale: Dio si fa povero, Dio si fa umile, Dio si fa nascosto e presente, ma è il re. E forse, se non cambiamo lo sguardo, questa presenza nascosta, mescolata, anche commista con tutto ciò che riguarda il nostro peccato e la nostra ambiguità, non la possiamo vedere.

            22Tutto questo accadde affinché fosse compiuto il detto dal Signore per mezzo del profeta che dice: “Ecco la vergine avrà nel ventre e genererà un figlio, e chiameranno il suo nome Emmanuele, che è interpretato: con noi [è] il Dio”. Matteo ci ricorda, attraverso un passaggio della parola di Isaia, un altro aspetto importante sul quale riflettere, introdotto dalla particella ”con”.

Dio viene ad abitare “con”, insieme. Ci insegna che la salvezza – perché Gesù significa salvezza – non avviene (come Matteo spiega in più occasioni e modi) per mezzo di una bacchetta magica che Dio muove, dall’alto del suo cielo, e cambia tutte le cose, ma avviene in quanto Dio viene a stare “con” noi, anche “con” i peccatori. Con il rischio di confondersi “con” loro, e di fatto morendo come un peccatore. Questo insegna che per cambiare una realtà bisogna starci dentro e bisogna starci insieme. Bisogna starci dentro, perché non si può fare dall’alto, e bisogna starci insieme, “con”, perché bisogna assumerla, portarla, accoglierla, viverla “con”, se no non la si può cambiare.

24Sollevatosi Giuseppe dal sonno fece come gli comandò l’angelo del Signore e accolse la sua donna, 25 e non la conobbe fino a quando partorì un figlio e chiamò il suo nome Gesù». Di fronte a tutto questo, Giuseppe accetta, obbedisce. Una obbedienza che gli chiede di recedere da una decisione presa. E che mostra che  obbedire significa sempre vincere qualcosa dentro di sé. Accettando la Parola di Dio.

3.      Alcune domande per riflettere

1.      [La mia fede] «Fu trovata di avere nel ventre dallo Spirito Santo». Il racconto di Matteo si iscrive nella cornice di una situazione problematica. Una situazione che rompe un progetto di vita, sconvolgendolo radicalmente. Ciò che sconvolge ha una forma nascosta. Potrebbe essere un peccato. Ma in realtà non è così. Quante volte le nostre situazioni problematiche ci scoraggiano? Quante volte pensiamo che in esse Dio non è con noi? Quante volte dovremmo rileggere questa parola per avere fiducia oltre le apparenze!

2.      [La prassi] «Decise di scioglierla in segreto». La decisione di Giuseppe è giusta. Ma anche sbagliata. Eppure Dio gli parla. Dio arriva al limite delle nostre capacità. Dio arriva fino e oltre alle nostre imperfezioni. Dio arriva fin dentro la nostra miseria. E ci parla. Ci parla lì. Quante volte sono tentato di pensare che Dio mi parla solo quando faccio il bravo? Che le mie imperfezioni mi impediscono di essergli vicino? Che la mia vita dovrebbe essere buona prima di incontrarlo?

3.      [Gli altri] «Il suo nome Emmanuel … con noi (è) il Dio». La salvezza di Dio non passa per una semplice volontà che supera con la sua Onnipotenza ogni realtà. Passa per l’essere-con. E mostra che Dio stabilisce che nessuna realtà può essere redenta se non è assunta. Cioè, se non ci si sta <<dentro>> e <<con>>. Quanto siamo <<con>> i fratelli e le sorelle e quanto <<contro>>? Quanto il nostro stare insieme mira a un cammino nella stessa direzione? Quale sguarda anima il mio fratello: è un amico oppure è un concorrente, un avversario? La sua presenza mi toglie o mi dona? È per me ricchezza o peso?

4.      [La mia offerta] «Sollevatosi Giuseppe dal sonno fece come gli comandò l’angelo del Signore». Accettare la dinamica di salvezza dell’essere <<con>> e <<dentro>> è innanzitutto un atto di fede in Dio e di fiducia nel fratello. La fede e la fiducia precedono e fondano la mia capacità di <<accogliere>>. E prima ancora, la mia capacità di vedere nel fratello/sorella un <<con>> più che un <<contro>>. Quanto riflesso vedo della mia fede nelle relazioni? Quanto le vedo scollegate? Dove potrebbe essere il legame?