26) Mt 8,18-27 – 11/01/24

1. Il testo

18Vista Gesù [molta] folla intorno a lui comandò di partire per oltre. 19E venuto uno scriba gli disse: «Maestro, ti seguirò [per] dovunque tu dovessi partire». 20E gli dice Gesù: «Le volpi hanno tane e gli uccelli del cielo tende, ma il figlio dell’uomo non ha dove poggiare la testa». 21Un altro dei suoi discepoli gli disse: «Signore, permettimi prima di partire e seppellire mio padre». 22Gli disse Gesù: «Seguimi, e lascia i morti seppellire i loro morti».

23E salito sulla barca i suoi discepoli lo seguirono. 24Ed ecco un grande sisma avvenne nel mare, così che la barca era coperta dalle onde, [mentre] egli dormiva. 25E, venuti, lo sollevarono dicendo: «Signore salva[ci], periamo». 26E dice loro: «Perché siete paurosi, [uomini] di poca fede?». Allora, sollevatosi, ammonì i venti e il mare, e avvenne grande bonaccia. 27Gli uomini si stupirono dicendo: «Da dove è costui che anche i venti e il mare gli obbediscono?».

2. Il messaggio

La partenza (v. 18)

Dopo aver visto l’accalcarsi di molte persone Gesù decide di partire. La decisione sembra collegata a questa vista. E infatti la decisione innesca un movimento di sequela. si accostano a Gesù diverse persone che desiderano seguirlo dopo aver ascoltato e udito ciò che ha fatto. Questo permette l’inizio di diversi dialoghi con Gesù proprio sulla sequela. 

Dovunque tu vada (vv. 19-20)

Il primo a proporsi è uno scriba. Egli si propone annunciando il suo desiderio di partire, dovunque Gesù volesse andare. Si tratta di una richiesta che accetta qualsiasi condizione. e che corrisponde pienamente allo spirito della sequela di Gesù. rispetto ad essa Gesù insegna che questa condizione è perpetua. non si tratta di sapere dove egli vada. ma di sapere che dovunque andrà egli non avrà mai da poggiare il capo. detto diversamente, Gesù risponde a questo scriba che la sua condizione è sempre di itinerarnza. E che il «dovunque dovessi partire» non è una condizione del momento per poi prendere casa con lui. ma è una condizione costante. 

Prima (vv. 21-22)

Il secondo a proporsi è già un discepolo. Nella versione di Luca è Gesù a rivolgergli la parola per chiamarlo e renderlo discepolo. Qui è lui – già discepolo – a chiedere a Gesù di «partire» per andare a seppellire suo padre. ma questo verbo «partire» si sovrappone a quello di Gesù (v. 18) – ripreso poi dallo scriba (v. 19). 

Qui «partire» significa dirigersi verso una direzione che non è quella in cui Gesù sta camminando. implica un divarcarsi da Lui. Gesù risponde con la parola «seguimi», che indica una scelta di  percorrere la sua stessa direzione. Considerando «morti» coloro che non lo seguono. Finanche per compiere un dovere fondamentale. 

Emerge qui anche la differenza con Luca, che colloca questa scena all’inizio della salita a Gerusalemme, quando Gesù «rese il volto deciso nell’incamminarsi» (9,51). In Luca queste esigenze della vocazione sono rese più dure dalla condizione particolare. In Matteo invece queste esigenze sono proprie della sequela di Gesù in quanto tale (siamo ancora piuttosto agli inizi della sua predicazione). È forse per questo che Matteo omette il terzo discepolo presente in Luca. di fatto in Matteo il secondo episodio assorbe anche il terzo lucano. 

I discepoli (v. 23)

Salgono sulla barca i discepoli. cioè coloro che hanno deciso di seguire Gesù alle sue condizioni. Matteo non dice i nomi. ma solo che «i suoi discepoli lo seguirono». I dodici non sono ancora stati scelti. 

La tempesta (vv. 24-27)

Quello che accade sulla barca è dunque paradigmatico della sequela di Gesù. Ad un certo punto una tempesta spaventosa li investe. Gesù è con loro ma sembra essere assente. Ecco una immagine della sequela. Una sequela che richiede «fede» come Gesù stesso insegnerà. Indicando nella paura la loro poca fede. Ma cosa è la fede?

La risposta arriva poco dopo, quando Gesù si solleva, sgrida i venti e il mare ed accade la bonaccia. lo stupore dei discepoli indica ancora l’atteggiamento di poca fede. di coloro che non hanno ancora compreso l’identità di Gesù. La fede è nei suoi confronti, che ha una parola colma di «autorità». Che si esprime nella spiegazione del Regno, come anche sopra la malattia, i demoni e adesso finanche sulla natura stessa. 

La sequela è dunque anche questo. fare esperienza dell’autorità di Gesù e della sua identità. ma questa esperienza ha bisogno della prova per dipanarsi. 

Domande – 26) Mt 8,18-27

  1. [La mia fede] «Vista Gesù [molta] folla intorno a lui comandò di partire per oltre». Il «partire» di Gesù è la richiesta implicita di una disponibilità ai discepoli. Tanto che si è discepoli solo se si decide di partire con Lui. Se si decide di accettare di non avere luogo fisso. Se si decide di continuare a sceglierlo di fronte ad ogni situazione della vita. Quanto mi sento discepolo? Quali sono le mie condizioni alla sequela di Gesù? 
  2. [Gli altri] «E salito sulla barca i suoi discepoli lo seguirono». Se mi sento discepolo sono anche su una barca. Qual’è la barca sulla quale ho scelto di navigare? È la stessa sulla quale è salito Gesù? Chi sono le persone che vi sono dentro? Quanto mi sento dello stesso equipaggio?
  3. [La prassi]«Perché siete paurosi, [uomini] di poca fede?». Gesù insegna che la paura è segno di poca fede. Che se Lui è presente sulla barca, essa non affonderà. Non solo: le prove sembrano essere necessarie per conoscere Gesù. Cosa penso delle prove nella mia vita: le sento come segno di vicinanza o lontananza da parte di Gesù? Quale atteggiamento vivo nella prova? Quali sono le paure più ricorrenti della mia vita? Cosa c’entra Gesù con loro?