23) Mt 8,5-13 – 29/11/2023

1.   Il Testo

5Entrato egli in Cafarnao gli venne incontro un centurione che lo chiamava 6e diceva: «Signore, il mio servo giace in casa paralitico, soffrendo spaventosamente». 7E dice a lui: «Io, dopo essere venuto, lo curerò». 8E rispondendo il centurione disse: «Signore, non sono degno che entri sotto il mio tetto, ma solo parla con una parola e il mio servo sarà guarito. 9Anche io infatti sono un uomo sotto autorità, avendo sotto di me soldati, e dico a uno: «va’» ed egli va, e a un altro «vieni» ed egli viene. E al mio servo: «fa’ questo» e [lo] fa. 10Avendo ascoltato, Gesù si stupì e disse agli ascoltatori: «In verità vi dico, presso nessuno ho trovato questa fede in Israele. 11Vi dico che molti da Oriente e da Occidente giungeranno e saranno seduti con Abramo e Isacco e Giacobbe nel Regno dei cieli, 12mentre i figli del Regno saranno gettati nella tenebra che è fuori. Lì sarà il pianto e lo stridore dei denti». 13E disse Gesù al centurione: «Va’, come hai creduto [così] sia accaduto a te». E fu guarito il [suo] servo in quell’ora.

2   Il Messaggio

                5Entrato egli in Cafarnao gli venne incontro un centurione che lo chiamava. Il brano si apre con Gesù che entra in Cafarnao, città molto familiare a Gesù, che è la città di Pietro, Giovanni e Giacomo, la città in cui si è sistemato e dove ha predicato.Il centurione è un uomo romano di fede pagana. In Matteo, rispetto a Luca, si sottolinea un contatto diretto tra il centurione e Gesù che ci descrive questo rapporto.

                «Signore, il mio servo giace in casa paralitico, soffrendo spaventosamente». Il centurione chiama Gesù “Signore”,  ma potrebbe trattarsi di un titolo generico. Il servo del centurione sembrerebbe avere un problema, che non si è presentato in quel momento ma sembra averlo già da tempo.  Non compare una richiesta da parte del centurione (o è implicita o non c’è) che gli sta raccontando qualcosa.

                7E dice a lui: «Io, dopo essere venuto, lo curerò». Gesù riferisce, lo “curerò”,  che è un verbo diverso da “guarire”. Curare sta ad indicare la terapia ovvero un’azione che conduce alla guarigione.

8E rispondendo il centurione disse: «Signore, non sono degno che entri sotto il mio tetto, ma solo parla con una parola e il mio servo sarà guarito.Il centurione usa un termine che fa riferimento all’esito della terapia: “guarito”. Tuttavia, con questa risposta il centurione riporta molte cose. In prima luogo fa riferimento alla propria indegnità, si riconosce pagano e non credente dello stesso Dio, ma dicendo “parla con una sola parola e il mio servo sarà guarito” . quest’uomo professa la sua certezza. Si fida della realizzazione della Parola di Gesù al punto da procurare una guarigione, è una parola sicura, che non sbaglia ma guarisce direttamente. È una fiducia nella Parola di Gesù tale che questi non ha bisogno di recarsi fisicamente alla casa del centurione, ma è sufficiente che Lui parli solo.

                 9Anche io infatti sono un uomo sotto autorità, avendo sotto di me soldati, e dico a uno: «va’» ed egli va, e a un altro «vieni» ed egli viene. E al mio servo: «fa’ questo» e [lo] fa. Quest’uomo, che tecnicamente non ha fede, compie, sulla base della sua esperienza,  un’analogia di vita che racconta qualcosa che per Gesù è espressione di una fede più grande di quelle incontrate sino a quel momento. Spesso leghiamo la fede ad un rito, ad un simbolo, ad una formula, invece, quest’uomo la esprime con un linguaggio militare, in maniera superiore a qualsiasi altra espressione di fede che è stata fatta finora. Con la sua semplicità ed esperienza di soldato dice qualcosa che Gesù non ha mai trovato in Israele

                10Avendo ascoltato, Gesù si stupì e disse agli ascoltatori: «In verità vi dico, presso nessuno ho trovato questa fede in Israele. Gesù si sorprende di questa fede fuori dal popolo, ed è come se da ciò prendesse spunto per raccontare qualcosa che ha a che fare con la salvezza, a cui si arriva passando dalla guarigione. E tale percorso, dalla guarigione alla salvezza, passa per la fede, passa per il rapporto con Dio e non per l’appartenenza ad un popolo.

                11Vi dico che molti da Oriente e da Occidente giungeranno e saranno seduti con Abramo e Isacco e Giacobbe nel Regno dei cieli, 12mentre i figli del Regno saranno gettati nella tenebra che è fuori. Il primato, quindi, non è l’appartenenza ad un popolo, alle tradizioni, ma la fede.

                Lì sarà il pianto e lo stridore dei denti». 13E disse Gesù al centurione: «Va’, come hai creduto [così] sia accaduto a te». E fu guarito il [suo] servo in quell’ora. Questa risposta di Gesù ci fa tornare al brano precedente. È la fede che produce o la Parola di Gesù? La frase del brano precedente e la risposta di Gesù: “Signore se tu vuoi puoi purificarmi […] lo voglio”, chiariscono che la causa principale del motivo per cui noi siamo beneficati è che Dio vuole il nostro bene. C’è una radicale forza che Dio vuole il nostro bene e questa forza è la nostra fede. “ Se vuoi puoi”, su cui ci siamo focalizzati nel brano precedente, si attiva nella misura in cui si ha fede nel bene che Dio ci vuole. Ed evidentemente  il centurione ha veramente fede perché accade. La causa prima di ogni azione miracolosa nella nostra vita è che la volontà di Dio desidera il nostro bene, è nella Parola di Gesù, rispetto alla quale parola noi abbiamo fede, una fede che mai precede la parola, è sempre nella parola che ci viene detta.

4   Alcune domande per riflettere 

1   [La mia fede] «Dì soltanto una parola». Il centurione manifesta una grande fede nella parola di Gesù. Nella certezza       che ciò che dice si realizza. Quanto la mia fede si avvicina a questa, e quanto se ne allontana? Quali sono le Parole di Gesù oggi nella mia vita? Penso si realizzino o no?

2.  [La prassi] «Presso nessuno ho trovato questa fede in Israele». Il passaggio dalla guarigione alla salvezza mostra che le condizioni della vita sono occasioni di rapportarci al Signore. La fede esprime il modo con cui lo facciamo. Perché esprime la relazione. E questa relazione non si eredita, ma si conquista. Si costruisce. Si vive. Quali sono le occasioni della mia vita nelle quali mi sento chiamato in relazione con Gesù? In che modo si configura la mia relazione in esse. È possibile che ci siano altre occasioni per entrare in relazione con Lui? Perché non mi accorgo di esse?

3.  [Gli altri] «L’analogia della vita». Il centurione esprime la sua fede in Gesù con le categorie che ha: quelle di un soldato che riceve e dà ordini. Eppure Gesù non trova pari fede in Israele. Quanto riesco ad ascoltare la fede dei fratelli anche quando è espressa in modi diversi dai miei? Quanto sono disposto ad andare oltre le “forme” e i “riti” per incontrare ciò che veramente l’altro esprime? Quanto il mio-pregiudizio mi frena? Che “forma” ha la mia fede?

4.  [La mia offerta] «Come hai creduto [così] sia accaduto a te». La fede è la misura della nostra certezza che questa parola accade. Nella nostra vita come nella vita degli altri. E questo anche all’inverso. Quanto ho fatto esperienza degli effetti della mia fede sulla mia/altrui vita? O della fede di qualcun altro sulla mia vita?