21) Mt 7,21-27 – 15/11/2023

1.   Il Testo

21Non chiunque mi dice “Signore, Signore” entrerà nel Regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. 22Molti mi diranno in quel giorno: <<Signore, Signore, non abbiamo profetato nel tuo nome, e nel tuo nome abbiamo scacciato demoni, e nel tuo nome abbiamo fatto molti miracoli?>> 23E allora confesserò loro: <<Giammai vi conosco. Allontanatevi da me operatori di iniquità>>. 24Chiunque, dunque, ascolta queste mie parole e le fa, è somigliante a un uomo saggio, che ha edificato la sua casa sulla pietra. 25E scese la pioggia e vennero i fiumi e soffiarono i venti e caddero su quella casa e non cadde. Era stata fondata sulla pietra. 26E ognuno che ascolta queste mie parole e non le fa, è somigliante a un uomo stolto, che ha edificato la sua casa sulla sabbia. 27E scese la pioggia e vennero i fiumi e soffiarono i venti e caddero su quella casa ed essa cadde e fu grande la sua rovina. 28E avvenne che quando completò Gesù queste parole, rimasero stupite le folle del suo insegnamento. 29Stava, infatti, insegnando loro come avente autorità e non come i loro scribi.

2.   Il Messaggio

21Non chiunque mi dice “Signore, Signore” entrerà nel Regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Colpisce innanzitutto la dicotomia, l’opposizione tra dire e fare. Gesù mette in luce il primato delle azioni. La nostra vita aderisce alla volontà di Dio, innanzitutto (anche senza escludere l’altra parte). Questo primo momento è importantissimo. Ci si chiede cos’è questa volontà di Dio, che cosa riguarda. Considerare la volontà di Dio qualcosa di astratto, paradisiaco, immateriale, non concreto, potrebbe rappresentare un pericolo. C’è un altro passo, più avanti nel Vangelo di Matteo ( 12,50) , in cui Gesù utilizza la stessa espressione: “chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, è per me fratello, sorella e madre”. Pertanto, la stessa espressione: “chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli” si trova in entrambi i passi. Allora c’è un evidente parallelo che Gesù utilizza, un legame tra entrare nel Regno dei cieli e diventare fratello, sorella e madre di Gesù. Quindi, il Regno dei cieli non è soltanto quel Paradiso nel quale si entra dopo la morte, ma il Regno dei cieli comincia già nel presente e ha a che fare con una relazione che ha come cardine la volontà di Dio e coinvolge anche gli altri.

Il secondo passaggio considera che per agire c’è sempre bisogno di una parola. Noi “facciamo” le parole, la traduzione dal greco è proprio questa, ossia noi agiamo traducendo delle parole in azioni, ossia concretizzando, mettendo in atto le parole. Ciò significa che la nostra azione, qualunque essa sia, “fa” delle parole, nel senso di compierle; alcune parole sono quelle di Gesù, altre no. Allora, ci si domanda se non facciamo le parole di Gesù, quali parole facciamo? Da qui comincia a prendere forma anche tutto il contesto successivo.

22Molti mi diranno in quel giorno: <<Signore, Signore, non abbiamo profetato nel tuo nome, e nel tuo nome abbiamo scacciato demoni, e nel tuo nome abbiamo fatto molti miracoli?>> 23E allora confesserò loro: <<Giammai vi conosco. Allontanatevi da me operatori di iniquità>>. Miracoli, profezie, esorcismi, nel nome di Gesù ma Gesù dice di non conoscere chi ha compiuto tali cose, anche se nel suo nome. La chiave per comprendere ciò sta proprio nell’affermazione di Gesù: “chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, è per me fratello, sorella e madre”. Ne deriva che chi fa la volontà del Padre (di Gesù) diventa intimo, familiare, consanguineo di Gesù, a chi, invece, non fa la volontà del Padre , Gesù non lo conosce.

            24Chiunque, dunque, ascolta queste mie parole e le fa, è somigliante a un uomo saggio, che ha edificato la sua casa sulla pietra. 25E scese la pioggia e vennero i fiumi e soffiarono i venti e caddero su quella casa e non cadde. Era stata fondata sulla pietra. 26E ognuno che ascolta queste mie parole e non le fa, è somigliante a un uomo stolto, che ha edificato la sua casa sulla sabbia. 27E scese la pioggia e vennero i fiumi e soffiarono i venti e caddero su quella casa ed essa cadde e fu grande la sua rovina.

Gesù utilizza due metafore in questo passo, e dice che se vogliamo costruire delle relazioni solide, se vogliamo vivere solidamente i nostri progetti di vita, allora dobbiamo costruire sul solido, dove il solido è “fare” le Sue parole. Ci saranno sicuramente delle intemperie naturali, i fiumi, la pioggia, i terremoti, che servono a mettere alla prova quello che abbiamo fatto. In questo contesto, mettere alla prova non significa tentare, ma cercare la verità di quella relazione.

28E avvenne che quando completò Gesù queste parole, rimasero stupite le folle del suo insegnamento. 29Stava, infatti, insegnando loro come avente autorità e non come i loro scribi. Il tutto si conclude con il concetto di autorità. Gesù finisce di parlare e le sue parole fanno entusiasmare le persone, perché hanno autorità. La parola “autorità” non è il modo migliore per tradurre il termine greco, che indica “ciò che proviene dall’essere”. Le parole di Gesù sono talmente autentiche che colpiscono per la loro capacità di rendere perfettamente la realtà delle cose che dice. Gesù sa talmente bene le cose di cui sta parlando, perché intimamente collegate con la sua esperienza, che le sue parole quasi le rendono vive, reali, diversamente da quanto avviene con gli scribi la cui autorità è di tipo nominale.

     3.   Alcune domande per riflettere

   1.  [La mia fede] «Fare la volontà del Padre». Fare la volontà di Dio non è fare cose religiose. Gesù distingue chiaramente le due prospettive, finanche nel caso di miracoli. Cosa significa per me fare la volontà di Dio? Quale idea mi sono fatto di questo?

    2.   [La prassi] «Ognuno che ascolta queste mie parole e non le fa». Non <<fare le parole di Gesù>> significa fare  altre parole. E Gesù spiega che questo produce nella vita una caduta delle costruzioni che si sono innalzate. E la rovina. La vita sembra fatta di parole che si traducono in atto. Tutto sta a quali si scelgono. Quali sono le parole che scelgo di realizzare nella mia vita? Quale la loro priorità?

    3.  [Gli altri] «È per me fratello, sorella e madre». Fare la volontà del padre celeste è costruire le nostre relazioni. Gesù insegna che <<chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre>> (Mt 12,50) Quali parole stanno alla base delle nostre relazioni? Quali si concretizzano? In che modo?

    4.   [La mia offerta] «Questa infatti è la legge e i profeti». L’autorità di Gesù non è qualcosa che l’etichetta o il ruolo impongono. L’autorità di Gesù è la manifestazione della verità delle cose che Lui dice. Essa le rende efficaci, visibili. Perché Lui sa di cosa parla. Perché Lui parla di ciò che gli appartiene. Quale credito il mio cuore offre a Gesù? È un credito come quello che si deve a scribi e farisei? Oppure il credito deriva dall’aver fatto esperienza della verità/efficacia/potenza delle sue parole? Quanto sono persuaso che Gesù conosce in profondità la vita e mi insegna concretamente a viverla?