18) Mt 6,25-33 -18.10.2023

  1. Il Testo

25Per questo vi dico, non preoccupatevi per la vostra anima di cosa mangiate [o bevete]. Né per il vostro corpo di cosa indossate. La vostra anima non vale forse più del cibo e il corpo [più del] vestito? 26Guardate agli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né raccolgono nei depositi, e il Padre vostro, quello celeste, li nutre. Non voi differite più di loro? 27Chi di voi, preoccupandosi, può aggiungere alla sua statura un cubito? 28E riguardo al vestito perché vi preoccupate? Imparate dai gigli del campo come crescono. Non si affaticano e non filano. 29Vi dico che neppure Salomone in tutta la sua gloria vestiva come uno di questi. 30Se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani è gettata nella fornace, non [farà] molto di più per voi, di poca fede. 31Non dunque preoccupatevi dicendo cosa mangeremo? Oppure cosa berremo? Oppure cosa indosseremo? 32Tutte queste cose le cercano i pagani. Il Padre vostro, quello celeste, sa infatti che avete bisogno di tutte queste cose. 33Cercate, invece, prima il regno [di Dio] e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno aggiunte. 34Non dunque preoccupatevi del domani. Il domani, infatti, si preoccuperà di se stesso. È sufficiente al giorno il suo male.

2. Il Messaggio

Questo  brano si intende un po’ più in profondità mettendolo in continuità con quello  che abbiamo letto precedentemente perché ha dei tratti di grande continuità con il Padre Nostro. La frase che introduce il Padre Nostro spiega l’atteggiamento con il quale in fondo bisogna pregare perché se non c’è quell’atteggiamento si prega come i gentili cioè come coloro che non hanno fede e questo atteggiamento ha a che fare con la certezza che Dio Sa quello di cui abbiamo bisogno. Un po’ per dare continuità alla dimensione della preghiera, in questo brano troviamo la prosecuzione della relazione con Dio corretta così come la mostra Gesù nel Padre Nostro e del suo protrarsi nella vita. Qui sembra esserci un passo ulteriore e l’essenza sono le cose della vita che diventano uno strumento di relazione con Dio o di allontanamento da Dio.

Una delle parole che ricorrono di più è «preoccupazioni»/«preoccuparsi» e questa parola che ha a che fare con il più : “la vostra anima/vita non vale di più…” , “ chi si preoccupa di aggiungere…” “Dio non farà molto di più… ” “…cercate prima…” . Tutto il brano ha a che fare con un ordine. Quindi la questione non è eliminare il lavoro sarebbe un atteggiamento sbagliato quello di pensare che poiché Dio si preoccupa per me si dovrebbe attendere passivamente dal Cielo il necessario. Ma qui entra l’idea della preoccupazione che è lo stesso verbo usato nella parabola del seminatore. Le preoccupazioni che schiacciano come spine il seme/la pianta e la soffocano. Anche l’immagine che Gesù utilizza del soffocare è qualcosa che sta sopra il seme che cresce ed è esattamente il significato della preoccupazione. La preoccupazione è un occupazione che viene prima oppure secondo un prefisso latino prae- una preoccupazione molto importante. Quindi dal punto di vista o temporale o di importanza non cambia molto è qualcosa che sta in cima ai miei pensieri,  al mio cuore.

25Per questo vi dico, non preoccupatevi per la vostra anima di cosa mangiate [o bevete]. Né per il vostro corpo di cosa indossate. La vostra anima non vale forse più del cibo e il corpo [più del] vestito? Allora  il problema è l’ordine delle cose e Gesù la prima cosa che dice è: “la vostra anima non vale più del cibo”. Noi, dice Gesù, valiamo di  più del cibo e del vestito questa è la premessa. La vostra anima, la vostra vita, il vostro corpo, non inteso come corporeità che ha solo bisogno di cibo (sfido a vedere che siamo solo anima) valete di più di vestito e cibo. Significa che la vita vale di più che essere spesa per procurarsi un cibo e un vestito che fa parte di una dimensione periferica.

26Guardate agli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né raccolgono nei depositi, e il Padre vostro, quello celeste, li nutre. Non voi differite più di loro? 27Chi di voi, preoccupandosi, può aggiungere alla sua statura un cubito? 27Chi di voi, preoccupandosi, può aggiungere alla sua statura un cubito? 28E riguardo al vestito perché vi preoccupate? Imparate dai gigli del campo come crescono. Non si affaticano e non filano. 29Vi dico che neppure Salomone in tutta la sua gloria vestiva come uno di questi.  Il Signore dice voi siete belli più di quanto voi possiate mai vestirvi finanché un giglio è più bello di Salomone che è il più glorioso re di Israele per sapienza, ma anche per ricchezza. Allora questa prima parte dice guardate che voi avete una cosa preziosa che potete buttare: la Vita che vi è donata è tanto preziosa che se la utilizzate per cercare queste cose, che pure sono vostro bisogno, voi la sciupate. Prosegue Gesù con degli approfondimenti.

Detto che la vostra vita vale di più di queste cose, e che Dio sa che ne avete bisogno la conseguenza è un’apertura alla fiducia in Dio. Basterebbe guardare gli uccelli del cielo per accorgersi che se Dio si preoccupa di loro sicuramente si preoccupa di me. Questo è un discorso di fede, che allena il nostro sguardo a vedere la realtà. In continuità col brano precedente ove è detto con altre parole “se il tuo occhio è chiaro tutto il tuo corpo sarà nella luce”.

In secondo luogo Gesù cita il giglio precisando che la bellezza di un giglio supera tutti gli sforzi dell’uomo più sapiente e più ricco che Israele abbia visto nella sua storia. Questo significa che per quanto voi possiate essere ricchi, sapienti, intelligenti raffinati non riuscirete mai a raggiungere quella bellezza che Dio vi ha già donato e il vestito non aggiunge nulla alla vostra esistenza. 30Se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani è gettata nella fornace, non [farà] molto di più per voi, di poca fede. 31Non dunque preoccupatevi dicendo cosa mangeremo? Oppure cosa berremo? Oppure cosa indosseremo? 32Tutte queste cose le cercano i pagani. Il Padre vostro, quello celeste, sa infatti che avete bisogno di tutte queste cose.

33Cercate, invece, prima il regno [di Dio] e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno aggiunte. La Provvidenza aggiunge a chi vive il Regno. La Provvidenza è quello che interviene perché io ho speso la mia vita per Dio e non mi sono preoccupato di me, ovviamente sempre con quel significato di preoccupazione. Questo concetto lo troviamo anche quando Gesù invia gli apostoli che inviandoli  due a due si raccomanda di portare solo bastone e sandali.

34Non dunque preoccupatevi del domani. Il domani, infatti, si preoccuperà di se stesso. È sufficiente al giorno il suo male. Come il pane quotidiano è sufficiente, è necessario anche la sua pena. E anche questo rientra in una dimensione di fiducia, di provvidenza e di amore verso Dio.

Domande

  1. [La mia fede] «Non vi preoccupate per anima e corpo». La preoccupazione dell’anima e del corpo si traduce in una sovrastima di ciò che abbisogna loro: cibo e vestito. Quanto sono importanti per me la bellezza esteriore, la comodità o il benessere? Quanto queste cose occupano posto nei miei pensieri? Quanto spengono il mio desiderio di Dio?
  • [La prassi] «Guardate agli uccelli del cielo». Tutta la realtà parla di Dio. Parla della sua bontà. Quali cose del mondo che mi circonda mi richiamano a Lui? Di cosa parlano queste cose?
  • [Gli altri] «È sufficiente al giorno il suo male.». Ogni giorno ha il suo carico di fatica. E anche di “male”. Sono capace di accettarlo senza ribellarmi? Come leggo questa fatica? In che relazione sta con la consapevolezza che «il Padre celeste sa»?
  • [La mia offerta] «Cercate prima il Regno». Preoccuparsi del cibo, del vestito, del domani è un togliere spazio alla ricerca del Regno, che è il cuore della vita. In cosa la mia giornata esprime questa ricerca? In quali momenti? In quali azioni?