2) 1Cor 3, 18/09/21 (29/09/21)

Il Testo

1 Io fratelli, non ho potuto parlare a voi come a [uomini] spirituali ma coma a [uomini] carnali, come a neonati in Cristo. 2Vi ho dissetato con latte, non cibo [solido]. Non infatti potevate. Ma neanche ora potete, 3ancora infatti siete carnali. Dove infatti [c’è] invidia e gelosia, come non siete carnali e camminate secondo l’uomo?
4Quando infatti uno dice: «Io sono di Paolo», l’altro: «Io di Apollo», non siete uomini? Cosa dunque è Apollo? Cosa è Paolo? Servi per mezzo dei quali avete creduto e a ciascuno come il Signore ha concesso. 6Io ho piantato, Apollo ha innaffiato, ma [il] Dio ha fatto crescere. 7Così né chi pianta è qualcosa, né chi irriga, ma Dio che fa crescere. 8Chi pianta e chi irriga sono uno, ciascuno riceve la stessa ricompensa secondo la propria fatica. 9Di Dio infatti siamo collaboratori, e voi siete il campo di Dio, l’edificio di Dio.

10 Secondo la grazia di Dio che è stata data a me come sapiente architetto ho posto un fondamento. Un altro vi costruisce sopra. Ciascuno guardi a come costruisce. 11Nessuno può porre infatti altro fondamento da quello che giace, il quale è Cristo Gesù. 12 Se uno costruisce sopra il fondamento [con] oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, 13l’opera di ciascuno diventerà manifesta, infatti il giorno la mostrerà, poiché con il fuoco sarà svelata. E il fuoco saggerà qual’è l’opera di ciascuno. 14Se l’opera di chi ha costruito sopra rimane, riceverà la ricompensa. 15Se l’opera di uno sarà bruciata, [questi] sarà punito: tuttavia [egli] si salverà, però come mediante il fuoco. 16Non sapete che siete tempio di Dio e lo Spirito di Dio abita in voi? 17Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio lo distruggerà. Infatti il tempio di Dio, che siete voi, è santo.

18Nessuno si illuda. Se uno tra voi pensa di essere saggio in questo secolo, diventi folle, per diventare saggio. 19Infatti la sapienza di questo mondo è follia presso Dio. È scritto infatti: colui che afferra i sapienti con la loro astuzia (Gb 5,13). E di nuovo: Il Signore conosce i pensieri dei sapienti, che sono vani (Sal 94,11). Quindi nessuno si vanti tra gli uomini. Ogni cosa infatti è vostro: 22sia Paolo, sia Apollo, sia Cefa, sia il mondo, sia la vita, sia la morte, sia le cose presenti, sia le cose che devono venire. Tutto è vostro, 23voi di Cristo, Cristo di Dio.

Il messaggio

1 Io fratelli, non ho potuto parlare a voi come a [uomini] spirituali ma coma a [uomini] carnali, come a neonati in Cristo. 2Vi ho dissetato con latte, non cibo [solido]. Non infatti potevate. Ma neanche ora potete, 3ancora infatti siete carnali. Dove infatti [c’è] invidia e gelosia, come non siete carnali e camminate secondo l’uomo? Ci sono due modi di accostarsi alla realtà di Dio: una è quella della sapienza umana, l’altra mediante lo Spirito di Dio e la predicazione del Vangelo che è la croce, che produce però scandalo e allontanamento. Queste parole di Paolo dicono molto di lui, del suo desiderio e allo stesso tempo dell’impossibilità di comunicare quello che egli avrebbe voluto, perché manca negli ascoltatori una vera ricezione. Essa è connotata da due termini: «carnale» e «spirituale». La dimensione carnale nega quella dello spirito, è un sinonimo di quella dimensione psichica che si oppone a quella pneumatica, cioè spirituale.

Prima dello svezzamento il bambino non può mangiare cibi solidi perché si soffocherebbe, questa impossibilità è propria anche della comunità dei Corinzi: non possono, nella condizione in cui sono, ricevere quello che in realtà Paolo vorrebbe dar loro. Esiste in questa prima parte un’impossibilità, Paolo vorrebbe ma non può, la comunicazione è ancora inadeguata per portare quello che Paolo vuole dire, i membri della comunità non sono pronti ad ascoltare. Nel Vangelo di Luca letto di recente, Gesù dice: «il Figlio dell’uomo deve soffrire» e i discepoli discorrono su chi sia il più grande; anche in questo caso c’è una situazione di incomunicabilità dipendente dal fatto che i membri della comunità sono carnali. Gelosia ed invidia sono gli elementi che Paolo rinviene all’interno del contesto dei Corinzi, e questo gli fa trarre la conclusione che sono carnali.

Ragionare secondo Dio è diverso da ragionare secondo l’uomo, quando ragioniamo solo secondo l’uomo stiamo prendendo un binario che non ci consente di costruire i nostri rapporti in Dio. Se viene predicato il Vangelo umanamente, che cosa viene compreso? Si dà peso alle simpatie personali quindi ci si identifica non con il Vangelo che è predicato ma ci si rivede nello strumento, la qual cosa è problematica perché in questo caso si sta umanizzando tutto, si coglie il messaggio divino in una prospettiva solamente umana. Paolo fa l’esperienza della predicazione di qualcosa che è soprannaturale ma che viene categorizzato in termini troppo umani. La capacità di far crescere la nostra vita appartiene soltanto a Dio, noi siamo collaboratori o meglio coloro che lavorano insieme all’azione di Dio (che è potenza).

4Quando infatti uno dice: «Io sono di Paolo», l’altro: «Io di Apollo», non siete uomini? Cosa dunque è Apollo? Cosa è Paolo? Servi per mezzo dei quali avete creduto e a ciascuno come il Signore ha concesso. 6Io ho piantato, Apollo ha innaffiato, ma [il] Dio ha fatto crescere. 7Così né chi pianta è qualcosa, né chi irriga, ma Dio che fa crescere. 8Chi pianta e chi irriga sono uno, ciascuno riceve la stessa ricompensa secondo la propria fatica. 9Di Dio infatti siamo collaboratori, e voi siete il campo di Dio, l’edificio di Dio. 10 Secondo la grazia di Dio che è stata data a me come sapiente architetto ho posto un fondamento. Un altro vi costruisce sopra. Ciascuno guardi a come costruisce. 11Nessuno può porre infatti altro fondamento da quello che giace, il quale è Cristo Gesù. Paolo guarda la comunità come il campo di Dio o l’edificio di Dio. Non siamo solamente individualmente il tempio di Dio, tutti insieme siamo edificio. C’è una presenza di Dio individuale ed una collettiva, s. Tommaso d’Aquino direbbe che sono due “qualità di presenze diverse”, tutti abbiamo bisogno di nutrirci di entrambe. La dimensione comunitaria serve a fare esperienza di Dio personale ma anche nel fratello (è la prospettiva emersa dal Vangelo di Giovanni).

Paolo denuncia questo e poi afferma che il Vangelo che ha predicato ha un solo fondamento: Cristo. Su questo fondamento ognuno vi costruisce. Due cose sono tuttavia importanti: la prima è che il fondamento, la pietra che è alla base della vita cristiana, nessuno può sostituirla. Se si vuol essere cristiani il fondamento è Cristo quindi nessuno può mettere una base che è diversa dal Vangelo. Non è possibile costruire una comunità cristiana che non abbia come fondamento Cristo. Se vogliamo essere cristiani non possiamo sostituire il Vangelo di Dio a qualsiasi dottrina umana. Quello che Paolo ha fatto riguarda una fedeltà che la Chiesa proclama ancora oggi, fondata sulla testimonianza degli apostoli che a loro volta l’hanno fondata in Cristo (lo diciamo nel Credo: la Chiesa una, santa e apostolica). Oggi abbiamo la tentazione di cambiare il fondamento, di smussare il Vangelo, di aggiornarlo.

12 Se uno costruisce sopra il fondamento [con] oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, 13l’opera di ciascuno diventerà manifesta, infatti il giorno la mostrerà, poiché con il fuoco sarà svelata. E il fuoco saggerà qual’è l’opera di ciascuno. 14Se l’opera di chi ha costruito sopra rimane, riceverà la ricompensa. 15Se l’opera di uno sarà bruciata, [questi] sarà punito: tuttavia [egli] si salverà, però come mediante il fuoco. 16Non sapete che siete tempio di Dio e lo Spirito di Dio abita in voi? 17Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio lo distruggerà. Infatti il tempio di Dio, che siete voi, è santo. Paolo sta parlando alla comunità ed i verbi che utilizza sono molto significativi. Il termine «manifestare» significa che le nostre azioni non manifestano, non si mostrano nella loro essenza (se sono azioni di fedeltà o infedeltà), le mostrerà il giorno (del giudizio) perché col fuoco saranno rivelate, svelate, è come se la nostra azione di adesso sia un’azione che è ancora velata. Quel giorno invece, mediante il fuoco, mediante la prova, si mostrerà la fedeltà di quell’opera, quanto è preziosa agli occhi di Dio. Le nostre azioni valgono agli occhi di Dio soltanto se sono fedeli alla Sua Legge, a Cristo, perché altrimenti tutto quello che noi costruiremo nella nostra vita sarà vano

Chi di noi non vuole costruire un qualcosa di solido e che resti nel tempo? Come facciamo a sapere se quello che stiamo costruendo e le azioni che stiamo facendo, se le relazioni sono vere o no? Ci vuole la prova, che ci fa capire se quella relazione resta in piedi o no, sono quelle prove che di solito cerchiamo di evitare. Bisogna rivalutare la fatica nell’amicizia ad esempio. Se l’amicizia non supera la prova della fatica non cresce e la relazione non si sviluppa.  Ringraziamo il Signore tutte le volte che avviene una prova perché ci sta aprendo gli occhi facendoci capire a che punto siamo con la nostra vita e con le relazioni che ci circondano. Paolo esorta a stare attenti a come vengono costruite le relazioni, a come viene impostata la propria vita. Ciò che deve durare è ciò che è vero.

Se l’opera di chi ha costruito rimane riceverà la ricompensa, altrimenti verrà bruciato, avrà perso la vita, magari si salverà se si pente, ma ha bruciato il tempo e l’esistenza a disposizione. I verbi sono quattro e molto significativi: mostrare, svelare, manifestare e saggiare. Paolo afferma che si è responsabili di quello che si costruisce essendo noi tempio dello Spirito, se uno distrugge il tempio Dio lo distruggerà, il tempio è santo non appartiene a noi ma a Dio. La nostra responsabilità va oltre ciò che umanamente si vede, non siamo solamente una dimensione umana e carnale, abbiamo una dimensione che non si vede e che non vedremo mai se continuiamo a ragionare solamente da uomini.

18Nessuno si illuda. Se uno tra voi pensa di essere saggio in questo secolo, diventi folle, per diventare saggio. 19Infatti la sapienza di questo mondo è follia presso Dio. È scritto infatti: colui che afferra i sapienti con la loro astuzia (Gb 5,13). E di nuovo: Il Signore conosce i pensieri dei sapienti, che sono vani (Sal 94,11). Quindi nessuno si vanti tra gli uomini. Ogni cosa infatti è vostro: 22sia Paolo, sia Apollo, sia Cefa, sia il mondo, sia la vita, sia la morte, sia le cose presenti, sia le cose che devono venire. Tutto è vostro, 23voi di Cristo, Cristo di Dio. Per Paolo il sapiente è colui che sa vivere bene, a cui si chiedono consigli. Se si pensa di essere sapiente ed avere le chiavi dell’esistenza, non si è sapienti, bisogna farsi stolti, azzerare questa pretesa di conoscenza. La sapienza di questo mondo è follia. Paolo cita inoltre due testi, uno di Giobbe e l’altro di un salmo, Dio non si fa trarre in inganno e si serve dell’astuzia degli astuti (la furbizia, in alcuni testi tradotta come malizia) per rovinarli. Il Signore conosce i pensieri dei sapienti, sono vuoti. Quindi non bisogna vantarsi, il vanto non serve a niente. Tutto ciò che noi possiamo sapere di significativo cioè Dio, Dio ce lo dona, ce lo regala, non arriva con la sapienza umana ma solo per fede. La fede consiste nel farsi folli, perché questo ci permette di accogliere la sapienza della croce.

Non si può possedere qualcosa quando noi a nostra volta non ci apparteniamo perché siamo di Dio, viene smontata la logica del possesso. È un modo molto bello per mostrare come si vive la vita, cioè gioendo di tutto quello che il Signore ci dà, ma ce lo dà per arrivare a Lui come strumento, come mezzo non come fine. Basta pensare al Cantico delle creature di Francesco, che descrive l’esperienza di un uomo liberato che non possiede niente ma vive tutto come dono. La conclusione è di appartenenza, riconoscimento che apparteniamo a Dio. Come è possibile riconoscerla? Bisogna comprendere che la nostra identità è essere tempio, ricevitori dello Spirito che è l’unica condizione che ci permette di vivere Dio. Finché vivremo sopraffatti dalle nostre idee e sapienza, dai nostri talenti noi non potremo vivere la presenza discreta e silenziosa di Dio, rispettosa della libertà.  Per conoscere la presenza di Dio in noi dobbiamo conoscere la nostra libertà, dobbiamo percepire la libertà di dire che intravediamo l’azione di Dio. Se non arriviamo a quella parte di noi stessi che è libera è difficile poter percepire l’azione di Dio.

Dio soffia nella direzione della libertà, ma se noi siamo schiavi dei nostri desideri, volontà, possessi, progetti preponderanti la nostra libertà è schiacciata da tutti questi desideri. Bisogna spogliarsene. Se ci spogliamo e stiamo attenti come Elia, percepiamo quel soffio leggero. La Parola di Dio è ispirata, viva, non ci trasferisce solo un racconto e dei concetti, agisce e compie delle azioni. La lettura della Parola di Dio è una lettura nella Chiesa ma anche un ascolto nello Spirito. Dobbiamo poter imparare a percepire come lo Spirito ci riempie a partire dalla Parola: ci istruisce, ci dà gioia, coraggio, ci sostiene, ci costruisce, guarisce le nostre ferite. Insomma, agisce dentro di noi.

Alcune domande per riflettere

Guardando alla mia vita di fede penso di essere carnale o spirituale? Quali sono gli elementi che rendono la mia visione della realtà canale?Riesco a individuarli? Sono disposto a metterli in discussione?

2. Riesco ad accorgermi dell’azione di Dio nella mia vita? Riesco ad osservare il mio cammino come effetto dell’azione di Dio che irriga i solchi della mia esistenza? Sono tentato di vantarmi e dimenticare che ciò che sono è dono di Dio? Che ciò che sono appartiene a Dio?

3. L’azione di Dio in me avviene mediante lo Spirito Santo. Quanta consapevolezza ho del fatto che posso accogliere o respingere la presenza viva dello Spirito di Dio in me? Lo cerco? Lo interpello? Provo ad ascoltarlo?