26) Lc 6, 1-12 – 31/05/2020
1. Il testo
1Avvenne di sabato che egli passò attraverso campi di grano, e strappavano i suoi discepoli e mangiavano le spighe sgranandole con le mani. 2 Alcuni dei farisei dicevano: «Perché fate ciò che non è lecito nei sabati?». 3 E rispondendo verso di loro disse Gesù: «Non avete letto ciò che fece Davide quando ebbe fame lui e quelli [che erano] con lui, 4 [come] entrò nella casa di Dio e, presi i pani dell’offerta, mangiò e diede a quelli con lui ciò [che] non è lecito mangiare se non ai soli sacerdoti?». 5 E disse loro: «Signore del sabato è il figlio dell’uomo». 6Avvenne un altro sabato che egli entrò nella sinagoga e insegnava. E c’era un uomo lì e la sua mano – quella destra – era inaridita. 7Lo sorvegliavano gli scribi e i Farisei se di sabato curava, per trovare di accusarlo. 8Egli era a conoscenza dei loro pensieri, disse all’uomo che aveva la mano inaridita: «Alzati e stai nel mezzo». E, alzatosi, stette. 9Disse Gesù verso di loro: «Vi domando se è lecito di sabato fare bene o fare male, salvare una vita o uccidere». 10 E guardando intorno tutti loro disse a lui: «Stendi la tua mano». Quello lo fece e fu ristabilita la sua mano. 11Essi furono riempiti di follia e parlavano tra loro di cosa fare a Gesù.
2. Il messaggio
1Avvenne di sabato che egli passò attraverso campi di grano, e strappavano i suoi discepoli e mangiavano le spighe sgranandole con le mani. I discepoli stanno facendo qualcosa che non è lecito. L’azione di sgranare le spighe fa riferimento ad una sorta di lavoro, anche se si tratta di un’attività manuale propedeutica al mangiare. I discepoli dunque stanno compiendo un’azione che rientra in un lavoro proibito.
2 Alcuni dei farisei dicevano: «Perché fate ciò che non è lecito nei sabati?». 3 E rispondendo verso di loro disse Gesù: «Non avete letto ciò che fece Davide quando ebbe fame lui e quelli [che erano] con lui, 4 [come] entrò nella casa di Dio e, presi i pani dell’offerta, mangiò e diede a quelli con lui ciò [che] non è lecito mangiare se non ai soli sacerdoti?». La chiave di lettura per interpretare il brano è la funzione del lavoro. Tale lavoro è stato fatto in funzione del nutrimento. Al contrario, una strettissima osservanza della legge avrebbe impedito loro di mangiare. Il termine «lecito» del v. 2 è reso in greco con il verbo exeimi, che indica ciò che proviene da un’autorità. Infatti la radice è la stessa del termine exousia, «autorità». Il discorso dei farisei dunque verte sull’autorità., tanto che la frase centrale è il v. 5: «Signore del sabato è il figlio dell’uomo».
Nella Sua risposta, Gesù fa un esempio, sottolineando la questione della fame. Si tratta dell’esempio (1Sam 21, 7) in cui Davide, fuggendo dal re Saul, entra in un santuario e per bisogno di mangiare prende i pani dell’offerta a Dio che solo i sacerdoti possono consumare. Secondo Gesù, con questa azione, Davide non ha tolto nulla a Dio. Emerge qui sottintesa la contrapposizione tra l’autorità dei sacerdoti, ai quali solo è lecito mangiare delle offerte, e Davide che “scavalca” questa autorità per fame. Allo stesso modo, l’autorità di Gesù viene posta al di sopra del sabato, al di sopra di quella dei farisei. Gesù scardina il concetto di autorità dell’uomo. La reazione che il gesto di Gesù provoca negli interlocutori è una reazione di condanna, come si può notare dal secondo episodio menzionato nel brano.
6Avvenne un altro sabato che egli entrò nella sinagoga e insegnava. E c’era un uomo lì e la sua mano – quella destra – era inaridita. 7Lo sorvegliavano. Il verbo è paratereo, composto del verbo tereo, presente soprattutto in Giovanni e che indica il custodire e il mettere in pratica la Parola. I farisei dunque custodiscono e sorvegliano quello che sta facendo Gesù per vedere se interviene nel curare l’uomo e, dunque, per accusarlo. Con questo atteggiamento, essi danno prova di aver già condannato Gesù, non vogliono ascoltarlo ma vogliono solo accusarlo (v. 7: per trovare di accusarlo).
8Egli era a conoscenza dei loro pensieri, disse all’uomo che aveva la mano inaridita: «Alzati e stai nel mezzo». E, alzatosi, stette. Le parole che Gesù pronuncia indicano un porre l’uomo al centro della dimensione comunitaria, ove è presente come il brano fa notare anche lo stesso Gesù. L’esigenza espressa nel versetto non è più quella della fame ma quella, maggiormente più importante, di curare un uomo dalla mano inaridita. La mano inaridita è una mano paralizzata, che non può lavorare (si tratta infatti della mano destra).
Gesù pone quest’uomo e la sua esigenza al centro dell’attenzione della comunità. Inoltre, egli rigira la domanda ai farisei: 9Disse Gesù verso di loro: «Vi domando se è lecito di sabato fare bene o fare male, salvare una vita o uccidere». L’espressione riguarda la possibilità di aiutare questa persona nella sua esigenza ma soprattutto la possibilità di salvare o uccidere. Con questi due verbi, l’allusione è a quello che i farisei decideranno di fare non solo a quell’uomo, ma anche allo stesso Gesù. Al centro della dimensione delle scelte da fare non c’è solo l’uomo malato ma anche Gesù stesso. Egli fa notare che di sabato i farisei si arrogano il diritto di decidere se fare bene o male, che dunque essi si prendono un’autorità.
La questione verte sull’autorità: a chi la devono i farisei? E’ una dimensione solamente autoreferenziale? I farisei si preoccupano del fatto che il gesto di Gesù offende Dio o del fatto che questo gesto mina la loro autorità? La legge diviene espressione di un culto divino o diviene un atto di imposizione di una maestà?
10 E guardando intorno tutti loro disse a lui: «Stendi la tua mano». Quello lo fece e fu ristabilita la sua mano. Il verbo apokathistemi, «ristabilire» indica il fatto che viene stabilita una condizione originaria, l’uomo – obbediente – torna ad essere sano.
11Essi furono riempiti di follia e parlavano tra loro di cosa fare a Gesù. La follia riempie il cuore dei farisei, divengono insensati, parlano tra loro di cosa «fare» a Gesù. Se in Mc 3, 6 i farisei decidono di uccidere Gesù, nel brano di Luca viene utilizzato il verbo fare (poieo), che è lo stesso verbo utilizzato da Gesù al v. 9 e dai farisei a v. 2. Il verbo dunque attraversa tutto il brano e ci fa capire che nel cuore dei farisei c’è una profonda rivalsa nei confronti di Gesù. Maggiormente in questo periodo, stiamo tutti facendo esperienza di norme più stringenti ma stiamo anche notando cosa sorge dentro di noi quando qualcuno non rispetta una norma. Da cosa dipendono le nostre reazioni? Dall’infrazione di una regola che mette in pericolo gli altri o dalla mancanza di rispetto? Quale elemento ci colpisce maggiormente? E’ una questione di bene o male, o piuttosto una questione di autorità minata, una questione legislativa? Gesù ci dice che l’unica vera autorità è quella di Dio.
Quando ci si concentra solo sull’autorità, il modo di ascoltare e custodire la Parola viene travisato. Se nel nostro cuore ci sono sentimenti non compatibili con quelli di Gesù, corriamo il rischio di non ascoltarlo veramente, così come non ascoltiamo il fratello e siamo prevenuti nei suoi confronti. Tutto questo incide profondamente sul nostro rapporto con Gesù e ci rende insensati, ciechi, privi di intelletto.
Infine, è degno di nota il fatto che Gesù, nonostante conosca che i suoi ascoltatori non attendono altro che condannarlo, continua a fare del bene. Gesù ci insegna che Lui va dritto al bene, nel momento presente, lì dove è chiamato a fare il bene, cioè mettendo al centro della comunità l’esigenza di un uomo.
Nel brano dunque sono posti in contraddizione la legge arida nella sua interpretazione autoritaria, e l’andare incontro al fratello. Gesù insegna che se non si guarda il fratello, non si guarda neanche Dio. La legge asettica, la legge del fare per il fare, la legge che non ha un discernimento, non può essere una legge che onora Dio. Al contrario, la legge che onora Dio deve fare crescere la dimensione umana. Gesù non vuole abolire la legge, ma non vuole che essa divenga disumana.
3. Le risonanze personali
vv. 1-11 Questo brano racconta due episodi legati al sabato e a quello che è lecito fare in questo giorno secondo la stretta osservanza dei farisei.
Nella prima parte i discepoli di Gesù vengono nuovamente giudicati dai farisei sul loro comportamento e Gesù spiega loro usando la scrittura , ovvero le loro conoscenze, che non si può giudicare un comportamento rispetto ad un bisogno dell’uomo. Conclude dicendo che “Signore del sabato è il figlio dell’uomo” affermando quindi la sua autorità.
Nel secondo episodio Gesù è ancora più chiaro spiegando che non si può parlare di cosa è lecito e cosa non lo è rispetto al sabato, ma scegliere se fare del bene o del male. Sembra Gesù suggerire che l’unica cosa lecita non sia osservare rigorosamente i principi, ma Amare. Lui mette al centro della comunità quest’uomo ponendo così l’attenzione su un debole e questo mi ha fatto pensare che nella sequela di Gesù, se nel mio cuore c’è spazio per lui mi accorgerò dei bisogni dei fratelli. Bisogna interrogarsi se il nostro agire è simile a quello dei farisei di “sorveglianza” dubbiosa dell’azione di Gesù o di “custodia” della Parola e dell’insegnamento che consente di riconoscersi peccatori e pronti per un atto di conversione del cuore .
La reazione dell’uomo con la mano inaridita è quella che abbiamo trovato anche in Levi, quella di fare esattamente quello che Gesù dice .
Di questo secondo passo mi colpisce, anche in relazione a quanto detto del modo di Gesù di stare nelle relazioni, che Gesù nonostante sia sorvegliato e conosca i pensieri dei farisei sceglie ugualmente di guarire e fare del bene. Lui sceglie questa via nonostante i farisei reagiscono con la follia . Questa ricerca ostinata del bene mi ha fatto riflettere se anche io sono sempre disposta a scegliere il bene anche se questo comporta degli svantaggi o quando non è la scelta più facile e comoda e su come scegliere il bene necessità di un “allenamento” a custodire la Parola .