• Lc 5,1-11 – 22/04/20

1. Il testo

                5,1Avvenne mentre la folla si stringeva attorno a lui e ascoltava la parola di Dio e lui era in piedi presso il lago di Gennesareth, 2[che] vide due barche che stavano presso il lago. I pescatori, scesi da esse, lavavano le reti. 3Entrato in una delle barche, che era di Simone, domandò a lui di scostarsi un po’ dalla terra. Sedutosi, dalla barca insegnava alle folle.

                4Come finì di parlare, disse verso Simone: «Scostiamoci verso il profondo e calate le vostre reti per la pesca». 5E rispondendo Simone disse: «Capo, dopo esserci affaticati per tutta la notte, non abbiamo preso niente. Però sulla tua parola calerò le reti». 6E avendo [essi] fatto questo racchiusero una grande moltitudine di pesci, [e] le loro reti si squarciavano. 7E fecero cenno ai compagni nell’altra barca di venire a prendere con loro. E vennero e riempirono entrambe le barche, cosicché esse affondavano. 8Visto questo Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù dicendo: «Allontanati da me, poiché sono uomo peccatore, Signore».

                9Sbigottimento infatti aveva circondato lui e tutti quelli che erano con lui per la pesca dei pesci che avevano racchiuso. 10Similmente anche Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano compagni di Simone. E disse verso Simone Gesù: «Non aver paura, da ora sarai catturatore di uomini». 11E condotte le barche sulla terra lasciarono tutto e lo seguirono.

  • Il messaggio

               Anche se la traduzione di questo testo non è molto gradevole, la scelta di determinati termini prova a rendere il senso dell’originale e dunque il movimento del testo. I verbi greci synkleio, periecho, zogreo, tradotti rispettivamente con “racchiudere pesci”, “catturare uomini”, e con il senso della paura che “circonda” gli astanti, esprimono un prendere ed un essere presi, un movimento anche visivo di racchiudere, catturare, circondare, paragonabile allo sbigottimento che prende tutti.

               Da Cafarnao, Gesù predica nelle sinagoghe per poi arrivare a casa di Pietro e predicare nelle altre città. Nel presente brano si dice che la sua attività di predicazione viene svolta vicino al lago, quindi in uno spazio molto più grande, che può contenere più gente rispetto alle città.

               5,1Avvenne mentre la folla si stringeva attorno a lui e ascoltava la parola di Dio e lui era in piedi presso il lago di Gennesareth, 2[che] vide due barche che stavano presso il lago. I pescatori, scesi da esse, lavavano le reti. 3Entrato in una delle barche, che era di Simone, domandò a lui di scostarsi un po’ dalla terra. La gente si stringe intorno a Gesù, che s’invita ad entrare in una delle barche, di Simone, e gli chiede di scostarsi un po’ da terra. Questo gesto di “entrare” di Gesù rimanda al suo “entrare” nella casa di Simone. Gesù sta entrando nella vita di questa persona, nella casa, nel luogo in cui lavora, per questo si comprende che la figura principale del testo è Pietro oltre che Gesù, che si serve della barca per insegnare alle folle.

               Finalmente Gesù si rivolge a Simone «Scostiamoci verso il profondo e calate le vostre reti per la pesca». Questa volta Egli non chiede di scostarsi di un po’ ma di molto. L’italiano traduce “verso il largo”, ma il testo greco, eis to bathos, indica più propriamente “verso il profondo”, rendendo questo spostamento più significativo. Infatti, Gesù dialoga con queste persone chiedendo loro qualcosa. L’iniziativa di avvicinarsi parte sempre da Gesù, ed è Lui che chiede a Pietro di fare esperienza della Sua Parola. Gesù sta mettendo alla prova Pietro, chiedendogli di seguire la Sua Parola in qualcosa di cui lui ha fatto un’esperienza fallimentare.

               5E rispondendo Simone disse: «Capo, dopo esserci affaticati per tutta la notte, non abbiamo preso niente. Però sulla tua parola calerò le reti». In molti traducono epistata con “maestro” (traducente legato al termine didaskalos che Luca utilizza più avanti nel suo racconto), ma non corrisponde al vero senso del termine, che sembra avere un’accezione più generica. Pietro riconosce che la Parola di Gesù è da seguire anche se contraddice la sua esperienza: «però sulla tua parola calerò le reti». Questa è la dimensione che Gesù cerca da ciascuno di noi, desidera che ci fidiamo più di Lui che di noi stessi e se questo implica la mortificazione delle nostre sicurezze personali, che ben venga l’esperienza del fallimento. Pietro ha bisogno di fare esperienza del fallimento nel fare qualcosa con le sue sole forze, per poi rifarla semplicemente perché Gesù glielo chiede. Gesù ci mette alla prova e l’esperienza di Lui comincia quando ci fidiamo di Lui e possiamo fare realmente esperienza di Lui.

                6E avendo [essi] fatto questo racchiusero una grande moltitudine di pesci, [e] le loro reti si squarciavano. 7E fecero cenno ai compagni nell’altra barca di venire a prendere con loro. E vennero e riempirono entrambe le barche, cosicché esse affondavano. In questa immagine c’è un’espressione di insufficienza dele forze umane. Prima le reti che si squarciano, poi l’aiuto e le due barche che affondano. Emergono da un lato l’insufficienza dell’azione umana, e dall’altro la Parola di Cristo che fa straripare. Due elementi di grande contraddizione che esprimono il niente dell’uomo e il tutto della Parola di Dio.

               8Visto questo Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù dicendo: «Allontanati da me, poiché sono uomo peccatore, Signore». Quanto accade tocca profondamente Pietro, al punto da metterlo in ginocchio e da chiamare Gesù col nome di “Signore”, kyrie, termine che generalmente si usa nei confronti di Dio. Egli inoltre chiede a Gesù di allontanarsi da lui perché riconosce il suo essere peccatore. Pietro fa esperienza della profondità di se stesso, in cui Dio gli mostra la sua realtà di peccato. Ma perché Pietro si sente peccatore? Perché si sente indegno di stare alla presenza di Gesù? Egli fa un’esperienza profonda della verità di sé dopo esser entrato in contatto con Gesù. È Dio che ci rivela chi siamo, se ci confrontiamo sempre con le realtà orizzontali non capiremo mai la nostra identità.

               9Sbigottimento infatti aveva circondato lui e tutti quelli che erano con lui per la pesca dei pesci che avevano racchiuso. Si assiste poi ad un movimento concentrico, i discepoli hanno circondato i pesci ed essi stessi nel racchiudere i pesci sono stati racchiusi e circondati dallo sbigottimento. Sappiamo bene che la paura, lo sbigottimento è un sentimento già manifestatosi, in Lc 4, 36: «lo sbigottimento prese tutti e si dicevano che parola è mai questa che con autorità comanda i demoni e questi gli obbediscono». Lo sbigottimento e tutte le forme di paura che abbiamo incontrato sono segni dell’esperienza di Dio, e ciò significa che questi uomini sono stati pescati, circondati, catturati da Dio.

               10Similmente anche Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano compagni di Simone. E disse verso Simone Gesù: «Non aver paura, da ora sarai catturatore di uomini». 11E condotte le barche sulla terra lasciarono tutto e lo seguirono. Gesù desidera però che questo sbigottimento non sia una forma di paura e rivolgendosi a Simone gli dice che ora sarà lui “catturatore” di uomini. La scelta del termine “catturatore” (zogron) indica il greco il prendere prede vive, non morte, contiene sempre la dimensione del circondare, dell’essere conquistati dalla Parola di Dio.

               Appena rientrati sulla terra lasciano tutto, barche e quanto pescato per seguire Gesù. Questo è un brano che racconta quanto la grazia di Dio abbia conquistato questi uomini. Si assiste a un duplice momento: la folla che riceve l’insegnamento di Gesù e i discepoli che ricevono l’insegnamento di Gesù da vicino (e che cambia la loro vita). Dunque della stessa parola si fanno esperienze diverse: possiamo essere ammirati dalla Parola di Cristo ma questa può non cambiare nulla, oppure Essa può avere un effetto travolgente che ci porta a lasciare tutto e seguire Gesù. La differenza tra i due atteggiamenti risiede nell’esperienza che si fa della Parola, cioè il metterla in pratica.

               La Parola del Signore affascina, ma per trasformarci dobbiamo seguirla, ricominciando non dalla nostra esperienza ma dalla Sua Parola. Per questo diventa utile la vita sociale di comunità, senza la quale si rischia di restare ad un livello superficiale. Gesù chiama Simone, Giacomo Giovanni, ma questa è un’esperienza che Gesù desidera per tutti. Questo Vangelo ci spinge personalmente ma anche comunitariamente a desiderare di fare un’esperienza particolare di Gesù: mettere in pratica la Parola nella nostra vita, mettendola in gioco. Seguire Gesù, non significa farlo con tutte le sicurezze e certezze di sempre, chissà, talvolta bisogna farlo con l’esperienza dello spogliamento completo.

  • Le risonanze personali

               vv. 1-11 In questo brano ritroviamo Gesù che sceglie i primi discepoli e ci viene raccontato che questo può avvenire perché Simone come Giacomo e Giovanni fanno esperienza di Gesù, un’esperienza che gli consente di trovare la sua Parola più attrattiva della loro vita di pescatori.

               Il brano comincia con la stessa immagine dei brani precedenti: Gesù predica e, ancora una volta, la folla si stringe attorno a lui, ma mentre avviene questo Gesù VEDE due barche. In realtà non semplicemente vede due barche, ma si accorge che i pescatori non hanno pescato nulla. Questo mi ha fatto pensare che Gesù intercetta i nostri bisogni, noi dobbiamo soltanto avere fiducia. Inoltre, fidandosi di Lui si riceve gratuitamente più del necessario. Questa pesca abbandonante, infatti, mi ha ricordato anche il racconto del raccolto abbandonate di Ruth nel campo di Booz.

               Mi sembra, inoltre, che ci sia una progressione nelle richieste di Gesù a Simone, come se Gesù lo stia mettendo alla prova . Queste richieste portano Simone a fare esperienza e a riconoscersi peccatore . Con questo riconoscimento ed accettazione di questa realtà lui diventa “catturatore” di uomini. Questo mi ha fatto pensare che solo quando ci riconosciamo peccatori possiamo cambiare quello che della nostra vita non ci permette di seguire Gesù, i nostri ostacoli.

               Infine ho trovato interessante che, nonostante Gesù si rivolga solo a Simone, anche Giovanni e Giacomo lasciano tutto e lo seguono. Ancora una volta questo aspetto mi riporta all’importanza di condivisione e di esperienza comunitaria di Gesù .

               Riguardo alla domanda : “Perché Pietro si sente peccatore ?”,  ho provato a riflettere anche su una domanda personale ovvero “Quando io mi sento peccatrice ?” Credo che Pietro si riconosca peccatore nel momento in cui si rende conto che fidandosi della Parola di Gesù riceve gratuitamente più del necessario, più di quelle che potevano essere le sue aspettative .

Credo che ognuno di noi riesca, meditando la parola, a riconoscersi peccatore perché non sempre è facile riporre totalmente la fiducia nel Signore .Questo riconoscimento di Pietro però mi dà coraggio perché evidenzia che solo riconoscendo le proprie mancanze si possa rimediare e maturare la volontà di seguire Gesù.

               vv. 1-11 Non appena mi sono cimentata nella lettura di questo brano non ho potuto non notare che mentre Gesù predica alla folla, non perde di vista i pescatori che sono impegnati nel loro lavoro sulla riva del lago e compie un’azione verso di loro. Gesù, in particolar modo con Simone, compie dei passaggi che vanno da un livello più superficiale ad uno più profondo. Per prima cosa chiede a Simone «di scostarsi un po’ da terra», entra nella sua barca e gli chiede di collaborare a ciò che lui sta facendo. E Simone non tentenna, anche se ne avrebbe motivo visto che sono stati fuori tutta la notte,  ma risponde subito sì. Successivamente Gesù gli chiede di «scostarsi verso il profondo», questa è un espressione particolare che lascia intendere come Gesù man mano stia scendendo nella profondità dell’interiorità di Pietro, ad anche qui la risposta di Pietro è positiva consentendogli così di fare esperienza della realizzazione della parola di Dio, «sulla tua parola getterò le reti».

               Pietro dopo aver fatto esperienza del fallimento delle sue forze nella sua attività riconosce che l’unica cosa che gli rimane da fare è credere nella Sua Parola. E questo atto di affidamento gli porta subito frutto, tanto frutto, da avere difficoltà nel contenerlo. Chi è toccato dalla Sua presenza e dalla Sua parola è rinnovato interiormente e le reazioni vissute sono quelle dello sbigottimento e del pentimento.

               Questi passaggi, tuttavia, non sono solo privilegio di chi vive una vocazione religiosa, del chiamato per eccellenza, ma di tutti, il Signore chiede a tutti dei passaggi interiori e per poter scendere sempre più nel nostro profondo, attende la nostra risposta a poterlo ricevere, prima di scostarci verso il profondo Gesù chiede la disponibilità a farlo. La nostra risposta però deve andare oltre l’iniziale entusiasmo (perché riconosciamo che è cosa buona farlo), ma dev’essere a 360°, in ogni ambito e sfera della nostra vita. Simone, Giacomo e Giovanni, lasciano lavoro, casa e famiglia per seguire Lui. Gesù chiama, ma a noi sta la scelta nel seguirlo o meno.