13) Lc 2, 41-52  05/02/20

1.Il testo 

41E andarono i suoi genitori, secondo l’abitudine a Gerusalemme, nella festa di Pasqua. 42E allora avvenne che a dodici anni, salendo essi secondo l’abitudine della festa, 43 e compiutisi i giorni, mentre essi ritornavano il bambino Gesù rimase a Gerusalemme, e i suoi genitori non lo sapevano. 44Ritenendo che egli fosse nella carovana percorsero la strada di [un] giorno e lo cercavano tra i parenti e i conoscenti. 45 E non trovatolo ritornarono a Gerusalemme cercandolo. 46E avvenne che dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, mentre era seduto in mezzo ai maestri e li ascoltava e li interrogava. 47Tutti quelli che ascoltavano erano fuori di sé per la comprensione e le sue risposte. 48E vistolo si stupirono e disse a lui sua madre: «Figlio, perché ci hai fatto così? ecco, tuo padre e io, addolorati, ti cercavamo». 49E disse loro: «Perché mi cercavate? Non sapete che è necessario che io sia nelle cose del padre mio?». 50Ed essi non compresero la parola che disse loro. 51E scese con loro e venne a Nazaret ed era loro sottomesso. E la madre di lui custodiva tutte queste parole nel suo cuore. 52E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e uomini.

2. Il messaggio

Il brano non è solo il racconto di un bambino che si perde e dei genitori che lo vanno a ritrovare, ma il racconto ci insegna sempre qualcosa sul nostro rapporto misterioso con Dio. In questo caso, Gesù è un bambino dodicenne e non più un neonato come nella mangiatoia, e ciò è connotante per il nostro rapporto con Dio. Infatti, come è connotante il nostro rapporto con Dio neonato, attraverso il Natale, cosi lo è il nostro rapporto con un Dio bambino. Cosa accade in questo brano?

41E andarono i suoi genitori, secondo l’abitudine a Gerusalemme, nella festa di Pasqua. La salita a Gerusalemme per Pasqua èe ancora una volta la cornice, come nel brano della presentazione al Tempio (Lc 2, 22-40) la cornice è costituita dal rispetto della legge. Il rispetto della legge pone Maria e Giuseppe nella condizione in cui Dio vuole che si trovino. Quindi, siamo in un contesto in cui il rispetto della legge è importante per realizzare la volontà di Dio.

42E allora avvenne che a dodici anni, salendo essi secondo l’abitudine della festa. I dodici anni sono per un bambino l’ingresso nel mondo degli adulti.

43 E compiutisi i giorni, mentre essi ritornavano il bambino Gesù rimase a Gerusalemme, e i suoi genitori non lo sapevano. Dopo aver celebrato la Pasqua, Maria e Giuseppe tornano, e il bambino rimane a Gerusalemme.Ci sono due coppie di verbi nel brano collegati tra loro. La prima coppia è costituita da: il primo verbo fondamentale è hypomeno, che significa “rimanere sotto”, il secondo (v. 51, hypotasso) significa “essere sottomesso”. Il primo è il verbo della perseveranza, ma si può anche tradurre con “sottostare”, data la particella hypo che significa ‘sotto’. Gesù rimane dunque a Gerusalemme nel senso di un “sottostare”. Questo collegamento tra i due verbi ci spiegherà meglio, più avanti nel brano, il significato del v. 49, «stare nelle cose del Padre». Gesù, infatti, rimane a Gerusalemme come per una forma di obbedienza nei confronti del Padre. Egli fa qualcosa per obbedienza a Dio ma i genitori non lo sanno e non lo capiscono. Il verbo “non sapere” si collega con il verbo, “non capire” del v. 50, ed entrambi sono riferiti ai genitori. Quest’altro collegamento di verbi non è un aspetto secondario, poiché spinge ad andare oltre il fatto che i genitori non sappiano perché hanno smarrito Gesù. Infatti, essi “non sanno” e “non capiscono” che Gesù è rimasto a Gerusalemme per sottostare a qualcosa del Padre.

“44Ritenendo che egli fosse nella carovana percorsero la strada di [un] giorno e lo cercavano tra i parenti e i conoscenti. Dopo un giorno di viaggio, lo cercano: il verbo ricorre nel brano quattro volte, e indica il movimento dei genitori. Il punto, però, è che essi lo cercano dove Gesù non c’è, tra i conoscenti e i parenti, ovvero dove si aspettano che Lui sia. Lo cercano dunque, nel posto sbagliato. Loro non sanno dov’è Gesù, ma Lo cercano in posti in cui Gesù non c’è.

Nel brano è detto che Lo trovano dopo tre giorni, 46E avvenne che dopo tre giorni lo trovarono nel tempio” e si tratta del numero simbolico dei tre giorni prima della Pasqua. Sembrerebbe richiamare Lc 24, 5 «Perché cercate tra i morti colui che è vivo». C’è una forte simbologia perché Maria e Giuseppe cercano Gesù dove si aspettano che Egli sia, ma, dove normalmente penserebbero che Lui si trovi, non c’è, e quindi devono tornare indietro:

45 E non trovatolo ritornarono a Gerusalemme cercandolo. Il tornare indietro, indicato nel testo originale con il verbo hypo-strepho, è il verbo della conversione. Maria nel vangelo di Giovanni (Gv 20, 11-18) si volta e dice: «Rabbì», e noi sappiamo che quello di Maria è un girarsi simbolico, perché Maria e Giuseppe hanno bisogno di tornare sui loro passi, e questo è sempre un modo per spiegarci il nostro rapporto con Dio. Nonostante Maria e Giuseppe siano quelli che Gli stanno più vicino, comunque hanno bisogno di fare passi indietro e convertirsi.

Quando finalmente Lo trovano, Gesù è nel tempio seduto in mezzo ai maestri: 46E avvenne che dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, mentre era seduto in mezzo ai maestri e li ascoltava e li interrogava. E’ al centro di tutti e compie due azioni: li ascolta e li interroga. Questa è l’azione di Gesù che è Dio: ascolta e interroga. Addirittura, questo è quello che intende Gesù come lo stare in mezzo alle cose del Padre: lo stare nel tempio in mezzo ai dottori ascoltando e domandando. Questo è il motivo del suo rimanere a Gerusalemme, che è anche il senso della obbedienza al Padre: mettere le cose di Dio prima delle altre. Questo è il centro del brano.

47Tutti quelli che ascoltavano erano fuori di sé per la comprensione e le sue risposte. Ci sono due atteggiamenti rispetto al suo “stare”. Il primo atteggiamento è di chi, ascoltando Gesù, è in “estasi” (existemi, essere fuori di sé) o perché è rapito da Gesù per la sua intelligenza e quindi, per la sua comprensione delle cose, o per le sue risposte. Invece, il secondo atteggiamento è di chi come Maria e Giuseppe sono sbalorditi (e quindi fuori di sé) non perché lo abbiano ascoltato, ma perché lo vedono in quella situazione.

48E vistolo si stupirono e disse a lui sua madre: «Figlio, perché ci hai fatto così? ecco, tuo padre e io, addolorati, ti cercavamo». Sia i genitori, sia i dottori sono sbalorditi, ma alcuni lo sono per le sue risposte e per la sua intelligenza, i genitori invece lo sono nel vederlo lì, al di là di dove si aspetterebbero che Lui sia, ed è per questo che “non capiscono”.

49E disse loro: «Perché mi cercavate? Non sapete che è necessario che io sia nelle cose del padre mio?». 50Ed essi non compresero la parola che disse loro. Esattamente in questo “non capire” si richiama il segno di contraddizione che è Cristo, che ha un segno fortissimo con la croce, ma che qui già comincia. Se noi non capiamo dobbiamo fidarci, se invece capiamo tutto non abbiamo bisogno di fidarci. Dopo una dimostrazione infatti, non c’è più bisogno di fiducia. La fiducia entra veramente in gioco quando andiamo oltre noi stessi e la nostra comprensione. La croce diventa uno scandalo perché mettiamo alla prova la nostra comprensione della realtà. L’atteggiamento vero è quello di Maria, che non capisce ma si fida.

51E la madre di lui custodiva tutte queste parole nel suo cuore. Maria crede che queste parole sono espressione del mistero di Dio, nonostante non le capisca. Il mistero infatti, di per sé non è completamente comprensibile. Comprendere significa prendere insieme, e quindi racchiudere, circoscrivere. Quando comprendiamo una cosa la esauriamo. Ma Gesù non si può comprimere, esaurire, perché Dio è più grande della nostra comprensione. E’ sbagliato dire che la fede è irrazionale, essa è sovrarazionale, poiché è la nostra ragione che non riesce ad arrivare al mistero. Quindi, quando la Parola non la capiamo, dobbiamo continuare a portarla dentro di noi. Il verbo “custodire” (tereo) rappresenta proprio il verbo della lectio divina perché essa è primariamente un riflettere, un pensare, un conservare la Parola. Anzi, quando non capiamo siamo costretti a rivedere, ripetere, meditare. Tuttavia, la lectio la si può fare solo se ci si fida, altrimenti ci si scandalizza e ci si allontana dalla Parola.

Quindi, non è un problema che i suoi genitori non lo capiscano, anzi, è segno di umanità. L’umanità non può comprendere Dio. Maria e Giuseppe sono persone che hanno vissuto a stretto contatto con Dio e hanno anch’essi dovuto combattere con le abitudini delle persone che vedono le cose prossime come proprie. Il non comprendere, non è dunque segno di una mancanza, di un peccato, di una deficienza, ma semplicemente il segno che umanamente non possiamo comprendere Dio. Neanche Maria, senza peccato originale, comprende tutto. Questo fatto ci pone veramente in discussione: la cosa più importante nella vita non è capire ma essere fedeli. La fedeltà è ascoltare, portare con sé, e mettere in pratica.

Dio quindi, ci fa fare un’esperienza di limite personale. Anche in Maria, la conoscenza di Dio cresce: con l’annuncio dell’angelo, con la visita a Elisabetta, con i pastori, con la profezia di Simeone. Se Maria sapesse tutto fin dall’inizio, e cioè, se non avesse bisogno di fidarsi, allora non avrebbe nessuna prova. Anzi, per lei è molto più difficile, perché le viene chiesto di esercitare una fede più forte della nostra, e soprattutto molto più dolorosa.

51E scese con loro e venne a Nazaret ed era loro sottomesso Successivamente, nell’ultima parte del brano, c’è il verbo, hypotasso, “stare sotto un ordine”. Gesù si sottomette ai genitori accettando questa Sua dimensione umana, che è importante. Ci sono due sottomissioni nell’atteggiamento di Gesù: il primo è quello di mettere la presenza di Dio prima di tutto (hypomeno), ma dal momento che lui è dodicenne (minorenne), sottostà ai genitori (hypotasso), rispettando  anche il quarto comandamento. Si può dire che questa dimensione umana non contrasta con la sottomissione a Dio, che comunque rimane la più grande. In questo brano comprendiamo quale sia il compito di Gesù e soprattutto quanto Dio si manifesti nella Sua vita di bambino. Dopo questo episodio, Gesù vivrà trent’anni nel silenzio e sceglierà di lavorare, preferendo l’ordinario anonimato. In questo brano dunque, abbiamo un segno di chi è Lui veramente, di Gesù che indica la rotta; di Gesù che sta al centro dei genitori che lo cercano.

Se vogliamo incontrare Gesù dove lo incontriamo? Questo ci ricorda Mc 3, 31-34: «Chi è mio fratello, chi è mia madre? Chi fa la volontà del Padre per metterla in pratica». L’incontro con Gesù è per ascoltare la Parola di Dio per metterla in pratica. L’esperienza della lectio divina è proprio quella di mettere al centro la Parola, la quale nasconde l’incontro con Gesù, nella misura in cui noi Lo cerchiamo. Cercare però è una disposizione del cuore, non un movimento esteriore. Possiamo chiederci: quando ci capita di cercare il Signore, e soprattutto, dove lo cerchiamo? Dobbiamo stare attenti anche a non cercarLo nei posti sbagliati dove Lui non c’è, come ad esempio, nella consuetudine delle cose quotidiane. In Mt 6, 33 è detto «Cercate prima il Regno di Dio e tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù»: se noi non mettiamo Gesù al centro, questa ricerca non diventerà feconda, e probabilmente non Lo troveremo.

3. Le risonanze personali

vv. 41-52 Maria e Giuseppe cercano Gesù invano. Questo loro movimento fa pensare a tutte le volte che noi ci lasciamo prendere dalle forze centrifughe e andiamo altrove rispetto al centro che è espresso dal v. 49, ‘stare nelle cose del Padre’, cioè nella Parola. L’atteggiamento di Maria, una volta vissuto questo ‘andare errando’, è quello che dovremmo avere noi tante volte, custodire, quando non capiamo, custodire la Parola, anche quando non la capiamo.

vv. 41-52 Il brano mette al centro Gesù e l’azione di Dio su di Lui. Nel brano osserviamo come Gesù, già nella sua giovane età, è al suo posto, fermo, nel tempio, che ascolta. Gesù stupisce i maestri, perché la Parola di Dio porta stupore di come è obbediente nelle cose del Padre. In movimento sono Maria e Giuseppe, che dopo la festa devono fare ritorno a Nazareth, e dopo un giorno di viaggio si accorgono che Gesù non è più con loro; ritornano indietro e iniziano le ricerche. Quante volte cerchiamo Gesù nella nostra vita quotidiana?

Nella seconda parte del brano, Maria e Giuseppe trovano Gesù dopo tre giorni. Lui è sempre lì, fermo nel tempio, e Maria preoccupata Gli chiede il motivo di questo gesto, e Gesù risponde dicendo che deve adempiere alle cose del Padre. Questa risposta fa stupire Maria e le fa crescere la sua fede. Infatti, si affida ancora di più a Dio custodendo tutto nel suo cuore.