9) Lc 2,8-14 – 27/11/2019

1. Il testo

8E pastori stavano in quella regione pernottando all’aperto e facendo la guardia di notte sul loro gregge. 9E un angelo del Signore stette su di loro e la gloria del Signore li avvolse, e furono impauriti di una grande paura. 10 E disse loro l’angelo: «Non abbiate paura, ecco infatti vi annuncio una grande gioia che sarà per tutto il popolo, 11poiché è nato per voi oggi un salvatore che è Cristo Signore nella città di Davide. 12E questo per voi il segno: troverete un neonato avvolto in fasce e giacente in una mangiatoia». 13E immediatamente avvenne con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva: «14Gloria a Dio negli altissimi e sulla terra pace tra gli uomini del compiacimento».

2. Il messaggio

                8E pastori stavano in quella regione pernottando all’aperto e facendo la guardia di notte sul loro gregge. Il brano è in perfetta continuità con quello precedente, ed è il Vangelo che viene letto la notte di Natale. Il brano precedente si è concluso con il segno, e ciò non è casuale, poiché si è partiti con il decreto di Cesare Augusto per poi arrivare al punto in cui Maria e Giuseppe non trovano posto per loro: questa coincidenza diventa il segno.

                Gesù nasce a Betlemme, nasce fuori da una casa, nasce senza vestiti, nasce in una mangiatoia, le condizioni che sembrerebbero una “disgrazia” sono le condizioni che permettono la costruzione del segno.

                Luca – più che colpevolizzare la ingenerosità dei betlemmiti, come per esempio l’inacoglienza riservata a Gesù dai suoi (Gv 1,11) – sottolinea il fatto che c’è una situazione che lo porta a nascere fuori, perché «non c’era per loro un luogo nell’alloggio», il che potrebbe significare che i posti disponibili sono terminati. D’altra parte, il segno non ci sarebbe stato se non attraverso queste condizioni che noi giudicheremmo disgraziate, perché disagiate. Queste condizioni attivano una dinamica, quella dei pastori (non ci viene detto quanti sono), che vengono connotati in un certo modo ovvero come coloro che stanno in quella regione, pernottano all’aperto, letteralmente “vegliano veglie di notte” sul loro gregge, con un rafforzativo (cfr. nei brani precedenti “sono impauriti di paura”, Lc 1, 65) che sottolinea il fatto che i pastori vegliano, svolgono il loro compito di notte fino in fondo.

                Nell’Antico Testamento, i pastori che vegliano di notte simboleggiano il momento in cui il pericolo è maggiore. Questi pastori sono il soggetto della chiamata, perché tra tutte le persone che sono in quella regione vengono scelti solo loro: questo richiama l’attenzione sul significato del pastore, e implica il fatto che è necessario che ci sia qualcuno che guidi il gregge. La dinamica del brano ci è stata già presentata da Luca diverse volte: Zaccaria è chiamato ad annunciare al popolo, Zaccaria disobbedisce e il popolo non capisce l’annuncio, Zaccaria diventa strumento di annuncio per il popolo quando obbedisce e la sua lingua e le sue orecchie si sciolgono e può finalmente comunicare quella che è la sua esperienza di Dio, l’esperienza della paura cade sugli ascoltatori, Dio si serve degli uomini per arrivare al popolo. Questo modo di fare di Dio è legato al modo di fare che esiste tra gli uomini: Dio non agisce sempre allo stesso modo nei confronti di tutti, c’è bisogno delle mediazioni.

                9E un angelo del Signore stette su di loro e la gloria del Signore li avvolse, e furono impauriti di una grande paura. Questa paura è più grande di tutte le altre paure che ricorrono, quella di Zaccaria (Lc 1,12), quella dei vicini (Lc 1,65), e presumibilmente quella di Maria (Lc 1,30). La presenza di Dio crea paura, ha un effetto che smarrisce; l’angelo però, non appena appare loro, riferisce di non avere paura, con la stessa frase che compare in Zaccaria e Maria. Tutte le volte che compare questa presenza c’è anche questo invito a non temere, perché l’obiettivo di Dio non è nuocere. E’ interessante notare è che alla grande paura si contrappone una grande gioia.

                10 E disse loro l’angelo: «Non abbiate paura, ecco infatti vi annuncio una grande gioia che sarà per tutto il popolo: è la prima volta che paura e gioia compaiono insieme, segno che c’è una pienezza sia nell’annuncio che anche nella gioia che ne deriva.

                Questa gioia per il momento è annunciata, e rispetto agli altri annunci (a Zaccaria e a Maria) sembrerebbe essere presente in misura maggiore, quasi che l’annuncio fatto ai pastori abbia una rilevanza addirittura superiore di quello fatto a Maria.

                11poiché è nato per voi oggi un salvatore che è Cristo Signore nella città di Davide. In questo annuncio c’è qualcosa di profondamente misterioso, la sottolineatura è “oggi”. Fino questo momento la realizzazione della Parola è stata in riferimento a qualcosa che si doveva ancora compiere, in questo momento invece viene utilizzato il presente.

“Signore” (in greco kyrios) è il nome con il quale nell’Antico Testamento veniva genericamente definito Dio, mentre “Cristo” significa “Messia”. L’annuncio ci dice che è nato il Messia Dio: è qualcosa di molto particolare, Israele non si aspetta questo.

                La notazione “nella città di Davide” serve ai pastori per trovare Gesù bambino, il segno, un bambino avvolto in fasce in una mangiatoia, senza questa descrizione non è possibile riconoscere Cristo Signore.

                12E questo per voi il segno: troverete un neonato avvolto in fasce e giacente in una mangiatoia». Il segno è l’elemento attraverso il quale si può capire dove si trova questa nascita invisibile, perché se non si è invitati a questa nascita non si vede. Questo è il momento del compimento: il segno, un segno strano, forse anche inaccettabile, permette il riconoscimento di Gesù. Chi sono quelli che possono accettare questo segno? Dio si fa povero tra i poveri, e chi può accettare questa condizione se non il povero? Un re che nasce povero tra i poveri, nel buio, nell’invisibilità, non ha i connotati di un re. Per essere invitati alla grotta bisogna avere le stesse caratteristiche dei pastori, solo attraverso i loro connotati le greggi possono arrivare da Gesù Bambino. Si tratta di un’immagine molto bella e forte, si arriva da Gesù se si è invitati (l’invito è l’annuncio) in caso contrario non si arriva alla grotta, perché non si sa della Sua nascita. I pastori stanno compiendo umilmente il loro lavoro e questo li pone nella condizione di poter ricevere l’annuncio (ovviamente vi è anche il significato simbolico nell’essere pastore del gregge dei cristiani, il pastore che è sveglio e sta attento può condurre le pecore a Cristo).

                Questo segno dunque lo possono accogliere i poveri, i piccoli, gli ultimi, quelli che come Maria non hanno peso nella società e che quindi non hanno pretese nei confronti di Dio. Questo è il centro del brano. Quando si fa discernimento, con l’aiuto di una guida, non basta il riconoscimento del segno ma si deve andare oltre, attraverso un’esperienza. C’è una dimensione interiore ed un’esperienza esterna. I pastori ricevono un annuncio e per fare esperienza dovranno andare. Devono decidere di fidarsi di questo annuncio con tutte le fatiche che comporta, attraversare la regione di notte con tutto il gregge.

                13E immediatamente avvenne con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva: «14Gloria a Dio negli altissimi e sulla terra pace tra gli uomini del compiacimento». Perché questi angeli devono lodare Dio? Lo fanno per il segno, l’annuncio si risolve nel segno, la gloria di Dio è espressa in un bambino avvolto in fasce in una mangiatoia. Gli uomini del compiacimento, sono gli uomini di cui Dio prova gioia, e sono gli uomini che scelgono di compiere la sua volontà, e se la volontà di Dio comporta fatica e dolore la pace rimane perché quello che importa è fare ciò di cui Dio si compiace. Il compiacimento di cui si parla è la disposizione interiore che rende contento il Signore, e se lui è contento noi stiamo in pace, se invece la pace ci manca significa che non stiamo facendo tutto il necessario che serve affinché Dio sia contento di noi. 

                La parola “compiacimento” si ritrova nel brano del Battesimo (Lc 3, 22) e in quello della Trasfigurazione (Lc 9, 35), due eventi che sono legati alla morte, nel battesimo, Gesù prende i peccati del mondo, la croce, invece è il luogo in cui si scontano i peccati; questi eventi sono sincronizzati tra loro e il compiacimento è nel fare la volontà di Dio. Cristo è l’amato per eccellenza perché mette davanti a tutto la volontà del Padre e tutto questo produce pace. Per noi la pace è l’unico modo che abbiamo per verificare la nostra serenità interiore, da distinguere dalla fatica fisica. Talvolta la fatica fisica, lo stress può essere anche maggiore ma questi eventi non sconvolgono la mia interiorità, i due elementi convivono. Se Dio permette queste fatiche la pace interiore non viene toccata.

3. Le risonanze personali

                vv. 8-14 In questo brano Luca dà nuovamente un annuncio, non ad una sola persona ,come abbiamo notato in precedenza a Zaccaria e a Maria , ma al popolo a dei “pastori” ,coloro che svolgono un lavoro umile. L angelo si presenta a loro per essere testimoni della nascita di un nuovo re ,colui che salverà la  terra , il segno. Dio ha scelto di fare nascere suo figlio in una mangiatoia, ha scelto che i primi a vedere suo figlio sono i pastori , e che quindi nell’ umiltà  nasce la gioia e toglie la paura ,da un qualcosa di piccolo può nascere e crescere qualcosa di grande .

I pastori stanno per fare un esperienza nuova che nasce dalla profondità del cuore.

                vv. 8- 14 Mi colpisce molto il ripetersi di alcuni verbi chiave che abbiamo ritrovato dall’inizio di Luca, innanzitutto l’avere paura, poi la gioia legata a qualcosa che sarà per tutti (per tutto il popolo), poi il verbo “avvenne”, che a mio avviso indica proprio l’efficacia della parola di Dio che si compie sempre, anche (e soprattutto) quando le circostanze non sono perfette ma…quando sono mature. Infine mi colpisce la parola COMPIACIMENTO: in questo brano per la prima volta ad essere coinvolti nel meraviglioso progetto di Dio non sono singoli individui, ma il ‘popolo’ dei pastori. A mio avviso questo indica la comunità di coloro che credono e si mettono in cammino, ai quali è destinata la venuta del Salvatore.