77) 17,1 -10 – 23/02/2022

  1. Il testo

1Disse verso i suoi discepoli: «È impossibile il non venire degli scandali, ma guai [a colui] per mezzo del quale vengono. 2Meglio per lui se una pietra da mulino metta intorno al suo collo e sia gettato in mare piuttosto che scandalizzare uno di questi più piccoli. 3Fate attenzione a voi stessi. Se il tuo fratello pecca ammoniscilo, e se si converte perdonagli. 4E se sette volte al giorno pecca contro di te e sette volte si volta indietro verso di te dicendo: “Mi converto”, gli perdonerai».

5E gli apostoli dissero al Signore: «Poni in noi fede». 6Disse il Signore: «Se avete fede come un granello di senapa, [potete] dite a [questo] gelso: “sii sradicato e sii piantato nel mare”, ed [esso] obbedirebbe a voi.
7Chi di voi, che ha un servo ad arare o pascolare, che è [ri]entrato dal campo gli dice: “Subito, giunto, mettiti a tavola”, ma non gli dice: “prepara cosa cenerò e, cintoti, servimi affinché mangi e beva, e dopo queste cose mangerai e berrai tu?”. 9Forse che avrà gratitudine verso il servo poiché ha fatto tutto quanto gli è stato comandato? 10Così anche voi, quando avrete fatto tutto ciò che vi è stato comandato, dite: “servi inutili siamo, ciò che dovevamo fare abbiamo fatto”.

  • Il messaggio

1Disse verso i suoi discepoli: «È impossibile il non venire degli scandali, ma guai [a colui] per mezzo del quale vengono. 2Meglio per lui se una pietra da mulino metta intorno al suo collo e sia gettato in mare piuttosto che scandalizzare uno di questi più piccoli. La prima parte del brano riguarda gli scandali, il primo elemento afferisce all’inevitabilità che gli scandali avvengano, finanche nel consesso dei discepoli, a conferma che la Chiesa, nella sua dimensione umana, è fragile. Possiamo riflettere sul fatto che Gesù abbia affidato il messaggio di salvezza per gli uomini agli uomini, chiedendo a questi ultimi di fare la propria parte. Questa idea di Gesù contrasta con l’idea di un Dio che risolve le cose da sé senza mai interpellare l’uomo e la sua fatica. Dio ci offre degli strumenti anche al di fuori della natura (v. 6, piantare un gelso nel mare) purché l’uomo collabori, Dio ci chiede la fede. L’intervento di Dio prevede sempre una corresponsabilità dell’uomo, altrimenti diventa miracolismo. Notiamo un invito all’impegno con la consapevolezza che questo può fallire e dunque provocare lo scandalo. Esso è uno sbaglio che connota una caduta, in greco è una pietra d’inciampo, diventiamo scandalo per l’altro se la nostra azione fa cadere l’altro: Gesù non ha parole più dura di questa nel vangelo. Lo scandalo è qualcosa che non può essere evitato ma guai a colui per il quale accade.

Nell’ottica della corresponsabilità, lo scandalo è l’anti-miracolo, cioè quell’azione che non solo non avvicina a Dio ma lo allontana. Lo scandalo, afferisce ai piccoli, a coloro i quali non hanno una fede sviluppata perché non conoscono il Signore e quindi sono fragili e si appoggiano agli anelli di congiunzione, ovvero a quelle persone che portano a Gesù. Tuttavia, se chi porta a Gesù cade, quello che è portato cade con lui. Lo scandalo, in ultima analisi, colpisce la persona che è lontana, non chi ha una fede solida, perché costui non si scandalizza sapendo bene che l’uomo è fragile e che Dio accetta la fragilità dell’uomo, non attribuendo quest’ultima a Dio. 

3Fate attenzione a voi stessi. Se il tuo fratello pecca ammoniscilo, e se si converte perdonagli. 4E se sette volte al giorno pecca contro di te e sette volte si volta indietro verso di te dicendo: “Mi converto”, gli perdonerai». Lo scandalo va riparato con una dimensione di preghiera e penitenza personale. Ci sono poi dei casi in cui peccare contro il fratello comporta una dimensione relazionale e si può intervenire. Gesù nel brano esorta a “fare attenzione”, da intendere in due modi: il primo, fare attenzione a se stessi, inteso come monito individuale. Oppure, molto più probabilmente, la coniugazione al plurale intende lo stare attenti gli uni verso gli altri, chiama in causa la corresponsabilità, perché se scandalizziamo un fratello più piccolo siamo tutti responsabili.  

Si parla inoltre di fratelli, si parla di situazioni con una relazionalità chiara, fratelli e sorelle nella fede. Ci chiediamo: possiamo ammonire tutti? Probabilmente no: solo le persone con cui abbiamo una relazione profonda. Il primo riferimento al peccato ha un’accezione generica, il secondo si riferisce alla relazione più intima «se pecca contro di te, perdonalo». Ricordiamoci che sulla croce Gesù dice «Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc 23, 34):  coloro che erano di fronte a Gesù non si sono convertiti ma Gesù li ha perdonati. Ciò implica la necessità di un perdono incondizionato, e di una riconciliazione che dipende dalla relazione. Detto diversamente, possiamo perdonare una persona, ma potrebbe anche essere un atto unilaterale, può non esserci una riconciliazione, se il perdono non ha un seguito. Luca vuole sottolineare che la riconciliazione avviene solo e soltanto se l’altro accetta e ci chiede scusa, non dipende da noi, ma dall’altro. Gesù, dice che la comunità ha bisogno di vivere la riconciliazione che passa dalla denuncia del peccato alla conversione. Senza di questa la comunità si arresta. Le relazioni possono interrompersi, indebolirsi, ma se ammoniamo il peccato e l’altro non accetta, non potrà esserci questa forma di riconciliazione. Il discorso comunitario tocca dunque due elementi impegnativi: scandalo e peccato.

5E gli apostoli dissero al Signore: «Poni in noi fede». A quest’affermazione c’è una reazione degli apostoli. Gli apostoli – i Dodici – all’udire di queste cose chiedono a Gesù: «Poni in noi fede». Quasi una reazione al discorso impegnativo fatto da Gesù. Sembrerebbe quasi che gli apostoli dichiarassero di non farcela e di chiedere a Gesù la fede per farlo. Così, quando non ce la facciamo e ci tiriamo indietro non stiamo chiedendo la fede. Gli apostoli riconoscono il loro limite e chiedono a Gesù il superamento di esso attraverso la fede. Per fare ciò che Gesù dice abbiamo bisogno di fede altrimenti non ci riusciremmo.

6Disse il Signore: «Se avete fede come un granello di senapa, [potete] dite a [questo] gelso: “sii sradicato e sii piantato nel mare”, ed [esso] obbedirebbe a voi. La fede può fare veramente ciò che essi stessi considerano impossibile, la fede si chiede in preghiera e poi la si deve utilizzare. La fede, è un dono che Dio compie nella nostra anima. Tutto questo permette la realizzazione di quello che è difficile e che Gesù chiede.

Tuttavia, per combattere il delirio di onnipotenza Gesù ribadisce che tutto quello che faranno non cambierà la loro condizione di servo. L’azione straordinaria è compiuta da Dio ma non da loro.  

7Chi di voi, che ha un servo ad arare o pascolare, che è [ri]entrato dal campo gli dice: “Subito, giunto, mettiti a tavola”, ma non gli dice: “prepara cosa cenerò e, cintoti, servimi affinché mangi e beva, e dopo queste cose mangerai e berrai tu?”. 9Forse che avrà gratitudine verso il servo poiché ha fatto tutto quanto gli è stato comandato? 10Così anche voi, quando avrete fatto tutto ciò che vi è stato comandato, dite: “servi inutili siamo, ciò che dovevamo fare abbiamo fatto”. Il vangelo è impegnativo, rischiamo di scoraggiarci. Se preghiamo e chiediamo la fede riusciamo a vivere il Vangelo, e leggendolo possiamo superare la tentazione dell’orgoglio perché riconosciamo il dono che viene da Dio. Il vangelo è chiaro e ci esorta a chiarire dentro di noi cosa desideriamo fare, se restare o tirarci indietro, non basta dire è difficile oppure che siamo fragili, se abbiamo la volontà questi non sono ostacoli, ma rischiano di divenire pretesti.

  • Alcune domande per riflettere
  • Lo scandalo di cui parla Gesù è l’allontanamento dei piccoli, di coloro che incapaci di orientarsi vengono allontanati da Gesù e dal suo messaggio a causa di azioni cattive. Quanto mi sento scandalizzato dalla testimonianza dei cristiani di oggi? Quanto c’entra la mia fede in questo allontanamento da Gesù? Quanto il mio comportamento (azioni/omissioni) può scandalizzare l’altro?
  • Ammonire e perdonare un fratello/sorella sono azioni che richiedono una reciprocità, una qualità particolare di rapporto. Quali e quanti rapporti posso vivere in questo modo? Quali e quanti non sono sufficientemente profondi per supportare queste azioni? Cosa manca a questi ultimi?
  • Di fronte alle esigenze del Regno gli apostoli sentono il bisogno di chiedere la fede. Ed io di fronte alle richieste esigenti di Gesù e allo sguardo sulla mia debolezza, riesco a chiedere la fede o mi tiro indietro? Voglio seguire Gesù nonostante le debolezze o mi scoraggio? Credo che le difficoltà che il vangelo mi pone davanti siano occasione per crescere o le evito cercando scorciatoie non evangeliche?