55) Lc 11, 14-23 – 19/05/2021

  1. Il testo

14E stava scacciando un demonio [e lui era] muto. Avvenne che, uscito il demonio, il muto parlò e le folle si stupirono. 15Alcuni da loro dissero: «In Beelzebul, il principe dei demoni, scaccia i demoni». 16Altri tentandolo chiedevano un segno dal cielo da parte sua. 17Egli, conosciuti i lori pensieri, disse loro: «Ogni regno diviso in se stesso diviene deserto e casa cade su casa. 18Se anche Satana è diviso in se stesso, come il suo Regno può stare in piedi? Come dite che in Belzebul io scaccio i demoni. 19Se io scaccio in Belzebul i demoni, i vostri figli in chi li scacciano? Per questo essi saranno i vostri giudici. 20Se però nel dito di Dio [io] scaccio i demoni, allora è giunto a voi il regno di Dio. 21Quando il forte, ben armato, custodisce il proprio cortile, in pace stanno i suoi beni. 22Quando uno più forte di lui, giunto, lo vince, prende la sua armatura nella quale confidava, e divide il suo bottino. 23 Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me disperde».

  • Il messaggio

14E stava scacciando un demonio [e lui era] muto. Avvenne che, uscito il demonio, il muto parlò e le folle si stupirono. Gesù per la prima volta scaccia un demonio che non bestemmia, non protesta, ma impedisce all’uomo di parlare.

Cosa significa per un uomo non poter parlare? Ci sono diverse aspetti, che appartengono tutti alla rivelazione biblica, su questa incapacità di parlare. Essa impedisce i connotati tipici dell’essere uomo, che Dio conferisce all’uomo, è una menomazione a tutti gli effetti: menomazione della relazione. Per menomazione si intende una facoltà che non viene tolta completamente ma compromessa, diminuita. La parola è, infatti, ciò che caratterizza l’uomo tra tutte le creature ed ha anche una funzione connotante il ruolo dell’uomo nei confronti del Creato (tutte le cose alle quali l’uomo ha dato un nome portano quel nome, secondo quanto leggiamo in Genesi 2). La parola ha una capacità di definire, plasmare la realtà. Il demonio può impedire ciò all’uomo, che ha un’autorità, un potere sulla creazione, che gli viene da Dio: il nemico fa un’operazione di menomazione sulla persona.

15Alcuni da loro dissero: «In Beelzebul, il principe dei demoni, scaccia i demoni». 16Altri tentandolo chiedevano un segno dal cielo da parte sua. Il primo elemento da valutare è che Gesù subisce una reazione alle sue parole che è un attacco, nonostante egli abbia fatto del bene.Gesù paga la conseguenza del bene con delle accuse. Esiste una relazione tra il bene che si compie e un ritorno del male che viene scacciato?Anche qui, come in diversi altri episodi evangelici di esorcismi compiuti da Gesù (a Cafarnao, uscendo lo spirito strazia la persona; a Gerasa, la legione va nei porci precipitandoli in mare) il male scacciato protesta sempre ed ha una forza orientata alla distruzione. Qualcosa di simile accade anche con il lebbroso che Gesù purifica, Egli stesso sarà poi costretto a prendere la condizione del lebbroso, cioè andare nei luoghi deserti e non poter più entrare nelle città. Possiamo chiederci: il male che viene combattuto ha una ricaduta su chi lo combatte?

A Gesù vengono poste delle domande, la prima è un’accusa, la seconda sembra essere collegata alla prima in quanto la gente pretende un segno da Gesù per provare che non sia un demonio. Gesù è messo alla prova, i presenti partono da un’idea preconcetta (una pre-disposizione, pre-comprensione) che l’azione di Gesù è legata a Satana, cioè che Gesù è cattivo. La pre-disposizione o pre-comprensione è una comprensione che precede l’agire di una persona, che anche se agisce nel bene, è definita cattiva. Tale atteggiamento che spinge all’idea del legame di Gesù con la malvagità potrebbe essere interpretata come una vera e propria tentazione ad opera del demonio su quelli che parlano. Ciò significa che il male arriva dal proprio pensiero; la gente che lo circonda sta però proiettando su Gesù questo male. Si tratta di una tentazione che tutti proviamo e dalla quale dobbiamo essere liberati.

La richiesta del segno significa che Gesù nel loro cuore è già condannato; paradossalmente, se il segno non arriva allora è la conferma che sta scacciando i demoni nel nome di Beelzebul. Assistiamo pertanto ad un processo, una condanna, una definizione dell’azione di Gesù nei cuori.

17Egli, conosciuti i lori pensieri, disse loro: «Ogni regno diviso in se stesso diviene deserto e casa cade su casa. 18Se anche Satana è diviso in se stesso, come il suo Regno può stare in piedi? Come dite che in Beelzebul io scaccio i demoni. Ciò che impressiona è che Gesù, che conosce i pensieri dei presenti, non si arrabbia. Il peccato compiuto è il peccato più grande (cfr. Mc 3, 29: «ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non avrà perdono in eterno: sarà reo di colpa eterna»).

Indubbiamente, non si tratta solo di una calunnia nei confronti di una persona, questo peccato non offende soltanto Gesù come uomo, ma riguarda il mancato riconoscimento dell’azione di Dio alla quale si attribuisce una funzione satanica; in altri termini, si sta confondendo l’azione di Dio con l’azione di Satana, è il totale capovolgimento della realtà.

Gesù spiega, senza arrabbiarsi, l’assurdità logica di quello che i presenti hanno detto.

La desertificazione è la progressiva diminuzione della capacità di un terreno di portare frutto, un’immagine che Gesù lega alla produttività della persona, che si inaridisce e crolla, si sgretola, perde le fondamenta. Pertanto, Se satana è diviso non può restare in piedi altrimenti non agirebbe, non sarebbe così forte da rendere gli uomini suoi schiavi.

19Se io scaccio in Beelzebul i demoni, i vostri figli in chi li scacciano? Per questo essi saranno i vostri giudici. Se il principio enunciato dai presenti (secondo cui Gesù scaccia i demoni nel nome di Beelzebul) vale per Gesù, allora dovrebbe valere anche per tutti quelli che scacciano i demoni, compreso i loro figli. Sarà il loro rapporto a mostrare la malizia dell’atteggiamento verso Gesù.

20Se però nel dito di Dio [io] scaccio i demoni, allora è giunto a voi il regno di Dio. Gesù però dice che se egli scaccia i demoni per mezzo dell’azione di Dio, allora il Regno di Dio avanza, ovvero Dio regna, e dove regna Dio non può regnare satana. La presenza di Dio non è nei palazzi e nelle costruzioni ma nel cuore degli uomini.

21Quando il forte, ben armato, custodisce il proprio cortile, in pace stanno i suoi beni. 22Quando uno più forte di lui, giunto, lo vince, prende la sua armatura nella quale confidava, e divide il suo bottino. Gesù spiega il Regno di Dio. Se non si confida nel Regno di Dio allora si sta confidando in un’armatura e il Signore ce la toglie di sicuro perchè altrimenti non capiremmo che lui è il più forte e ci terrebbe in una condizione di soggiogamento rispetto a Satana.

23 Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me disperde». Gesù si rivolge a quelli che non riconoscono la Sua azione e che dubitano e lo accusano di non compiere l’azione di Dio, questi sono contro di Lui. Essere contro Gesù significa essere per qualcun altro e Gesù lo ha detto: «non si può servire a due padroni: Dio e Mammona» (Mt 6, 24). Gesù fa capire che se non ci fidiamo di Lui inevitabilmente ci stiamo schierando da un’altra parte, non esiste per l’uomo una neutralità in questa battaglia in cui l’uomo non è spettatore ma il campo di battaglia stesso. Il riferimento alla dispersione è da comprendere come la descrizione di una realtà, non una condanna. Chi è contro di Gesù è come se – per usare un’immagine veterotestamentaria – volesse bere da cisterne rotte, l’unico modo per raccogliere è stare con Gesù. Si tratta di un consiglio, ma anche di una legge. Dio vuole darci tutto, ma per farlo dobbiamo essere con Lui, non contro di Lui.

Tutta l’argomentazione di Gesù serve a spiegare che coloro che mettono in discussione la sua azione sono essi stessi a perderci, non certo Gesù a causa della loro calunnia; essi sono incapaci di accedere al Regno di Dio che è in mezzo a loro. La Parola di Gesù può essere intesa come comandamento autoritario da rispettare perché Gesù è Dio, ma anche come espressione di un Padre amoroso le cui parole servono per il bene della persona. La grande umiltà di Gesù sta nella sua capacità di mitezza, nel non scomporsi di fronte ad una così grande provocazione, perché la verità non si altera. Gesù non reagisce al male cercando di colpire l’altro neanche solo verbalmente, la tentazione sarebbe proprio quella. Gesù invece spiega che un atteggiamento di questo tipo è nocivo nei confronti di chi lo adotta. Questo Suo atteggiamento è espressione di benevolenza, esprime ancora una volta il bene a fronte di qualcosa che mira a danneggiarlo.

  • Alcune domande per riflettere
  • Gesù scaccia un demonio che impedisce di parlare. Che cosa di buono potresti dire che può esserti impedito di esprimere? C’è qualcosa di bello che non riesci a dire al fratello o a Dio? Ti capita di dire qualche cosa che sia invece tentazione nei confronti del fratello o di Dio? quale?
  • Quale idea di partenza hai nei confronti di Dio/fratello e delle sue azioni? È buona o malvagia? Da dove proviene questa pre-disposizione/pre-comprensione?
  • Riesco a vedere nelle azioni/situazioni positive della mia vita l’azione di Dio o l’attribuisco ad altro? Considero “scontate” le cose positive che mi accadono?
  • Ho la tentazione di pensare che Satana sia più forte di Cristo, che il male vince in questo mondo? Dubito della potenza di Cristo di sconfiggere Satana? Che tipo di vittoria/sconfitta ho in mente?
  • Qual’è la mia armatura? In cosa confido se non confido in Dio?