42) Mt 12,1-8 – 19/06/24

La trasgressione

      Una volta terminato il discorso sulla generazione presente Gesù si muove e attraversa i campi. Cammina cioè per un percorso che non è una strada principale. Tanto che l’evangelista Marco dice che per farsi strada i discepoli devono strappare spighe. Matteo invece sottolineare che essi le strappano per mangiarle. Luca ha entrambe le azioni.

      Questo metaforico camminare per una strada altra da quella battuta dai più emerge anche dalla restrittiva interpretazione dei farisei che – in maniera minuziosissima – considerano l’azione dei discepoli al pari di quella della mietitura. Che di sabato è vietata. E così la bollano come trasgressione. Viene da chiedersi se può esser considerata trasgressione ogni azione che va fuori dalla consuetudine.

Lo spostamento della liceità

      La risposta di Gesù non si ferma sull’interpretazione estremamente restrittiva dell’evento. Piuttosto va alla radice del problema e menziona prima l’esempio di Davide e poi quello dei sacerdoti. Per la questione di Davide il cuore del problema è il «bisogno». Egli ha fame e mangia – e dà ai suoi – i pani dell’offerta che è lecito mangiare solo ai sacerdoti. Pertanto una situazione di necessità sposta il problema dalla liceità dell’azione – che sembra rimanere – all’opportunità di rispettarla in virtù di una necessità che è maggiore. Detto altrimenti il bisogno di mangiare di Davide in quel momento è superiore al bisogno di rispettare una norma di sacralità.

      Ma questo – e tale aggiunta è solo di Matteo – è anche dei sacerdoti. Gesù mostra acutamente che nel giorno di sabato i sacerdoti lavoravano molto di più degli altri giorni. Ma lo facevano proprio in virtù di qualcosa che la legge chiedeva loro.

Lo spirito della legge

      Da questo punto di vista Gesù non mostra solo una scala di valori, ma anche la necessità di guardare allo spirito della legge in modo tale che essa sia compresa nella sua ampiezza. Un’ampiezza che è mostrata dalla persona di Gesù, che è superiore al tempio. Se i sacerdoti fanno questo nel tempio, tanto più in presenza di chi gli è superiore. Sembra essere richiamato qui il discorso sul digiuno (9,14-17), che prende senso dalla presenza dello sposo e non da una norma astratta.

      Proprio il dibattito sul tempio e sul sacrificio prosegue la riflessione di Gesù. Che mostra come il fine non sia compiere in modo formalmente perfetto delle azioni. Ma guardare al loro fine. Che è l’uomo. Da questo la citazione di Osea 6,6, già ripresa durante il pasto a casa di Levi indica che Dio chiede un adempimento che sia innanzitutto a servizio dell’uomo. Che l’azione di sacrificare – rendere sacro, ovvero separare – è preceduta dalla ‘azione di essere misericordiosi. Cioè di avvicinarsi alle esigenze – bisogni. E finanche debolezze – degli uomini. Separare e avvicinarsi sono due azioni opposte che dicono l’errore interpretativo di costoro.

Il fine della legge

      Questo principio è completato dalla persona di Gesù. Egli è colui che è più del tempio, è il Figlio dell’uomo che ha autorità sul sabato, cioè sulla legge. Egli è il fine della legge. E mostra che fine della legge è l’uomo. E su tutti il Figlio dell’uomo.

[Sal 139,6]Stupenda per me la tua saggezza, troppo alta, e io non la comprendo.

Il Salmo è una lode alla sapienza del Signore rispetto alla quale l’uomo si pone in una condizione di inferiorità meravigliantesi. In modo particolare il salmo racconta del fatto che Dio conosce la via dell’uomo più ancora che se stesso. Da questo la richiesta di annunciargli su se stesso quello che egli di sé non conosce ancora. Rispetto al brano ascoltato il versetto 6 permette di orsi nei confronti della legge del Signore con un atteggiamento che mai esaurisce di cercarne il senso e mai lo chiude in logiche che potrebbero essere troppo umane.

Domande – Mt 12,1-8

  1. [La mia fede] ««Νοn avete letto cosa fece Davide». Gesù spiega ai farisei che la trasgressione della legge non è tale quando in ballo c’è un valore più alto. Da questo punto di vista possiamo dire che la comprensione del vangelo dipende da quello che abbiamo nel cuore. Quali sono gli elementi più importanti che considero nella legge evangelica? Se dovessi fare un elenco quali metterei prima e quali dopo?
  2. [Gli altri] «Se aveste conosciuto cosa è “misericordia voglio e non sacrificio”». Misericordia e sacrificio incarnano due movimenti opposti: vicinanza e separazione. Quanto la parola di Dio mi avvicina al fratello e quanto mi allontana da lui? In quali elementi si verifica l’uno e l’altro atteggiamento?
  3. [La prassi] «Vi dico che qui c’è [qualcosa] più grande del tempio». Gesù afferma di essere più grande del tempio. Egli è signore del sabato, ma allo stesso tempo dimostra di sottomettersi alla legge. Così ogni realtà per essere trasformata ha bisogno di essere assunta, accettata, accolta, vissuta. Quanto accetto di vivere le realtà che vanno modificate? Quanto le rifiuto limitandomi a criticarle?
  4. [Salmo 8,3] «Stupenda per me la tua saggezza, troppo alta, e io non la comprendo». Il Salmo manifesta la consapevolezza della superiore sapienza di Dio, mai veramente com-prensibile. Quanto penso di aver compreso la parola del Signore e la sua legge? Quanto questo diventa motivo di giudizio verso gli altri? Quanto mi muove ad approfondirla per scoprirne più in profondità il senso e applicarla più pienamente?