41) Lc 9, 1-9 – 20/01/2021

1.Il testo

1Chiamati insieme i dodici diede loro la potenza e l’autorità su tutti i demoni e di curare 2e li mandò ad annunciare il Regno di Dio e a guarire [gli infermi]. 3E disse verso di loro: «Non portate per la strada né bastone, né borsa, né pane, né argento, né abbiate [ciascuno] due tuniche. 4E in qualsiasi casa siate entrati, lì rimanete e da lì uscite. 5E quanti non dovessero accogliervi, uscendo da quella città scuotete la polvere dai piedi a testimonianza su di loro». 6Usciti, attraversavano le regioni evangelizzando e curando ovunque. 7Udì Erode il tetrarca tutte le cose accadute ed era incerto per il dire da parte di alcuni che Giovanni era risorto dai morti, 8da parte di altri che era apparso Elia, [di] altri ancora che era uno degli antichi profeti. 9Disse dunque Erode: «Giovanni io l’ho decapitato, chi è dunque costui del quale odo queste cose?». E cercava di vederlo.

2.Il messaggio

Il brano è diverso dagli altri, la figura di Gesù non è direttamente presente né agisce direttamente, c’è invece una sorta di mandato, di delega, di invio che vede come protagonisti i discepoli.1Chiamati insieme i dodici diede loro la potenza e l’autorità su tutti i demoni e di curare 2e li mandò ad annunciare il Regno di Dio e a guarire [gli infermi].

                Possiamo chiederci per quale motivo Gesù abbia bisogno di conferire potenza (la Forza che viene da Dio) e autorità (che viene da Gesù nell’annunciare la parola di Dio). In altri termini: perché l’annuncio non può essere semplicemente un annuncio? Che attinenza hanno i demoni e la guarigione degli infermi (che ritorna anche nel v.6: Usciti, attraversavano le regioni evangelizzando e curando ovunque)?

Innanzitutto perché il Regno di Dio non è solo espressione di una predicazione verbale, non è solo una parola umana né solo un messaggio di edificazione ma è l’azione di Dio nella storia. Quando si parla del Vangelo, la buona novella non è soltanto sostenere che il Signore ci ama o che ci sarà un premio quando raggiungeremo il Regno dei Cieli. Il Regno di Dio è invece una realtà presente nel tempo e nello spazio e, soprattutto, questa realtà cambia la nostra vita, tale cambiamento comporta la sconfitta del male.

La sconfitta del male ci viene appunto descritta come una Potenza su tutti i demoni, ovvero il poter scacciare i demoni (il male che vive e abita all’interno dell’uomo) e le malattie che sono l’espressione del male attraverso il male fisico. Pertanto, l’avanzata del Regno è una realtà che guarisce l’uomo e per guarire l’uomo c’è bisogno di questa Potenza e Autorità che sono divine, poiché i discepoli non avrebbero alcuna possibilità di avere Autorità o Potere sul male se non gli fosse data da Dio.

Per avanzare, il Regno di Dio deve essere annunciato, non possiamo semplicemente credere in Gesù, pregare a casa nostra, il Regno di Dio deve essere annunciato perché mediante questa Parola, che non è soltanto una semplice parola, esiste una comunicazione dell’azione di Dio verso gli altri, non possiamo esimerci dall’annunziare il Regno. Sbagliamo quando pensiamo che l’ascolto del Vangelo sia sufficiente, c’è bisogno di comunicare questo Regno, questa Potenza e la sua presenza, e lo si può fare solo attraverso la predicazione che ha a che fare con una Parola che viene detta, che è la Parola di Gesù.

La Parola di Gesù: Il tempo è compiuto, il Regno di Dio è vicino, convertitevi e credete al Vangelo non si ferma a tale accezione, perché Gesù dà una descrizione dei suoi inviati a partire da comportamenti che vengono strettamente richiesti. Inviare è innanzitutto una necessità: Gesù ha bisogno delle nostre bocche e delle nostre azioni perché la Parola del Regno e la sua realtà, che Gesù conferisce attraverso la sua Parola, passi a tutti. Lo potrebbe fare Lui senza dubbio, ma Gesù rispetta la catena di comunicazione umana.

Lo stesso processo di Incarnazione di Gesù comporta un rispetto della dimensione umana (tutte le azioni di Gesù, anche quando compie guarigioni o resurrezioni,  risentono di tale umanità, il più recente esempio è nel brano precedente con la risurrezione della figlia del capo della sinagoga) e questo succede anche nell’annuncio: Gesù ha bisogno, per raggiungere tutti i confini della terra , di uomini disponibili a seguirlo e portare l’annuncio.

C’è quindi un’urgenza ma c’è anche una fiducia, in quanto Gesù conferisce qualcosa che è specifico: la sua Autorità e la sua Potenza perché i discepoli facciano esattamente quello che fa Lui. Gesù non è geloso delle Sue azioni né della forza che esce da Lui, ma la dà a tutti quelli che sono chiamati e disponibili a farlo.

3E disse verso di loro: «Non portate per la strada né bastone, né borsa, né pane, né argento, né abbiate [ciascuno] due tuniche. E’ richiesta una povertà che non è fine a sé stessa, si tratta di una povertà che è libertà. Gesù, in più occasioni nel Vangelo, chiede di lasciare tutto e tutti perché chi possiede una casa è vincolato alla gestione della casa, a chi invece non possiede nulla, non si potrà chiedere niente. Si tratta di una logica di libertà che diventa una logica di gratuità perché non ci sono interessi familiari, per seguire Gesù è necessario essere liberi da ogni logica umana.

Gesù inoltre invia i discepoli non partendo da zero, ma dopo che Lui ha già fatto queste cose, per cui è verosimile che le case di cui si parla siano le case di coloro che hanno già conosciuto Gesù. Gli apostoli cioè non vengono inviati subito ma dopo un certo cammino fatto insieme a Gesù. 

4E in qualsiasi casa siate entrati, lì rimanete e da lì uscite Sarebbe interessante tracciare il percorso di crescita degli apostoli dalla chiamata all’istituzione dei dodici e all’invio per comprendere bene quali esperienze gli apostoli hanno fatto prima che Gesù decida di inviarli; queste esperienze sono per Gesù le esperienze basilari per poter poi portare l’annuncio, in quanto gli apostoli lo hanno conosciuto in maniera sufficiente per portare l’annuncio.

La casa diventa il luogo di accoglienza del predicatore che si ferma all’interno di un paese, di un villaggio, ma la casa diventa anche il luogo (e lo sappiamo perché Gesù l’ha già fatto a Cafarnao a casa di Pietro, ai banchetti nelle case dei farisei, a casa di Levi) della predicazione di Gesù che non si svolge prevalentemente nei luoghi istituzionali né con le figure istituzionali in quanto sono queste ultime che si recano da Gesù. Gesù non va a Gerusalemme a predicare nel Tempio (lo farà alla fine), ma è il clamore che gli è attorno che attira a lui gente per ascoltarlo.

Rileviamo una dimensione di capillarità del messaggio di Gesù che entra nel quotidiano delle persone: se Gesù o chi per Gesù entra nelle case, bisogna fargli spazio, non solo uno spazio fisico, la casa diventa anche il luogo dove ci si riunisce, si predica.

5E quanti non dovessero accogliervi, uscendo da quella città scuotete la povere dai piedi a testimonianza su di loro». Nella casa avviene poi la decisione degli abitanti che possono accogliere i discepoli oppure rifiutare la loro presenza, rifiutando la Parola di Gesù (gli apostoli non portano sé stessi ma portano, in quanto inviati, la Parola di Gesù). Il gesto di scuotere la polvere dai piedi è a testimonianza contro di loro, per far quanto si abbia rifiutato la Parola di Cristo, che è Parola di Dio. Le indicazioni che Gesù dà ai suoi apostoli rispecchiano la prassi, il modo di comportarsi di Gesù, il suo modo di predicare.

6Usciti, attraversavano le regioni evangelizzando e curando ovunque. La dimensione di evangelizzare e curare è ancora sottolineata, con una piccola differenza:l’annunciare il Regno diventa qui evangelizzare, che significa annunciare una buona notizia, che è appunto il Regno, che è, a sua volta, una liberazione.Il curare ovunque significa che non c’è un posto dove gli apostoli non vanno, non ci sono preclusioni, né barriere, né limiti, è diretto a tutto il popolo.

Questo produce una reazione, perché il messaggio di Gesù sembra amplificarsi tanto da arrivare fino ad Erode. 7Udì Erode il tetrarca tutte le cose accadute ed era incerto per il dire da parte di alcuni che Giovanni era risorto dai morti, 8da parte di altri che era apparso Elia, [di] altri ancora che era uno degli antichi profeti. 9Disse dunque Erode: «Giovanni io l’ho decapitato, chi è dunque costui del quale odo queste cose?». E cercava di vederlo. Erode è dubbioso, confuso, poiché lui ha ascoltato dicerie su Gesù e, avendo lui decapitato Giovanni, lo conferma e connota la sua persona. La prospettiva non è delle migliori, perché se Erode, che ha riconosciuto in Giovanni un personaggio che viene da Dio, lo ha decapitato, adesso sarà certo incuriosito, ma cercherà di vederlo per risolvere il suo dubbio: chi è dunque costui del quale odo queste cose? E’ la domanda di chi sente parlare di Gesù e sente fare in suo nome delle azioni prodigiose senza però conoscerlo di persona.

Questo implica che le azioni dei discepoli diventano strumenti dell’azioni di Gesù stesso mediante la sua potenza-autorità. Questo avviene anche oggi con i ministri del Signore i quali, pur nella loro umanità, debolezza e povertà umana, sono chiamati alla mediazione delle azioni di Cristo stesso. La difficoltà che oggi potremmo avere è la stessa di Erode: vedere Gesù attraverso i ministri, attraverso la sua azione all’interno della nostra vita, della nostra storia.

3. Alcune domande per riflettere

  • Quanto considero che la mia testimonianza nel mondo dipende dall’azione di Dio dentro di me? Quanto sono tentato di pensare che la mia testimonianza dipende prevalentemente dalla mia “bravura”?
  • Quanto sono frenato nella testimonianza dall’idea che il regno di Dio è una questione solo spirituale e dunque solo ed esclusivamente interiore?
  • Quanto sono libero dagli attaccamenti terreni (relazione con le persone, con i beni, con le mie aspirazioni/desideri, col mio lavoro) in funzione della testimonianza del Regno?
  • Qual è per me la buona novella? Cosa cura in me la buona novella?
  • Penso che dentro di me c’è veramente il desiderio di «vedere» Gesù? E perché?