101) Lc 22,39-53 – 23/11/2022

  1. Il testo

39E, uscito, si recò secondo l’abitudine presso il monte degli ulivi. Anche i discepoli lo seguirono. Avvenuto sul luogo disse loro: «Pregate per non entrare in tentazione». 41Ed egli si allontanò da loro quanto un tiro di sasso e, poste le ginocchia, pregava 42dicendo: «Padre, se vuoi porta via da me questo calice. Però non il mio volere, ma il tuo avvenga». [43Apparve a lui un angelo dal cielo dandogli forza. 44E avvenuto in agonia più assiduamente pregava. E divenne il suo sudore come gocce di sangue che cadevano a terra]. 45E sollevatosi dalla preghiera, giunto presso i discepoli li trovò che dormivano dalla tristezza. 46 E disse loro: «Perché riposate? alzáti, pregate, per non entrare in tentazione». 47Mentre ancora parlava ecco una folla e quello chiamato Giuda, uno dei Dodici, li precedeva e si avvicinò a Gesù [per] baciarlo. 48Gesù gli disse: «Giuda con un bacio consegni il figlio dell’uomo?». 49Avendo visto quelli intorno a lui ciò che stava per accadere dissero: «Signore, se colpissimo con spada?». 50E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli recise l’orecchio destro. 51Rispondendo Gesù disse: «Lasciate, basta così». E toccato l’orecchio lo guarì. 52disse allora Gesù verso quelli che erano venuti contro, sommi sacerdoti e capi delle guardie del tempio e anziani: «Come contro un brigante siete usciti con spade e bastoni? 53Mentre ero ogni giorno nel tempio non avete steso le mani su di me, ma questa è la vostra ora e l’autorità delle tenebre».

  • Il messaggio

Il brano che abbiamo ascoltato potrebbe essere definito un combattimento, agonia o ancora agone. L’agonia deriva dal greco agonìzo, che sta a significare lotta. Di fatto, tutto il brano manifesta momenti di combattimento, di scuotimento per tutti i personaggi. E’ un momento che farà entrare tutti nella prova, anche Gesù. Egli esce dal cenacolo, si reca secondo l’abitudine verso il monte degli ulivi. 39E, uscito, si recò secondo l’abitudine presso il monte degli ulivi. Anche i discepoli lo seguirono.

Avvenuto sul luogo disse loro: «Pregate per non entrare in tentazione». Gesù chiede ai suoi la preghiera per non entrare in tentazione. Si tratta di una tentazione un po’ diversa da quella vissuta dai discepoli in presenza di Gesù. Gesù sarà ora un po’ più lontano, sarà una tentazione che loro dovranno vivere da soli. Gesù è catturato e i discepoli dovrebbero cominciare a camminare da soli. Luca sottolinea, dunque, la dimensione della preghiera come strumento per superare la prova e la lotta nella quale si sta entrando. L preghiera assume una forma di compagnia per Gesù. Vegliate e pregate un’ora con me. La preghiera, dunque, ha queste due connotazioni: è uno strumento per vivere la prova, senza il quale non si combatte, perché la prova comporta un combattimento; inoltre, la preghiera è una compagnia a colui che continuamente si offre per noi. E che nella prova è con noi.

Gesù, quindi, si allontana, e tale precisazione è importante. Abbiamo infatti già incontrato Gesù che va a pregare da solo, è sua abitudine ritirarsi solo a pregare. 41Ed egli si allontanò da loro quanto un tiro di sasso e, poste le ginocchia, pregava 42dicendo: «Padre, se vuoi porta via da me questo calice. Però non il mio volere, ma il tuo avvenga». La preghiera è un combattimento dentro noi stessi. La tentazione ci pone principalmente in conflitto con noi stessi. Qui c’è la volontà che vorrebbe allontanare il Calice e la volontà di Dio. E Gesù arriva a sudare sangue in questo agone, agonia, combattimento nell’accettare la volontà dolorosa che Dio chiede. Gesù ci mostra con la Sua vita che la tentazione è innanzitutto un momento nel quale veniamo messi alla prova dentro noi stessi. La domanda è quanto spesso invece la proiettiamo fuori, sugli altri.

E dal momento in cui Gesù è solo, allora, [43Apparve a lui un angelo dal cielo dandogli forza. 44E avvenuto in agonia più assiduamente pregava. E divenne il suo sudore come gocce di sangue che cadevano a terra]. C’è differenza tra confortare e consolare, la consolazione è qualcosa di necessario e ha a che fare con un’azione di lenire la ferita, afferisce alla cura. Il consolatore è il difensore, l’avvocato, ma è anche quello che guarisce le ferite, noi tutti abbiamo bisogno di consolatori, tanto è vero che Gesù quando se ne va ne manda un altro, lo Spirito Paraclito Consolatore. In questo caso, tuttavia, non è tanto una consolazione ma è un conforto, l’angelo dà forza a Gesù, Dio dà forza per vivere la Sua volontà, non sottrae la Sua volontà, ma dà la forza per vivere la Sua volontà. Quindi è evidente che questa forza deve aiutarci a vincerci, nell’interno. Questo è il combattimento, questa è la tentazione. Ci sono delle cose che non vogliamo fare, ma che per camminare sono necessarie.

Anche i discepoli sono nel combattimento, ma preferiscono dormire. 45E sollevatosi dalla preghiera, giunto presso i discepoli li trovò che dormivano dalla tristezza. Il sonno è una scelta cosciente di vivere il problema in modo non cosciente. Ci sono tanti modi per vivere il sonno, sono tutte le forme di anestetizzazione dalla realtà che sono il cibo, il denaro, le ubriacature, la droga, il sonno, tutte le cose che servono a non farci pensare a quello che è il problema. Blaise Pascal le chiamava divertissement, distrazione, quello che ci distrae dal problema che non vorremmo vedere. La tristezza è questo: l’essere vinti da qualcosa che ci soverchia.

46 E disse loro: «Perché riposate? alzáti, pregate, per non entrare in tentazione» Gesù esorta a pregare in una posizione che ci aiuti a vivere la presenza di Dio rispetto alla quale noi ci rivolgiamo. Luca tiene a sottolineare che la tristezza li ha vinti. Per cui ci conferma nell’idea che per loro capire è faticoso, accettare le cose è difficile perchè non le vediamo, o meglio non le vogliamo vedere. Gesù invece ha una grandissima lucidità.

47Mentre ancora parlava ecco una folla e quello chiamato Giuda, uno dei Dodici, li precedeva e si avvicinò a Gesù [per] baciarlo. 48Gesù gli disse: «Giuda con un bacio consegni il figlio dell’uomo?». Giuda capeggia, precede una folla e utilizza il bacio (strumento di affetto più significativo) per indicare agli altri chi è Gesù, per consegnarlo. E’ il massimo dell’ipocrisia, il massimo della falsità utilizzare un’azione di affetto e comunione, di bene, come uno strumento di tradimento, consegna, morte. Il volto di Gesù morente sulla croce sembra  la conseguenza del bacio mortifero che gli dà Giuda. Il volto morto di Cristo è l’espressione di questa ipocrisia. A tutto questo Gesù non protesta, non si ribella, e il fatto che Lui non abbia una ribellione gli permette di essere lucidissimo. La ribellione, infatti, è sempre un pò manipolativa, ribellandosi si pretende che la situazione alla quale ci si ribella tenda a modificarsi. Gesù non fa niente di tutto questo e pone a Giuda solo una domanda alla quale non risponde.

A questo punto quella che è la frase di Gesù appare ai discepoli come una richiesta di aiuto: 49Avendo visto quelli intorno a lui ciò che stava per accadere dissero: «Signore, se colpissimo con spada?». 50E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli recise l’orecchio destro. 1Rispondendo Gesù disse: «Lasciate, basta così». E toccato l’orecchio lo guarì. Non è questo il modo di combattere, non è con le spade, non è con l’aggressione che si combatte l’agone, la battaglia della fede. Gesù chiede la preghiera, non chiede la spada.

Guarito dunque l’orecchio, parla finalmente verso i suoi nemici (sommi sacerdoti, capi delle guardie e anziani): 52disse allora Gesù verso quelli che erano venuti contro, sommi sacerdoti e capi delle guardie del tempio e anziani: «Come contro un brigante siete usciti con spade e bastoni? 53Mentre ero ogni giorno nel tempio non avete steso le mani su di me, ma questa è la vostra ora e l’autorità delle tenebre». Gli aggettivi «brigante» e «ladro» sono gli stessi utilizzati da Gesù nell’episodio della purificazione del Tempio. Con queste ultime parole Egli riconosce che in questo momento il male ha preso il sopravvento, indicandolo con un termine, exousìa, autorità, che tante volte lo aveva connotato.

Questo momento, dunque, è delle tenebre che esercitano la loro autorità e Gesù la denuncia, non la contesta. Le parole di Gesù infatti manifestano una enorme lucidità perchè non c’è protesta né ribellione, c’è una denuncia, una descrizione. Gesù accetta l’esistenza di questa ora e la vive secondo la modalità che il Padre gli ha chiesto. Questo è il cuore dell’insegnamento di Gesù, il più profondo insegnamento del Vangelo parte da questo momento, come Gesù vive la contraddizione del male che arriva fin contro di Lui. Il più grande e profondo insegnamento di Gesù rimane quello della passione che ha alle spalle tutto il resto, ma è la parte più importante.

  • Alcune domande per riflettere
  • [La mia fede] Con Gesù anche il discepolo entra nella prova. Non c’è modo di evitare questo passaggio necessario. La preghiera è simultaneamente «arma» per vivere la prova e compagnia a Gesù nel suo momento del bisogno. che significato ha la preghiera nella mia vita? quando vi ricorro? a cosa la associo quando penso a lei?
  • [Gli altri] La prova/tentazione ha la forma di un combattimento. In esso si è tentati di fuggire dalla strettoia di se stessi. Si combatte infatti innanzitutto dentro di sé e contro una parte di sé. Gesù accetta questa faticosa lotta, affidandosi alla volontà del Padre. I discepoli la rifiutano o ne rifiutano le modalità evangeliche preferendo dormire o estrarre la spada. Quanto percepisco le prove della vita come richiesta a rinuncia a me stesso/offerta a Dio e quanto come semplice prepotenza altrui?
  • [La prassi] La lucidità con la quale Gesù denuncia la malvagia ipocrisia dei suoi nemici è impressionante. Egli è capace di leggere tutto in ottica della presenza/assenza di Dio. E di comprendere che il momento è il «tempo» e «l’autorità delle tenebre». Rispetto a questo non vi è ombra in lui di ribellione. Ed è proprio questa mancanza di ribellione che permette questa lettura. Quanto è presente nella mia vita la ribellione a ciò che mi appare ingiusto? Che c’entra Dio con questa ribellione?