100) Lc 22, 31-38 – 23/11/2022

  1. Il testo

       31«Simone Simone, ecco Satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano. 32Io, però ho pregato per te affinché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli». 33Gli disse Pietro: «Signore con te sono pronto anche ad andare in prigione e alla morte». 34Quegli disse: «Ti dico, Pietro, che non canterà una volta il gallo che tre volte avrai negato di conoscermi». 35E disse loro: «Quando vi ho mandato senza mantello e bisaccia e sandali, forse vi è mancato qualcosa?». Gli dissero: «Niente». 36Disse loro: «Ma ora chi ha una bisaccia la prenda. Allo stesso modo anche un mantello, e chi non ha una spada venda il suo mantello e ne compri una. 37Dico infatti a voi che è necessario che questo che è scritto si compia in me “e con i senza legge è stato annoverato”. E infatti ciò che riguarda me ha compimento. 38Quelli dissero: «Signore, ecco qui due spade». Ma quegli disse: «È sufficiente!».

  • Il messaggio

       E’ innanzitutto opportuno ripercorrere le tappe dell’ultima cena perché nel brano odierno si legge l’ultima parte. Innanzitutto, Gesù comunica se stesso ai discepoli; in seguito, annuncia che qualcuno lo tradirà (tutti cominciano a chiedersi chi tra loro sarà, e finiscono con il ragionare chi sarà il più importante); nell’ultima parte, Gesù annuncia il tradimento di Pietro e di tutti gli altri.

       In apertura del brano, infatti, Gesù chiama per nome Pietro: 31«Simone Simone. Si tratta del nome originario di Pietro, chiamato così quando viene inviato da Gesù. Cambiare nome infatti significa assegnare una missione, e il fatto che lo abbia chiamato con il suo nome originario significa che si sta facendo un passo indietro rispetto al senso della missione.

       Ecco Satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano. Sarebbe bello che si acquisisse una sensibilità alle parole. Nel dire «Vi», l’intento è indicare più persone, non solo Pietro. «Vagliare il grano» significa dividere la pula dal chicco, quindi purificare; Satana ha una funzione, chiamata tentazione o anche prova. La prova è la verifica di chi siamo veramente. Noi siamo abituati a pensare alla tentazione come ad un gradino da superare, ma anche questa è una verifica, ci dice chi siamo veramente, senza di essa non potremmo saperlo.

       32Io, però ho pregato per te affinché la tua fede non venga meno. La prova mette in gioco la fede, perché la prova ha un solo scopo: misurare il rapporto con Gesù e con Dio. Ci sono tante prove nella nostra vita, ma la prova per eccellenza è la verifica del rapporto con Dio. In secondo luogo, è opportuno chiedersi perché Gesù non prega per i discepoli ma solo per Pietro. L’azione di Gesù non esclude gli altri ma richiede una collaborazione: E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli». Il primo verbo «convertirsi» (in greco epistréfo) indica l’azione di girarsi verso Gesù; cadere nella fede è essere rivolti verso qualche altra cosa. Ciò che viene richiesto a Pietro è di volgersi veramente verso Gesù. Egli infatti ha davanti Gesù, ma non è veramente rivolto a Gesù. «Confermare i fratelli» significa dare una base solida: Gesù utilizza la collaborazione come forma di costruzione della Sua Chiesa (Cfr. Mt 16, 13: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa).

       Abbiamo bisogno di sapere che nell’esercizio della fede ognuno ha un po’ di responsabilità nei confronti dell’altro. Secondo questo ragionamento, Gesù prega per Pietro e prega per tutti, evidentemente, tuttavia Pietro ha la funzione di aiutare i fratelli nella fede e questa funzione è necessaria perché la Chiesa si realizzi.

       Pietro però non accetta la Parola di Gesù, perché pensa di avere una fede forte, si ritiene infallibilmente fedele, e non contempla la possibilità di fallire: 33Gli disse Pietro: «Signore con te sono pronto anche ad andare in prigione e alla morte». Pietro non è ancora trasparente alla Parola di Gesù, è pieno della sua idea. Tuttavia, la Parola ha una caratteristica: lo mette a nudo, lo spoglia di tutti quelli che sono i suoi pensieri e convinzioni, gli mostra chi è.  Infatti Gesù dice: 34Quegli disse: «Ti dico, Pietro, che non canterà una volta il gallo che tre volte avrai negato di conoscermi». Questa è una grande fatica, anche se Gesù glielo ha già detto, quando si è consegnato nell’ultima cena. Purtroppo però è ancora più importante quello che pensa Pietro rispetto a quello che gli dice Gesù.

       Dopo queste parole si entra nella prova. Entrano nella prova tutti, indistintamente: 35E disse loro: «Quando vi ho mandato senza mantello e bisaccia e sandali, forse vi è mancato qualcosa?». Gli dissero: «Niente». 36Disse loro: «Ma ora chi ha una bisaccia la prenda. Allo stesso modo anche un mantello, e chi non ha una spada venda il suo mantello e ne compri una. Tali parole possono significare che tutto quello che Gesù sta dicendo è simbolico, in realtà per cogliere il senso di queste parole dobbiamo rifarci a Lc 10, 1-20: quando andate a predicare non portate la bisaccia, non portate due sandali, non portate due mantelli, non portate la spada, ma soltanto quello che vi serve…e basta. Si è in una condizione di fame, carestia, freddo, aggressione; il che non significa, tuttavia, che ci vuole una spada, Gesù sta dicendo ai Suoi discepoli che mentre prima c’era il Maestro che difendeva, che faceva i miracoli, che predicava e le folle erano contente, adesso, questo Maestro sarà condannato, annoverato tra i senza legge; i discepoli, quindi, si troveranno senza la difesa. Questo però è il solo modo per capire quanto uno è effettivamente discepolo. È questo il “vagliare”: quando si è privati della protezione. Ad esempio, quando il bimbo cammina con la mano della mamma e il papà non cade. Ma quando il bimbo fa veramente esperienza di saper camminare? Quando gli viene lasciata la mano, quando lo si mette nelle condizioni di camminare da solo. In questo momento sta accadendo la stessa cosa: Gesù viene sottratto e i discepoli entrano nella prova, vengono “vagliati” nella loro fede.

       Non è difficile avere fede quando il Maestro fa miracoli e tutti applaudono. È tuttavia difficile avere fede quando il Maestro viene condannato e crocifisso e si continua a stare dalla Sua parte. Questa è fede.

       Il brano continua: 37 Dico infatti a voi che è necessario che questo che è scritto si compia in me “e con i senza legge è stato annoverato”. E infatti ciò che riguarda me ha compimento. La Fede ci dovrebbe portare a dire che, nonostante gli altri lo considerino empio, Gesù è giusto e ha ragione. Quello che Gesù in questo momento sta dicendo si riferisce all’essere vagliati, selezionati, purificati da tutto quello che non è fede. Ciò ha a che fare con il piano di Dio. Finanche l’azione di Satana del “vagliare”, finanche questa condanna di Gesù come empio, ha a che fare con la Parola di Dio che si sta compiendo in Gesù.

       In conclusione, quella che sembra la vittoria del nemico, del demonio, in realtà è un passaggio necessario previsto dalla scrittura.

       38Quelli dissero: «Signore, ecco qui due spade». I discepoli tuttavia non hanno capito. Comprende soltanto chi ha una sintonia di fede con le Parole del Mastro. Tutte le volte, infatti, che ci mettiamo del nostro non funziona. Quando si ascolta la Parola del Vangelo e non la si capisce, non dobbiamo metterci del nostro. Fermiamoci, piuttosto, su quella Parola e accettiamo anche il fatto di non capirla. Anche se questo potrebbe rivelarsi frustrante.

       L’obiettivo non è capire, ma portare nel cuore. La lectio divina non è, primariamente, capire la Parola, ma portarla nel cuore anche se dovessimo non capirla. E’ qualcosa con cui accompagnarsi.

3.Alcune domande per riflettere

  • [La mia fede] Gesù annuncia alla fine della cena anche il tradimento degli altri discepoli. Un annuncio inaspettato al quale Pietro risponde ribellandosi. In buona fede, ma sempre ribellandosi. La Parola di Gesù ci mette a nudo: mostra degli aspetti di noi sconosciuti. O che non vogliamo conoscere. Quanto ho paura di vedere questi aspetti e quanto cerco la Parola per scoprirli? Quanto temo di essere sconfessato dalla Parola? Quanto penso di essere infallibile e quanto pretendo dagli altri l’infallibilità?
  • [Gli altri] Gesù prega per Pietro perché possa superare la prova di fede. Sarà questi a dover confermare i fratelli. Quanto sono consapevole della mia responsabilità verso l’altro? Quanto facilmente l’idea di Dio che pensa a tutti scarica la mia responsabilità? Quanto riflesso sul fatto che Gesù stesso ha voluto usare la corresponsabilità fraterna come uno degli elementi di coesione della sua Chiesa?
  • [La prassi] Con queste ultime parole Gesù entra nella prova. E con lui i discepoli. È una situazione che mette le parole/persona di Gesù in minoranza, che le/lo rende “non-convenienti” per chi le segue. Per questo è prova: perché crea una condizione che fa emergere chi crede per davvero. Chi cioè è convinto che quelle parole – quella persona – siano verità anche quanto tutto intorno dice il contrario. E le difende: lo difende. Quali prove di fede ha vito la mia vita: riesco a identificarle? Come ho risposto ad esse? Cosa dicono esse della mia fede… della mia storia? Cosa chiedo a Gesù rispetto ad esse?